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Giggino e i dieci comandamenti

di Enzo Ciaccio

Il secondo mandato da sindaco per De Magistris, oltre che un riconoscimento gratificante, può costituire una trappola ad altissimo rischio con (parecchie?) probabilità di bruciarsi, contraddirsi, deludere, rimetterci (politicamente) le penne. Si profilano almeno una decina di “rogne”, cioè di gravi questioni di cui il sindaco rieletto sarà costretto a preoccuparsi

Ora è il momento dei “Giggino sei un grande!”, del trionfo a braccia protese, dei selfie e dei “bella-cciào”. Troppi i mesi di sfide pesanti, accuse al vetriolo, litigate. Troppa la tensione, fino al voto di ballottaggio del 19 giugno che lo ha confermato sindaco a Napoli (ma col cruccio di un astensionismo al 65 per cento). Luigi De Magistris, 49 anni compiuti nel giorno dello spoglio, fa un po’ il guascone e lo nega. Ma, avendo già amministrato senza un euro in cassa, sa bene che per lui – proclami a parte – “il difficile arriva adesso”.

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Luigi De Magistris

E che il secondo mandato da sindaco, oltre che un riconoscimento gratificante, può costituire una trappola ad altissimo rischio con (parecchie?) probabilità di bruciarsi, contraddirsi, deludere, rimetterci (politicamente) le penne.
Per ora, lui nega il pericolo. E riannuncia intrepido la “sua” rivoluzione, le assemblee popolari, le decisioni prese dal basso, le mani pulite, l’autonomismo spinto, il movimentismo, Napoli soggetto politico nazionale, i diritti civili, il no al referendum costituzionale.
Eppure, sotto gli occhi di “Giggino” – che in campagna elettorale ha ribadito promesse da acrobata un po’ per convinzione e un po’ per confermarsi attraente – si stagliano almeno una decina di “rogne”, cioè di gravi questioni di cui sarà costretto a preoccuparsi.
Dieci rogne, ma di quelle puntute che è facile annunciare ma che poi è complicato realizzare senza intoppi.
Insomma: anche de Magistris ha i suoi “buchi neri”, che lo fanno dormire – come ha ammesso – «al massimo quattro ore per notte”.

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1. Rifiuti No agli inceneritori. Differenziata al palo. Dal 2011, neanche uno degli impianti di compostaggio che servono a completare il ciclo virtuoso di smaltimento dei rifiuti è stato realizzato.

Il motivo? La mancanza di fondi.
Senza il ciclo, su Napoli continua a incombere il rischio dei sacchetti in strada.
Ci sono o no i soldi per realizzare gli impianti? Se ci sono, chi li trattiene? E come si fa a reperirli? E quanto tempo occorre?

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2. Bilancio    Entro luglio 2016 verrà discusso (e approvato?) il bilancio di previsione. Situazione finanziaria difficile. Escamotage per far quadrare i conti.Eppure, de Magistris appare ottimista.
A marzo 2016, la Corte dei Conti ha emesso una pronuncia relativa al bilancio 2013 del Comune che è in aperto contrasto con le conclusioni del sindaco.

Secondo lui nel 2013 lo squilibrio era sceso a 700 milioni di euro, mentre secondo la Corte il buco era in forte aumento, ben oltre il miliardo di euro.
All’Europa ‘Giggino’ chiederà fondi senza mediazioni. Per il resto, non teme il rischio del commissario ad acta e – anzi – ha annunciato che nel bilancio “partecipato” verrà inserito il cosiddetto “reddito minimo”. Miracoloso, forse. O incosciente? O che altro?

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3. Reddito minimo  Significa elargire da subito 600 euro al mese a un certo numero di napoletani indigenti. Con quali soldi?, c’è da chiedersi.
Migliorando le entrate comunali, assicura il sindaco. E grazie a una più efficace lotta all’evasione tributaria. Ma come, visto che la capacità di riscossione è ferma al 4.55 per cento?

