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Rosa, rosetta, rosiconi e rosa shocking

 Napoli rosa, rosetta, rosiconi e rosa shocking. Dopo le convocazioni e le sconvocazioni del Consiglio regionale di Rosetta D’Amelio, ecco la giunta De Luca. Una giunta rosa, sei donne semisconosciute su otto assessori, e davvero poco Partito democratico. Un successo. Rosa shocking di due icone dell’antimafia la deputata del Pd Luisa Boffa della commissione antimafia, ex sindaco “anticamorra” di Ercolano, e Lorenzo Diana l’ex senatore “anticamorra” dei Ds citato da Roberto Saviano in “Gomorra”.Perché riproporre vecchi articoli, reportage, interviste? Volando alto con Giorgio Manganelli, scrittore, giornalista potremmo dire che “una civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture”. Più semplicemente il ripresentare alcuni articoli rappresenta una grande opportunità. Un modo per scoprire giornalisti o protagonisti di un’altra generazione, di conoscere o ricordare fatti, dimenticati. Per riproporre interviste e reportage dei giorni nostri.

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De Luca in Regione

Lo sceicco Vincenzo De Luca si insedia a Palazzo Santa Lucia e nomina una giunta piena zeppa di sorprese. L’unico nome ampiamente previsto è quello del vicepresidente della Giunta regionale della Campania: il fedelissimo deputato del Pd Fulvio Bonavitacola, al quale è stata affidata la delega all’urbanistica.

Gli assessori sono 6 donne e due uomini, praticamente tutti tecnici, sconosciuti ai più e non riconducibili ai partiti: Serena Angioli (con delega ai Fondi dell’Unione Europea); Lidia D’Alessio (bilancio); Valeria Fascione (internazionalizzazione e start up); Lucia Fortini (scuole e pari opportunità); Chiara Marciani (formazione e lavoro); Sonia Palmieri (risorse umane e patrimonio); Amedeo Lepore (attività produttive).

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De Luca, Tartaglione, Renzi: Pd

Restano con un palmo di naso tutti i partiti che hanno sostenuto De Luca, a partire proprio dal Partito Democratico. Nemmeno i dirigenti regionali conoscevano i nomi dei neo-assessori. Le deleghe più “pesanti” (Trasporti, Turismo, Agricoltura) restano nelle mani dell’ex sindaco di Salerno.

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Luisa Bossa e Lorenzo Diana. Due icone dell’Antimafia, due nomi “pesanti”. Due simboli, anzi: la parlamentare del Pd della commissione antimafia, ex sindaco “anticamorra” di Ercolano, e l’ex senatore “anticamorra” dei Ds citato da Roberto Saviano in “Gomorra” e appoltronato (sta per essere rimosso, è questione di ore) da Luigi De Magistris alla guida del Caan, il Centro agroalimentare di Napoli. Tutti e due negli ultimi giorni, nel mirino di inchieste della magistratura. Un ribaltamento di ruoli che finisce inevitabilmente per disorientare, confondere, preoccupare. Due storie molto diverse tra loro, unite da un unico filo conduttore: che succede ai simboli dell’ “anticamorra”?

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Lorenzo Diana

Partiamo dalla storia più scottante e recente: Lorenzo Diana è stato colpito da un divieto di dimora e dalla notizia che la Dda indaga su di lui per concorso esterno in associazione mafiosa e abuso d’ufficio. L’inchiesta è quella degli appalti della Cpl Concordia, che ha prodotto otto nuove misure cautelari, tra le quali sei arresti. In cella è finito anche l’ex presidente della Coop, Roberto Casari, già ai domiciliari. Nell’ambito di accordi e trattative tra la cooperativa Cpl Concordia e i clan dei Casalesi per la metanizzazione del casertano, secondo l’accusa, Lorenzo Diana avrebbe avuto “un ruolo di assoluto rilievo”, in particolare “quale facilitatore della realizzazione delle opere nel Bacino”, come sottolinea il procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli.

GOVERNO:DI PIETRO,VEDIAMO SE PROFESSORI MEGLIO DI MALFATTORI

Diana e Cantone

Diana è un volto molto noto: è stato deputato dei Ds dal 1994 e componente delle Commissioni Lavori Pubblici ed Antimafia. Nel 1996 è stato eletto al Senato ed è diventato Segretario della Commissione antimafia. Nel 2001 è stato rieletto alla Camera con l’Ulivo. E’ uno dei grandi “accusatori” di Nicola Cosentino.

Secondo i giudici, avrebbe esercitato “un intervento diretto sulla prefettura di Caserta per quei Comuni compresi nel Bacino ed all’epoca sottoposti a commissariamento per infiltrazioni mafiose, per ottenere le delibere di approvazione della concessione e dei progetti presentati dalla Cpl nei tempi previsti per accedere ai finanziamenti pubblici in favore della cooperativa modenese”.

