sarri-empoli-

Da Mazzarri a MaSarri

di Gianpaolo Santoro

Una tuta e una maglietta. Ed una perenne sigaretta. Maurizio Sarri è a meta strada fra Nino D’Angelo e Pesaola, ma di uno non ha il caschetto biondo e dell’altro, che già ci manca, il carisma e la simpatia.

67ae1ca7274ccdddbea01e864901ff91_169_lE così dal professore all’impiegato (i primi anni allenava e lavorava in banca) , il Napoli di De Laurentiis cambia improvvisamente pelle: perde l’appeal internazionale che si cercava con Rafa Benitez ed acquista la tuta e la modestia di Maurizio Sarri, un metalmeccanico del pallone. Una sola serie A all’attivo, appena un quindicesimo posto. La classe operaia va in paradiso, ecco il nuovo film di don Aurelio.

besarri

Benitez e Sarri, cambio della guardia

Un improvviso ridimensionamento, quanto meno sul piano delle ambizioni: se il ciclo di don Rafè doveva essere quello di una consacrazione fra i maggiori club europei, quello di Sarri sembra dettato dal volare basso. Quattro anni fa dopo, venti di carriera allenava a Sorrento., e venne pure esonerato. Siamo tornati al Napoli di Mazzarri, insomma. Giovani promesse e belle speranze. Anzi di MaSarri. Vediamo se si ripetono i risultati.

sarri-empoli-700x466

Maurizio Sarri e l’immancabile sigaretta

Maurizio Sarri, detto il Secco, ha davvero la faccia di uno uscito da Romanzo Criminale. Sempre rabbuiato, nella sua nuvola di fumo, sembra non conoscere il sorriso. E’ nato a Napoli (il padre lavorava alle gru all’Italsider) ma parla toscano: a Figline dove è cresciuto era l’unico bambino a tifare per il Napoli. Ma non se ne faceva un cruccio. Quando andava in quinta elementare gli azzurri avevano Sivori e Altafini, in porta c’era un certo Zoff e c’era un tecnico pacioso ed ombroso che si chiamava Beppe Chiappella, uno che era stato anche capitano della Fiorentina.

imageLeggere le sue panchine, è come girovagare nell’arcipelago dei dilettanti allo sbaraglio (Stia, Faellese, Cavriglia, Antella, Valdema, Tegoleto, Sansovino, Sangiovannese, Pescara, Arezzo, Verona (lega pro), Avellino, Perugia (prima divisione) Grosseto, Alessandria e Sorrento) un grand tour di provincia e di esoneri, il calcio del bar sport e del caffè corretto insieme ai tifosi. Venticinque anni di panchine piccole e scomode, ma deve ringraziare un giornalista se è riuscito ad avere il tesserino per calcio professionistico. Sarri non aveva i requisiti necessari e solo grazie alla narrazione di Fabrizio Ferrari, che lo chiamò “mister 33” per esaltarne il lavoro puntiglioso e certosino non solo nelle varie fasi di gioco (possesso, non possesso e transizione), ma soprattutto sulle “palle inattive” (rimesse laterali, calci di punizione e calci d’angolo) che lo trasformò in un piccolo mago dei campi polverosi che gli fu concessa una deroga speciale per allenare in C2.

“Toscano” non renziano, ed è una notizia, a lui piace il leader della Fiom Landini. Sarri è uno che legge, e questa è un’altra notizia, il suo giornalista sportivo preferito era Gianni Brera. Ma l’allenatore che non sorride non legge solo di calcio, anzi. Ha amato molto Bukowski, che gli ha insegnato anche leggere John Fante (“il narratore più maledetto d’America”), quello di “Chiedilo alla polvere”. Ora fra i suoi autori preferiti c’è Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura, lo scrittore prima fans di Fidel Castro e grande sostenitore della rivoluzione cubana e poi senza successo candidato neoliberista a presidente della repubblica peruviana col suo Movimiento Libertad.

Empoli_sarri3Sarri ama le evoluzioni, ed è così anche nel suo calcio. Sacchi, Zeman e Del Neri: l’identikit del suo tecnico ideale viene fuori da questi tre allenatori: un po’ profeti, un po’ minchioni. Dipende dal calcio che si ama. Una volta gli hanno riferito che Capello aveva definito l’allenatore “un gestore di risorse umane.” Si incazzò di brutto. Per lui l’allenatore non è solo quello in campo col fischietto, è molto di più. Un punto di riferimento, per tifosi, stampa, città. Un ruolo strategico anche fuori dal prato. Sino ad ora però non hai mai allenato in una grande città, l’impatto con Napoli potrà anche essere devastante, chissà.

Da calciatore era scarso e falloso. Ringhiava e menava. Ma in panchina ama calciatori che sappiano prima di tutto accarezzare il pallone. Il suo Empoli era la squadra più leggera del campionato ma lui non ne faceva un cruccio. Cresciuto nel Figline alla corte di Kurt “uccellino” Hamrin aveva imparato che prima di tutto bisognava saper calciare il pallone e poi, casomai gli avversari. “ Hamrin quando tirava le punizioni dal limite –ha ripetuto più volte Sarri – ci faceva vergognare, le infilava tutte nel sette”. Insomma la forza e la possanza nel football di oggi contano, ma se non sai parlare col pallone, non servono a niente.

20150606_99623_s2

Sarri con la moglie dopo il pranzo con i Delaurentiis

Un nonno partigiano (Goffredo che recuperò i piloti di un aereo Usa abbattuto in val d’Arno, li nascose e li consegnò agli inglesi quando passarono il fronte: gesto eroico per il quale ebbe un attestato ed una pergamena dalla casa Bianca) un padre ciclista, Amerigo, discreto passista, quasi quaranta vittorie,   che a 25 anni abbandonò le corse e lasciò la bici per la gru: preferì fare  l’operaio, uno stipendio sicuro. Ma visse con un grande rammarico: l’aver detto no a Gastone Nencini che lo voleva nella sua squadra. Quell’anno Nencini vinse Giro e Tour, i soldi sarebbero arrivati a palate…

Anche Maurizio Sarri è stato un discreto ciclista, qualche gara l’ha anche vinta. Quest’anno De Laurentiis gli ha affidato una bicicletta importante, il Napoli. Ci sarà molto da pedalare…

 

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore