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I compagni camorristi di Rai 3

Da tele Kabul a tele Camorra, una parabola sorprendente per Rai 3, servizio pubblico. Solo che il giornalismo militante di sinistra questa volta non è messo sotto accusa da avversari politici: è fuoco amico e arriva dal governatore della Campania del Pd De Luca, l’uomo che ha fatto fare marcia indietro a Renzi ed i suoi anche sulla legge Severino. Ferocemente sotto accusa la rete che ruppe schemi tradizionali dei programmi televisivi da Il Processo del Lunedì di Aldo Biscardi a Samarcanda di Michele Santoro, da Linea Rovente di Giuliano Ferrara a Chi l’ha visto, da Telefono Giallo di Augias a Milano-Italia di Lerner, da Quelli che il calcio a UltimoMinuto e poi, Blob, Cartolina, i vari programmi di Chiambretti… Di quale colpa si è macchiata Rai 3? E’ poco renziana. 
  Perché riproporre vecchi articoli, reportage, interviste? Volando alto con Giorgio Manganelli, scrittore, giornalista potremmo dire che “una civiltà letteraria non è fatta di letture, è fatta di riletture”. Più semplicemente il ripresentare alcuni articoli rappresenta una grande opportunità. Un modo per scoprire giornalisti o protagonisti di un’altra generazione, di conoscere o ricordare fatti, dimenticati. Per riproporre interviste e reportage dei giorni nostri.

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L’idea è questa: fare un piccolo viaggio dentro Rai3. C’è roba da raccontare. La settimana scorsa è stata abbastanza memorabile. Prima hanno convocato il direttore di rete Andrea Vianello in commissione di Vigilanza e lì l’hanno torchiato, interrogato, chiedendogli come e perché a Ballarò si fossero permessi di intervistare due esponenti grillini (Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista) in due puntate di seguito. Poi, quattro giorni dopo, il presidente della Campania Vincenzo De Luca (Pd) denuncia “atti di camorrismo giornalistico” messi a segno da “quella lobby radical chic”.

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Vianello e Berlinguer, direttore di rete e del tg3

Una cosa da fare subito: telefonare a un vecchio collega del Tg3 che sa sempre un mucchio di retroscena, veleni, verità. “”Siamo sotto tiro, amico mio...”. Mai accaduto prima? “A mia memoria, mai così. Nemmeno con il Cavaliere. Il silenzio del Pd davanti alle volgari accuse di De Luca è terribile. Finora ha detto mezza frase di solidarietà solo il capogruppo dem in commissione, Vinicio Peluffo… Al Nazareno e a Palazzo Chigi ci detestano”.

Quindi tu credi che…“No, aspetta. Sto in redazione, a Saxa Rubra, e non posso parlare. Vediamoci stasera da Settembrini, ti dico tutto davanti a un gin-tonic!”. D’accordo: con questa “fonte” parleremo dopo; andiamo avanti: spedire e-mail ed sms a parlamentari e deputati del Pd. Messaggio: sto lavorando a un pezzo su Rai3 e ai rapporti con il partito: avete qualcosa da dire? L’sms più interessante è di un senatore: “Io non le ho detto niente. Non voglio comparire. Ma sappia che a Rai3, tra un po’, entreremo con il lanciafiamme”.

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Michele Anzaldi

E Michele Anzaldi, uno che di solito nome e cognome ce lo mette, che dice? (Anzaldi è un deputato di stretto rito renziano e membro della commissione di Vigilanza, un siciliano fintamente spigoloso, in realtà furbissimo e a lungo temuto portavoce di Francesco Rutelli tra Campidoglio e campagne elettorali).

Sembra che voi del Pd abbiate un problema con Rai3, che è sempre stata la vostra rete di riferimento: è così? “C’è un problema con Rai3 e con il Tg3, sì. Ed è un problema grande, ufficiale. Purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito democratico: non si sono accorti che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo Renzi, il quale poi è diventato anche premier. Niente, non se ne sono proprio accorti! E così il Pd viene regolarmente maltrattato e l’attività del governo criticata come nemmeno ai tempi di Berlusconi”.

Sta dicendo cose gravi, onorevole. Sto dicendo la verità. Del resto, guardi: è Vianello che ha qualche difficoltà a percepire la realtà dei fatti, ascolti e trasmissioni fallimentari comprese, non noi. Quando abbiamo chiamato in commissione il direttore di Rai1 Giancarlo Leone dopo la vicenda dei Casamonica, quello s’è presentato pacato, dispiaciuto, collaborativo… Mentre Vianello arriva e...”.

