Angelo Vaccariello

Giornalista esperto di economia e Mezzogiorno Ora si occupa di marketing e comunicazione.

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La Rivoluzione & la Coca Cola

 di Angelo Vaccariello

Alla fine anche la Coca Cola ha abbandonato il Venezuela. La terribile, cattivissima, multinazionale di Atlanta ha diffuso una nota nella quale spiegava che la produzione di bevande a base di zucchero sarebbe stata sospesa nel Paese. Il motivo sta nella scarsità della materia prima e nella terribile crisi economica che ha distrutto una Nazione ricchissima di petrolio

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Ma da dove arriva questo default finanziario che colpisce tremendamente la popolazione, che conta una inflazione oramai al 700 per cento?

Una certa letteratura complottistica e terzomondista imputa la colpa alla congiura internazionale contro il Governo bolivarista di Maduro, degno figlio di un populista come la buonanima di Chavez.

Boy with blood on his chest and hand gestures in front of police after 14-year-old student Kluiver Roa died during a protest in San Cristobal

An opposition supporter reacts in front of Venezuelan National Guards in a rally to demand a referendum to remove President Nicolas Maduro in Caracas

La verità è che a Caracas le multinazionale non hanno più alcun potere. La “rivoluzione” voluta da Chavez agli inizi del 2000 ha portato alla nazionalizzazione di tutte le risorse naturali: quindi, le “cattivissime” Corporation nulla possono in questa crisi.

Anche perché il Venezuela si è oramai suicidato da solo sulla scia di una economia pianificata e dettata dal Governo. Il capitalismo, in quella Nazione, è sospeso da qualche anno a favore di una struttura trozkista che prevede la pianificazione spinta di ogni elemento economico. Manca solo la collettivizzazione della terra e l’Esecutivo Maduro avrà fatto un passo indietro di settantanni.

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La cosa più oscenamente “divertente” è il silenzio di una certa Gauche italiana ed europea che aveva visto nel Paese sudamericano l’alba di una nuova via per l’economia, una strada che avrebbe definitivamente sconfitto il capitalismo spinto e le corporation americana. In verità, invece, si è realizzato il più terribile e inspiegabile disastro economico degli ultimi vent’anni.

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Anche a Napoli si manifesta per il Venezuela “libero”

Inspiegabile perché il Venezuela non è un paese grandissimo eppure la ricchezza di materie prime lo pone ai primi posti nel mondo. Cosa è successo allora? Semplice: il crollo del prezzo del petrolio ha portato al crollo dell’economia.

La mancanza di diversificazione nella produzione e il fatto che le entrate governative sono per l’80 per cento legate all’oro nero ha distrutto una macchina di Stato che a causa di Chavez e Maduro si è trasformata ed è diventata sempre più grande, invadente, micidiale. E distruttiva.

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Il Venezuela ha fame. manca il cibo

E ora la gente muore di fame e avanza la borsa nera per colpa di un Governo che ha deciso di imporre anche i prezzi alle materie prime. Sciocchezze che anche uno studente di economia del primo anno capirebbe ma che una “certa” sinistra giudica come il vangelo.

Basti pensare, ad esempio, che il prezzo imposto al caffè è di 358 Bolivar. Alla borsa nera, invece, costa 2mila bolivar. Ovviamente nessuno compra ai prezzi imposti dal Governo perché chi vende li giudica troppo bassi. Cosa accadrà? Se non risale il prezzo del petrolio e non si riducono le spese dello Stato, il Venezuela si avvicina pericolosamente a diventare uno dei Paesi più poveri al mondo. Sarà questo che teorizzano quelli della “decrescita felice”?

 

 

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