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Pedalando il mondo

di Paolo Ariete

“Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati” “Dove andiamo?” “Non lo so, ma dobbiamo andare “. (Jack Kerouac, On the Road)

Prendere la bici e partire. Per dove? Già, per dove … E’ lo spirito  “On the Road” che anima una coppia di fidanzati, Thipaine, parigina, e Marco, napoletano, due ragazzi che hanno deciso di andare là dove li porta il cuore, a caccia del mondo. Senza un perché vero, spinti dalla voglia e dalla certezza che insieme, possono fare qualsiasi cosa, affrontare qualsiasi avventura.

Tiphaine

Tiphaine

Perché? “La verità è che non c’è un perché – raccontano- c’è solo una grande voglia che ci è cresciuta dentro. Vogliamo scoprire il mondo, mescolarci tra la gente, osservare modelli di vita diversi da quelli che abbiamo appreso. La frenesia, le ansie, le contraddizioni di una società capitalista che sottrae tempo al sé, all’otium, ci spinge a rallentare, a cercare ritmi più vicini alla natura, a noi stessi. Durante il nostro viaggio visiteremo, ove possibile, realtà che sperimentano già tutto ciò: fattorie biologiche della rete wwoof, ecovillaggi, progetti di permacultura, comuni virtuosi, villaggi agresti, di nomadi, di pastori… dal vecchio Continente alle immense steppe dell’Asia.”

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Marco

Sagittario lui, ama l’avventura. Dell’Ariete lei, ama la libertà. Due ragazzi semplici ma, soprattutto, e viene facile la battuta, in gamba visto che dovranno pedalare e pedalare. La scelta della bici è stata del tutto naturale. “E’ il mezzo a propulsione umana per eccellenza – dice Marco- non ha impatto negativo sull’ambiente e ci consente di avanzare a ritmi sufficientemente lenti (per questo siamo cyclolenti) per osservarci intorno ed entrare in contatto con le persone che incontreremo lungo il tragitto. E questa loro ciclo avventura non ha messaggi particolari da lanciare se non quello di dimostrare a loro stessi che bisogna sempre seguire gli slanci ed i desideri, senza fare troppi calcoli. “Un proverbio africano dice Thipaine- recita così: “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa”.

Bici+Tenda

Due bici e una tenda

Noi non siamo né ricchi e nè degli sportivi. Ma siamo dei sognatori. E vogliamo essere noi stessi e andare per la nostra strada.”  E gli fa eco Marco. “Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi” diceva un poeta. Bene, credo che il mio risveglio sia iniziato nell’estate del 2012 quando l’azienda per la quale lavoravo, dismettendo un suo ramo, ha licenziato tutti coloro che vi lavoravano. Questo evento traumatico mi ha fornito la grande opportunità di fermarmi, quindi riflettere e dare una nuova direzione alla mia vita. Ho iniziato a viaggiare e a fare esperienze: mi si è aperto un nuovo mondo, un nuovo modello di vita. Ho capito che esistono delle valide alternative a ciò che la società di oggi ci propone. Oggi vedo tutto da un’altra prospettiva. E’ come se avessi sbirciato al di là del muretto e avessi scoperto che ci sono delle cose meravigliose: ora scavalcarlo sarà il prossimo passo. Ho finalmente iniziato a vivere la vita che voglio, piuttosto che quella che avrei dovuto. Se c’è una cosa che ho capito da tutto ciò è che quello che accade dentro di noi accade anche fuori di noi…

Parliamo delle vostre compagne di viaggio, le biciclette.  Profondamente diverse una dall’altra, perché?

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Blanquette, la bici reclinata

“Perché abbiamo adattato la bici alle nostre esigenze.  Io – dice Marco- ho scelto Blanquette,   una bici reclinata o più comunemente chiamata recumbent, in inglese. Si tratta di bici che si differenzia da quelle “classiche” in quanto la pedalata è orizzontale. Ed è proprio questa la sua caratteristica principale. Il fatto di essere sdraiati comporta due grandi vantaggi. Il primo in assoluto è la comodità: è proprio come se si fosse seduti su una poltrona, quindi addio mal di schiena, polsi e chiappe dolenti. Inoltre la posizione di guida conferisce un vantaggio aerodinamico non indifferente, guadagnando quindi anche in velocità. Di contro, le salite, risulteranno, le prime volte, più dure, perché non è possibile pedalare in piedi e sfruttare il peso del proprio corpo. Col tempo, però, e soprattutto con parecchi chilometri nelle gambe si dovrebbe superare anche questa difficoltà.”

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Bibine, bicicletta categoria Expedition

“Per me invece – ribatte Thipaine-  Bibine, una bici tradizionale, prodotta da una casa tedesca ed è noto che quando i tedeschi fanno qualcosa la fanno molto bene. La TX400 è pensata in ogni dettaglio: robusta ed affidabile si colloca nella categoria “Expedition” e possiede caratteristiche e alcuni accessori di serie molto apprezzati da un cicloturista,  come la Dynamo nel mozzo, pneumatici Swalbe Marathon   portapacchi anteriore e posteriore della Tubus, cambio con 30 marce per affrontare ogni tipo di salita, freni idraulici Magura, telaio in acciaio per essere riparato, eventualmente, ovunque nel mondo e infine doppio porta borraccia. Insomma la mia è una bici affidabile e “accessoriata”…”

L’avventura di Thipaine e Marco potrà essere seguita su http://cyclolenti.weebly.com/, si potrà sapere dove si trovano i due ragazzi, che cosa è successo, un diario di bordo. Si potrà sostenere anche il loro ciclogiro del mondo, in varie forme….

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