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E cosa? “Tutto bene, tutto okay… Si fa così, vi spiego io… un’arroganza… Tutto bene? Ballarò sforna a raffica editoriali contro il governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana e va tutto bene? Lo sa che i nostri ministri non vogliono più andarci a Rai3?”.

Lei, onorevole, rappresenta un partito: può un partito parlare così di una rete pubblica? “Io mi aspetto che Rai3 faccia servizio pubblico: e, per ora, non lo fa. Si sono chiesti a Rai3 perché Renzi è andato due volte da Nicola Porro a “Virus” su Rai2? Perché, se dobbiamo spiegare una legge, preferiamo che i nostri parlamentari vadano da Bruno Vespa? Comunque, guardi: adesso l’importante è che Vianello non faccia altri errori...”.

I toni sono questi. Forse l’idea iniziale del viaggio dentro Rai3 — tra corridoi e umori — non tiene più: qui siamo già alla scena finale. Il Pd, con i toni severi di un editore esigente, spiana un’intera rete.

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Berlinguer e Orfeo

Bianca Berlinguer, tu dirigi il Tg3: cosa dici? “Dico che il Tg3 e Rai3 hanno sempre avuto un pubblico assai sensibile e critico, attento ai movimenti sociali, tendenzialmente contestatore, non necessariamente solo di sinistra. Quando però il centrosinistra è al governo, e questo non riguarda naturalmente solo l’esecutivo attuale, può realizzarsi un corto circuito: il pubblico rimane in gran parte contestatore, mentre il governo si aspetta un atteggiamento pregiudizialmente favorevole, che invece non è un presupposto, né un dato scontato”.

Il corto circuito. La metafora elegante di Bianca Berlinguer. La voce di Andrea Vianello pacata, ferma.“Punto primo: io penso che una rete che fa servizio pubblico non debba avere come riferimento un partito, ma i cittadini. Punto secondo: davanti alla commissione di Vigilanza non sono stato arrogante, proprio no. Piuttosto, con rispetto, e anche con stupore per essere stato convocato lì, ho chiesto di poter essere giudicati nell’arco di una stagione, e non dopo due puntate…”.

Vi accusano di avere intervistato due grillini in due puntate di Ballarò. “La presenza di Di Maio, vice-presidente della Camera, era ineccepibile. Ma poiché ha scatenato anche qualche curiosità sulle nuove possibili leadership all’interno del M5 Stelle, allora gli autori di Ballarò hanno ritenuto di intervistare anche Di Battista, un altro giovane emergente. C’è un qualche errore giornalistico?”.

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Vianello e Riotta

L’ostilità del Pd nei vostri confronti è evidente. Dopo le pesanti parole di De Luca, solo rare dichiarazioni di sdegno. Io non sto qui ad aspettare d’essere difeso da un partito. Sono io che difendo l’autonomia e l’equilibrio della rete che dirigo, il lavoro di chi ci lavora e trovo grave e inaccettabile che Rai3 possa essere paragonata a un’organizzazione criminale, come ha fatto De Luca”.

Non fanno sconti, Vianello: puntualmente, sui giornali, tirano fuori la storia che vi siete fatti sfuggire Floris..“Allora: Giovanni aveva ricevuto un’offerta molto ma molto vantaggiosa da un’altra azienda… Io sarei stato felicissimo di tenerlo, figuriamoci, uno talmente bravo… invece sono stato costretto trovare un’alternativa e ho portato Massimo Giannini, una delle firme del giornalismo su carta e…”.

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 In commissione le hanno chiesto quanto guadagna Giannini… “Ma io, come ho spiegato, non posso dirlo: e non perché chissà quanto guadagni, ma perché sono tenuto a una forma di riservatezza aziendale… Detto questo, però, no, vorrei aggiungere: vero che un po’ di pubblico ha seguito Floris, ma è anche vero che nei confronti diretti l’anno scorso su 42 serate, Floris è stato negli ascolti sopra di noi soltanto due volte e quest’anno una volta su tre”.

Poi ci sarebbe il problema degli ascolti e delle trasmissioni che non sono andate bene“Oh, beh: è anche dovere di chi dirige una rete sperimentare e trovare nuove strade. Specie se hai una base di trasmissioni di grande successo come Report, Presa Diretta, Ulisse, Chi l’ha visto?, Ballarò e Che tempo che fa”.

La buona notizia per Vianello —ascoltata poi da Settembrini, davanti a due gin-tonic — è che Renzi adora “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. La cattiva: gli piacerebbe davvero un sacco mettere Andrea Salerno, autore e dirigente Rai, al suo posto .

(Fabrizio Roncone, il Corriere della Sera)  

 

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