Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi

Giuseppe Crimaldi, 54 anni, giornalista, scrive di cronaca nera e giudiziaria per Il Mattino. Autore del volume "Napoli è servita" e coautore dei libri "Il Casalese", "Al mio Paese - Sette vizi, una sola Italia" e "Mafie". Dirige il sito della Federazione delle associazioni italiane antiracket la rivista online "Lineadiretta". Collabora come docente al Master di Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa.

Morire a Napoli   
 Quanto vale una vita a Scampia o al rione Traiano? Le mani della camorra sulla città           
di Giuseppe Crimaldi

Morire a Napoli

di Giuseppe Crimaldi

La madre di un diciassettenne del Rione Traiano, e con lei tutte le prefiche del buonismo e della legalità alla pummarola color rosso sangue, adesso chiede giustizia per suo figlio. “Giustizia” invoca la gente che popola una delle tante enclaves che sbandierano un giorno sì e l’altro pure al mondo intero la Malanapoli di cui c’è da vergognarsi.

NAPOLI - DA CIRO FUSCO

Davide Bifolco, il 17enne morto al rione Traiano

Un carabiniere in servizio ha sparato un colpo ammazzando un ragazzo che non si era fermato all’alt del posto di blocco. Pagina di cronaca nera bruttissima che ripropone un dilemma antico e attualissimo: quando ci si siede a tavola è meglio mangiare prima la pasta e poi la fetta di carne, o piuttosto vogliamo provare a mettere “‘a carne a coppa e ‘e maccarun ‘asott?”.

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Morte ai Quartieri

Figli di un dio minore – ma non per questo migliore – i ragazzi delle periferie e dei quartieri ammorbati dal fetore della camorra tornano a essere protagonisti di un fatto di sangue. Un giorno al di qua, l’atro al di là della barricata, nel sempiterno gioco tutto partenopeo delle guardie e ladri. Il fetore della camorra aleggia ovunque, ormai. Già, la camorra. Che cos’è la camorra, se non un concetto astratto e concreto, un’applicazione “culturale” che arricchisce avvocati, criminologi, scrittori, un tatuaggio di troppo, una pistola giocattolo nella cintura dei jeans sempre a portata di mano, un tiro di cocaina sporca di mannite e polvere di marmo, un sopruso, un’aggressione, il sangue che puzza sul marciapiedi dove giace il corpo senza vita della vittima di turno, l’estorsione accettata da una casa cinematografica che in nome di Gomorra si fa complice dei boss, il predicare bene e razzolare male, i 40 bossoli di kalashnikov sparati impunemente a San Giovanni a Teduccio per marcare il territorio – sì, per “marcarlo” proprio come fa il leone nella savana col suo piscio per allontanare i concorrenti – gli sputi addosso a chi porta una divisa che poi rappresenta lo Stato?

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Che cos’è la camorra? Se ne parla dal 1600: prima, ma molto prima di quanto non si faccia della mafia o della ‘ndrangheta. Parlano, parlano. Scrivono, scrivono. Analizzano. Giudicano. E poi non cambia niente. Napoli non è poi così lontana da Falluja. O da Tripoli, Libia. A Timbuctu come a Tirana si vive meglio. Nell’ultima periferia balcanica forse questo non accade. Invece succede qui, e noi assistiamo, registriamo, denunciamo. In preda a bande criminali che scempiano carni già putrefatte Napoli si accartoccia nel delirio del giorno dopo. E forse c’è meno analfabetismo e più rispetto per chi rappresenta la legge. Al Rione Traiano è successo che un carabiniere del radiomobile ha premuto il grilletto (dice accidentalmente) dopo aver fermato tre ragazzini al Rione Traiano che invece di fermarsi all’alt erano scappati. Tra quei tre c’era un latitante in fuga. Un criminale, un rapinatore ricercato per rapina, che poi è quello riuscito a fuggire.

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Andateci, alle tre di notte, al Rione Traiano. E provate a farlo indossando una divisa. Oppure provate a travestirvi da poliziotti e permettetevi di fare un posto di controllo nel Rione Sanità, o a Ponticelli, o a Scampia. Quali che siano le determinazioni della Procura sul gravissimo fatto, e considerando che è giusto procedere in sede giudiziaria nei confronti di chi uccide un essere umano, qui però c’è da fare chiarezza. L’emotività lasciatela alle prefiche buoniste, a quanti troverete sempre in prima linea sul fronte del giustizialismo a buon mercato, ai pacifisti a senso unico, ai No Tav che in nome di una giusta causa saltano le linee e si mettono dalla parte del torto.

Se la memoria si fa sempre più corta, la deriva dei continenti no, quella procede speditamente. Napoli su questo resta capofila: si avvicina sempre più all’Africa più derelitta, a quel concetto di luogo senza più regole né rispetto per la convivenza civile. Un mattatoio in salsa balcanica. Sarà un’indagine a dire chi ha fatto cosa, nella notte tra giovedì e venerdì della prima settimana di settembre a Napoli.

