Carlotta D'Amato

Carlotta D'Amato

Consulente legale in aziende italiane ed internazionali, ha scritto numerosi articoli in materia di diritto. Le sue passioni sono politica, cultura, moda.

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Te la do io Londra

 di Carlotta D’Amato

 Venticinque anni fa Margaret Thatcher, la Lady di Ferro, con il suo triplice “No!” sancì in quale modo e a quali condizioni l’Inghilterra intendeva aderire all’Unione europea. Il mantenimento della sterlina, niente euro, ed il conseguimento di alcune libertà – chiamate “clausole di esclusione” – nei confronti di Bruxelles rispetto agli altri Stati membri. L’Inghilterra è Londra. Siamo andati a vedere come si vive nel terzo millennio nella Capitale Stato.

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Luna e Tamigi illuminano la City

Londra è la città che vanta il maggior numero di razze, in un mix che, a volte, è addirittura sorprendente. Si parlano tutte le lingue, un mosaico di mondo. Londra si attesta come centro economico, culturale, come capitale della finanza mondiale: è la cassaforte dell’Occidente e dell’Oriente, è il paradiso fiscale di ricconi europei ed arabi.

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Londra, vista dallo Skybar

Londra è una megacittà che non riposa mai, in eterno movimento ed attenta a stare sempre al passo con i tempi. Anzi, di solito, a precederli addirittura. Nel settecento, un detto popolare inglese recitava “The world is your oyster and London is the pearl”. Oggi, dopo più di trecento anni, la situazione non è cambiata.

Guardandola con gli occhi di chi la vede per la prima volta, Londra appare una città magica. Un’architettura inconfondibile che non ha nulla che ricordi le grandi capitali europee, Roma, Parigi, Madrid; un’aria cupa ma energica, uno spirito che ha ancora tanto degli anni ’70 e del Brit Pop ma che non disdegna la modernità pur conservando intatte le sue origini. Un fiume che la attraversa, lungo e torbido, sul quale si distendono ponti uno diverso dall’altro e il cielo, quasi sempre grigio e fumoso, come la tradizione vuole, è squarciato dalle grandi costruzioni, dai grattacieli della City finanziaria e Bancaria, dalle luci di Canary Wharf, dalla geometria tagliente dello Shard di Renzo Piano.

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Harrods

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Piccadilly

Londra, in questo, ha un fascino incredibile. Non conosco nessuno che non si sia fatto catturare dalla sua essenza, almeno per un attimo; che si cammini per Regent Street o per il mercato (da poco riaperto) di Camden Town, tutti si sentono un po’ Londoners, rapiti dalla disinvoltura con cui le persone portano creste e tatuaggi, e ci si accorge che qui, il punk, non è mai morto.

Ogni anno, 500.000 nostri connazionali, con la scusa  “vado a Londra ad imparare l’inglese” lasciano l’Italia per tentare “fortuna”. Ma la verità è che fondamentalmente ci si va per lavorare, o meglio, per fare quei lavori che lì si trovano facilmente e che qui non ci si sarebbe mai neppure sognati di fare. Ma come si va, alla fine, così si torna. Londra è una città crudele che non ti risparmia nulla. Devi lavorare il doppio per guadagnare il giusto, facendo però i conti con il costo della vita che ti consente la sopravvivenza, considerando i costi dei trasporti e soprattutto degli affitti, quasi tre volte quelli italiani.

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Londra, è una città che offre tanto e che pretende tanto. E bisogna tener conto che i tempi anche sono cambiati, complice da una parte la crisi economica che non ha certo risparmiato l’Inghilterra e, dall’altro, un mercato del lavoro oramai saturo dove l’offerta è nettamente superiore alla domanda e la competizione è alle stelle.

“La Londra di adesso non è più quella di dieci anni fa”, è la frase che, qualsiasi persona che risieda lì, da più di un decennio, ti dice appena le chiedi come sia cambiata la città e se, almeno lì, sia rimasta una speranza per quanti hanno voglia di rifarsi una vita e di lasciare il proprio paese. Certo è che forse è l’ultimo avamposto della meritocrazia, ma a che prezzo? Esiste davvero il “mito di Londra” o è solo il retaggio della cultura anni ’90, quando “la sterlina valeva tre volte di più della lira” e si veniva catapultati in un mondo si occidentale ma talmente avanti da sembrare il futuro, una combinazione tra la precisione svizzera, l’austerità tedesca e la fantasia carioca?

Personalmente amo Londra a tal punto da sentirmici, come a casa.  Vi ho trascorso parte della mia vita e momenti più che felici, non posso che esserne perdutamente innamorata. Negli anni, ho acquisito ormai quasi lo status di londinese. Infatti, il mio rapporto con la città è viscerale, passionale. Sono londinese una volta al mese da anni, luogo dove mi rifugio e dove non mi stanco mai di andare.

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Big Ben

Partiamo dall’inizio. Londra non è oggettivamente una bella città; non ha i monumenti di Roma, la bellezza di Parigi, l’atmosfera solare di Madrid; ma ha una fortissima carica magnetica che la rende unica, un’atmosfera che non si ritrova che lì.

Londra è vita; è vita ovunque. E’ viva per le strade, dove si riversano ogni giorno e costantemente centinaia di migliaia di persone, turisti e non; è viva per la sua cultura, musical, teatri, cinema, musei, mostre, concerti, avvenimenti mondani quanti non ne abbiamo qui in anno, lì si concentrano in una settimana; è viva perché la gente lo è. In perenne fermento, in costante movimento, non ci si ferma mai. Chiudono negozi, ne aprono degli altri, demoliscono e costruiscono palazzi nel giro di un mese così che ti trovi a girare in pieno centro e dove, poco prima c’era un condominio, adesso c’è un centro commerciale.

E poi, la mondanità; messi al bando Harrods e Madame Tussauds, la vera Londra, quella non turistica, è fatta da ristoranti d’elite, mercati nascosti, menù etnici, brunch che non trovi sulla guida Lonely Planet. E’ la Londra dell’integrazione razziale (ma non troppo), dei club dove si ascolta il jazz o dove i deejay suonano ancora i vinili.

Ed è questa la Londra di cui vi parlerò, la Londra vista con i miei occhi, percorsa in lungo ed in largo a piedi. In cinque parole: la Londra del mio cuore.

(1.Continua)

 

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2 pensieri su “Te la do io Londra

  1. Margherita bove

    Splendido articolo,hai vissuto Londra con lo stesso amore che io porto per P arigi,hai saputo descrivere così’ bene luoghi ed emozioni che solo dopo averti letta penso rinuncerò’ ad un viaggio aParigi per Londra.Mi auguro che scriverai ancora.La prossima volta firma l’ art.Congratulazioni.Margherita

    Replica

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