di Gerardo Mazziotti
Tra i tantissimi napoletani che ignorano il significato della parola “bassisti” c’è certamente il dottor Luigi deMagistris, ex magistrato per molti anni, ex deputato europeo per un anno, attuale sindaco di questa grande, generosa e disgraziata città. Sindaco in scadenza di mandato
Eppure ha avuto cinque anni di tempo per venire a conoscenza del fatto che alcune diecine di migliaia di persone, anziani, donne, bambini, vivono nei così detti “bassi” del Pallonetto Santa Lucia, di via Egiziaca a Pizzofalcone, dei Quartieri spagnoli, del Pendino, della Vicaria, della Sanità, di Forcella.
E anche nei “bassi” della stradina della Cappella San Severo dov’è esposta la statua del Cristo velato, che richiama centinaia di migliaia di visitatori..
E non si è mai accorto che si tratta di una condizione abitativa indegna di una città civile. Che si tratta di una vergogna da eliminare.
Cinque anni sono tanti. Nicola Amore, il sindaco del Risanamento, è stato a palazzo San Giacomo quattro anni. E Harry Truman, il presidente americano della vittoria sul nazifascismo europeo e sull’imperialismo giapponese, quando gli chiesero di candidarsi per il secondo mandato rispose “ Quattro anni sono più che sufficienti per non deludere le aspettative di quelli che hanno messo il loro destino nelle tue mani”.
E a dispetto del nulla che connota la sua amministrazione anche in tema di “bassi” il dottor deMagistris vuole fare il sindaco per altri cinque anni. E mai sia dovesse riuscirci è il caso di informarlo che si tratta di terranei, generalmente monolocali, ammezzati e non, dotati di una sola apertura sulla pubblica strada che funge da ingresso e da fonte di luce e aerazione, con leggere tramezzature per separare alla meglio i letti dalla cucina, dal gabinetto e dal pranzo, dove la promiscuità è una connotazione ineliminabile e dove la salubrità, l’aria, la luce e il sole, sono aspirazioni inappagabili, surrogate, non di rado, da quanto di meglio la tecnologia può offrire in materia di frigoriferi e di televisori.
Non ho alcuna intenzione di aprire una disquisizione semiologica sulla terminologia più appropriata e nemmeno una discussione sul loro numero esatto. Ma fossero poche migliaia se non addirittura qualche centinaio, come sostiene il Dipartimento comunale dell’Ambiente, si tratta di una condizione abitativa indegna di una città moderna e men che meno di “ una città d’arte e di cultura e di turismo “.
Presenti, secondo molti storici, nel tessuto urbano della Napoli greco-romana i “bassi” sono stati tramandati nella città normanna, e poi sveva, angioina, durazzesca, aragonese, borbonica, giacobina e infine in quella savoiarda. Fino alla Napoli dei nostri giorni.
E solo negli anni ‘30 furono eliminati dall’alto commissario Castelli che dispose la realizzazione di alloggi dignitosi e confortevoli all’interno dei rioni Vittorio Emanuele, Principe di Piemonte e Luzzatti. “ I più belli d’Italia” secondo Bruno Zevi.
A ricordo di quella grande operazione di bonifica edilizia e sociale furono murate in testa a ciascuno dei «bassi» delle lastre marmoree con la scritta “Comune di Napoli-Terraneo non destinabile ad abitazione“. Ancora oggi visibili in testa alle migliaia di terranei che, a dispetto del divieto, sono affollati di “bassisti”.. Con la complicità delle autorità sanitarie cittadine.
Ed anche del mondo culturale, che su questa condizione abitativa trogloditica non ha mai espresso indignazione e protesta. Resta senza spiegazioni il fatto che nessuna delle amministrazioni che si sono succedute a Palazzo San Giacomo dal dopoguerra ad oggi ha mai pensato di ripetere l’operazione degli anni Trenta. Nemmeno questa di deMagistris che, pur impegnata, a parole, nel fare di Napoli la città del “rinnovamento morale, etico, sociale, culturale e anche urbanistico” non ha mai adottato alcun provvedimento per eliminare questa anacronistica e incivile condizione abitativa.
E dubito che le sue ambizioni di diventare un leader nazionale gli lasceranno il tempo per occuparsi dei “bassisti ” della sua città. I quali si augurano, e io con loro, che non venga rieletto.