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Scampia

Intanto esaminiamo alcuni episodi che si sono succeduti dall’inizio dell’anno. 6 gennaio 2014: in un conflitto a fuoco vengono feriti due poliziotti (uno in maniera grave) mentre inseguono tre ragazzi poco più che 18enni. I tre sono banditi che hanno messo a segno poco prima una rapina su via Marina. Tralasciamo la lunga scia di violenze e di agguati che dopo quella data si sono susseguiti, e arriviamo al 28 giugno: un ragazzino che si è messo in testa di fare il boss – ha appena 18 anni ed è il fratello del giovane che si fece scudo di Annalisa Durante esponendola ai proiettili dei sicari che l’ammazzano – uno che porta un nome e cognome che evoca fantasmi del passato, non esita a estrarre la calibro 9 e a sparare su una pattuglia di Falchi che perlustrano Forcella. In quel caso la dea bendata c’è e assiste i due agenti, illesi.

Massimo Castellano, ucciso a Forcella

Massimo Castellano, ucciso a Forcella

 

Quel “moccoso” si chiama Luigi Giuliano, è nipote dell’omonimo ex boss di Forcella oggi pentito, e poco dopo si costituirà. Poi ci sono gli episodi di microcriminalità. Dal 20 al 26 agosto a Napoli ben quattro turisti (una statunitense, una russa, una ucraina e un giapponese) vengono aggrediti e rapinati o scippati in piano centro. Il giapponese viene anche ferito a coltellate. Vedi Napoli e poi – quando non muori – te ne scappi. Il due settembre tocca a San Giovanni a Teduccio. Raid armato per le vie del quartiere. Un commando di camorristi, presumibilmente affiliati al clan Formicola-Rinaldi, in lotta aperta con quel che resta dei Mazzarella, lascia sul selciato qualcosa come 40 bossoli di kalashnikov. Il tutto avviene alle tre del pomeriggio. Non ci scappa il morto innocente solo per caso. Poco più in là, a luglio, a Portici la pelle ce l’aveva rimessa un pensionato ferito a morte nel corso di un tentativo di rapina commesso da due giovanissimi che volevano i soldi di un commerciante. Così si muore a Napoli. Alla fine del 2013 a Napoli e in provincia si contarono 43 morti ammazzati. Siamo a settembre, mancano ancora tre mesi alla fine del 2014 e gli omicidi sono – ad oggi – 45. Complimenti a tutti.

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4 pensieri su “Morire a Napoli

  1. Stefano L

    Sono convinto che a Napoli, come in qualsiasi altra città del mondo, l’illegalità realmente presente sia frutto di un bilancio tra ciò che viene concesso dallo stato e la massa di persone disposta a compiere illegalità per arricchirsi. Questo equilibrio in buona sostanza é stabilito dalla pressione esercitata dalla legalità, su ciò che le questure decidono di lasciar passare al filtro dei suoi uomini in strada. Non basta un singolo posto di blocco nel rione Traiano per cambiare la percezione dell’abitante della zona su cosa é lecito fare e cosa no, e non basta nemmeno un posto di blocco che ferma solo il cittadino con la faccia pulita per far comprendere alla massa cosa accade se non si rispettano le regole. L’equilibrio in alcune zone della città é del tutto spostato dal lato dell’illegalità. Non siamo ipocriti, se da domani venissero fatti veri posti di blocco nei quartieri dell’illegalità, con costanza e coraggio, allora questi quartieri darebbero almeno la percezione di essere aree di normalità, non ci sarebbero più simili episodi. Non ci sarebbero più i buonisti e nemmeno i colpevolisti, sarebbe una città normale.

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  2. Giuseppe

    Stare affacciati ai balconi e osservare passivamente tutto ciò che accade di negativo , porta ai risultati attuali. Disoccupazione,miseria e criminalità. Bisogna smetterla di mettere la testa sotto la sabbia e far finta di niente.Bisogna smettere di votare politici per una pizza .Bisogna smetterla di appoggiare il malaffare per garantirsi piccoli privilegi.Dobbiamo premiare il merito ,la rettitudine. Ci vogliono idee per sviluppare programmi di lavoro vero,non assistenzialismo!

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  3. mariarosaria

    non giustifica nulla la morte di un ragazzo accidentalmente….togliete la camorra cosi i nostri figli crescono sicuri, rafozzate i blocchi x i pesci piu grandi e far si che quelli piccoli svaniscono…

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  4. Aaa

    Ç’È un posto dove si spaccia,la volante passa, le sentinella avvisano e loro si mettono in moto per far scomparire tutto,se si ferma la volante per i poliziotti e già tardii.
    La volante ripassa, si ripete la stessa scena..sembra che si studiano a vicenda.Vedo la stessa scena ripetersi ogni ora. La domanda è; ma perche non fanno un posto di blocco proprio li ? Il pesce grosso non lo prendi ma intanto un negozio lo chiudi.

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