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Giuseppe Borrelli

Ciò sarebbe stato attuato “nella consapevolezza dell’esistenza dell’accordo per l’affidamento diretto dei lavori ad imprese riconducibili al clan dei casalesi e, quindi, di particolare vantaggio per lo stesso sodalizio mafioso”. Le indagini avrebbero inoltre permesso di accertare, secondo Borrelli, che “l’affidamento di lavori nel Comune di San Cipriano, attraverso l’intervento dell’imprenditore Antonio Piccolo e su indicazione dell’allora sindaco Angelo Raffaele Reccia e dello stesso Diana ad una società i cui titolari, già politicamente impegnati a livello locale, risultavano legati da vincoli di parentela con Reccia”.

In questo modo i due politici si sarebbero garantiti “il loro appoggio nelle competizioni elettorali”. L’imprenditore, invece, avrebbe ricevuto il vantaggio economico “derivante dalla realizzazione dei lavori per il corrispettivo di circa un milione di euro”. Dalle indagini è emerso anche che nell’ambito dei “rapporti di reciproco vantaggio” la Cpl aveva assunto nel periodo 2006-2007 il figlio di Diana “con compiti non meglio precisati”.

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Centro agroalimentare di Napol

Non solo: nel mirino degli inquirenti sono finite delle consulenze professionali, per circa diecimila euro, affidate dal Centro agroalimentare di Napoli, di cui Diana era diventato presidente, all’avvocato Iengo. Tutto questo, sottolinea il procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli, in cambio “di un favore ricevuto da Diana”. Iengo, in particolare, nella sua qualità di sostituto procuratore federale della Figc, avrebbe fatto rilasciare da una squadra di serie D, la ‘Nerostellati Frattese’ di Frattamaggiore, al figlio di Diana, la falsa attestazione in cui si affermava che questi aveva svolto attività di collaboratore tecnico organizzativo nell’ambito della società sportiva.

Questo sarebbe servito al figlio di Diana per ottenere l’ammissione ad un corso per dirigenti sportivi organizzato dalla Figc e propedeutico all’iscrizione ad un master della Fifa. Diana, “per ricambiare il favore ricevuto – afferma il pm – nella sua qualità di presidente del Cda del centro agroalimentare, ha affidato incarichi professionali a Iengo per circa diecimila euro”. Una brutta storia: Lorenzo Diana, dichiara di sentirsi “su Scherzi a parte”.

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Luisa Bossa, Pd

E passiamo a un altro caso, giudiziariamente meno spinoso, ma politicamente non meno clamoroso: quello di Luisa Bossa.La deputata del Pd, componente della Commissione parlamentare Antimafia (già, quella presieduta da Rosy Bindi, che aveva distribuito le patenti di “impresentabilità” ai candidati alle regionali in Campania 48 prima del voto, scatenando una vera e propria bufera politica) è indagata per associazione a delinquere, finalizzata alla truffa e turbativa d’asta, per una vecchia storia, quella della costruzione di una caserma a Ercolano.

Luisa Bossa

Da sindaca di Ercolano si è guadagnata i “galloni” di punto di riferimento legalitario. L’incredulità caratterizza i commenti dei colleghi di partito e degli amici alla notizia dell’inchiesta. Lei stessa ha reagito con pacatezza: “Ho ribadito – spiega la Bossa – la mia disponibilità ad essere sentita nella convinzione che nulla possa essermi imputato e che non possa che essere riconosciuta la mia totale estraneità all’intera vicenda”. La parlamentare precisa che non le è stato notificato alcun avviso di garanzia “ma soltanto una mera richiesta di proroga delle indagini”.

++ AMBIENTE: CITAZIONE PER BORDON, MORESE E BASSOLINO ++

Antonio Bassolino, piccola “rivincita”

E a proposito di Luisa Bossa: l’inchiesta che ha coinvolto la deputata del Pd scatena l’ironia di Antonio Bassolino, che affida a facebook un post che è tutto un programma: “Luisa Bossa – scrive Bassolino – è stata Sindaco di Ercolano, consigliere regionale, e ora è da tempo in Parlamento. È indagata per associazione a delinquere e altre ipotesi di reato. Su di lei mi sento tranquillo. Piena fiducia nella giustizia e in Luisa Bossa. Dico dunque quello che il Pd (compresa Luisa) non disse su di me quando sono stato indagato e processato. Paradossale è poi stato il silenzio del Pd locale e nazionale sulla sentenza e sulle motivazioni di piena assoluzione. Forse erano dispiaciuti… Un abbraccio, Luisa”.

(Carlo Tarallo, Dagospia)

 

 

 

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