4. Democrazia partecipata I centri sociali e il “movimento” pretendono che le assemblee siano dotate “subito” di poteri decisionali vincolanti per le Municipalità e per il consiglio comunale.
Ma come si fa a essere sicuri che un meccanismo di democrazia partecipata così incalzante sia accettato senza remore da chi copre i ruoli istituzionali tradizionali? E se il meccanismo delle assemblee – nucleo essenziale della “rivoluzione” partecipativa – dovesse fallire come le assemblee tentate nel 2011 da de Magistris? Non sarebbe più saggio procedere con gradualità onde evitare fiaschi e pericolose fughe in avanti?
E ancora: oggi de Magistris possiede l’autorevolezza per imporre al “movimento” l’eventuale gradualità di interventi?

TRASPORTI: MANCANO SOLDI PER GASOLIO, BUS FERMI A NAPOLI

5. Servizi La qualità dei servizi a Napoli è bassissima: dai trasporti al lungomare senza le auto ma vuoto di iniziative, dai parchi urbani ridotti a sterpaglie alle aziende partecipate da risanare, è un lamento diffuso.
Come si pensa di procurare le risorse necessarie a metter mano a tali servizi?
E finché i rapporti col governo nazionale resteranno quelli (pessimi) attuali, da dove si pensa di recepire i soldi per intervenire sulle periferie degradate, sul centro storico, sul porto?

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6. Bagnoli Dopo le liti, de Magistris propone al premier Renzi: facciamo ripartire Bagnoli. Sì, ma con quali linguaggi visto che i progetti risultano agli antipodi a cominciare dalle dimensioni del parco, dall’uso della linea di costa, dal ruolo dei privati, dal destino della spiaggia pubblica?
Quale accordo è mai possibile sulla delibera di de Magistris per cui “chi inquina deve pagare”? Insomma: c’è o no il rischio concreto di un’ennesima impasse, stavolta sine die?

7. Alleati Tra le numerose liste che hanno appoggiato con successo de Magistris c’è anche “Napoli in Comune”, che riunisce esponenti di Rifondazione comunista, di Sel, della Cgil, di associazioni e movimenti. Molte le identità di vedute, ma molte anche le diversità nell’approccio ai problemi. Come si pensa di sintetizzare le istanze dei centri sociali con quelle di matrice post-comunista di Rifondazione o con quelle della Cgil?
C’è o no il rischio che si riproponga il paradosso delle dimissioni a raffica come è già accaduto dal 2011 in poi?

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8. Occupazioni Tra gli impegni del sindaco c’è anche quello di moltiplicare esperienze come quella dell’istituto Filangieri, dove la giunta ha affidato la struttura (abbandonata) alle associazioni che l’avevano occupata che ne hanno fatto un centro di cultura giovanile.
Idem per villa Medusa a Bagnoli. Ma elevare ex abrupto a sistema una simile scelta potrebbe o no innescare meccanismi difficilmente governabili rispetto alle graduatorie degli aventi diritto a un alloggio?

9. Giustizia La distinzione tra giustizia formale e giustizia sostanziale elaborata all’inizio della prima giunta da Luigi de Magistris provocò le dimissioni dell’assessore magistrato Giuseppe Narducci. Ora, quella teoria – secondo cui in una realtà molto sofferente come Napoli può accadere (ed è lecito che accada) che la giustizia sostanziale abbia il sopravvento su quella formale – sembra destinata a ulteriori e più diffuse applicazioni sociali.
Domanda: è un segno di positiva evoluzione culturale o trattasi di un abbaglio giuridico per di più assai pericoloso in una città a così forte condizionamento criminale come Napoli?

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10. Ronde Che cosa c’è da aspettarsi dopo l’esperienza – molto lodata da de Magistris – dei giovanotti con le magliette di “Controllo popolare” che in gruppo hanno presidiato i seggi durante il voto per impedire – hanno spiegato – “brogli e ricatti di ogni sorta”?
Ora forse presiederanno in divisa anche le sedute del consiglio comunale per colpire gli assenteisti? O saliranno sui bus per verificare che tutti timbrino il biglietto? E le forze dell’ordine? E i vigili urbani? O – magari – sarebbe meglio dimenticare tutti la performance dei giovanotti in divisa di “Controllo popolare”?

 (Enzo Ciaccio, Lettera 43)

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