di Giulio Di Donato
Votare contro il referendum solo per cacciare Renzi sapendo che potrebbe finire come sopra, sarebbe veramente un caso di autolesionismo imperdonabile. E mi chiedo: che c’entra Berlusconi con l’armata anti referendaria dei Travaglio dei no triv dei no tav o con il grillismo nutrito e cresciuto sulla cultura del sospetto, sulla politica del linciaggio, sul giacobinismo giudiziario, sul mito della democrazia diretta, dell’antipolitica strumentale?
La graziosa Raggi a Roma è in alto mare con la Giunta e va per cerimonie, funerali e visite private al Papa con figlio e genitori, come una democristiana qualsiasi. Non le verrà certo in mente, non sarebbe il caso, di chiedere a Francesco di pagare l’imu sulle case della chiesa, le basterà una benedizione ad personam del Santo Padre.
A Torino Appendino, citando il compianto Olivetti, ci intrattiene con i sogni che diventano propositi e va in ritiro spirituale in montagna, a Napoli l’intrepido De Ma, dopo avergliene dette di tutti i colori ed anche di più, ha chiesto un incontro a Renzi e si lamenta per non essere stato ancora chiamato a palazzo Chigi, e Matteo che fa? Rischia che Giggino perda di nuovo la pazienza?
In Austria, annullate le ultime presidenziali, si dovrà rivotare e potrebbe vincere il candidato neonazista, in Gran Bretagna, dopo Brexit, Cameron si è dimesso, Tory e Labour sono alla canna del gas, e non è ben chiaro quando la perfida Albione si deciderà ad uscire dall’EU e neppure se lo farà. La Merkel ci fa la solita ramanzina sulle banche italiane ma poi si scopre che è la Deutsche Bank ad essere la più inguaiata.
Per il biondo e paffuto Donald i sondaggi dicono che a novembre potrebbe diventare il futuro Presidente degli Usa, Hollande arranca con una Francia in ginocchio ed il lepenismo in spolvero, la Spagna ancora senza Governo, Grecia e Portogallo sul Titanic di altri default economici, e il nostro Renzino, assediato come Vienna dai turchi nel 1683, è dato da un sondaggio di repubblica dietro il grillino Di Maio, il quale, se si votasse oggi ( o domani), potrebbe diventare il futuro premier italiano e trovarsi a difendere i nostri interessi in Europa e nel mondo.
Prima però ci sarebbe il referendum costituzionale, quello sul quale Renzi ha deciso di vincere o morire, ed è quella la partita dei prossimi tre mesi.
Questo il quadro ad oggi e c’è da stare preoccupati perché sembra evidente che soffi forte il vento dell’inconcludenza e della irrazionalità . Si può fare qualcosa per rientrare in carreggiata?
Facciamo una ipotesi. Vince il no, Renzi va a casa, la borsa precipita, lo spread, l’Ue minaccia la troika, ai primi del 2017 si va a votare alla Camera con l’italicum, al Senato col mattarellum, vincono i grillini e Di Maio da Pomigliano sarà premier, oppure non ci sarà una maggioranza, come è già successo nel 2013, bisognerà far ricorso ad un governo di unità nazionale o più probabilmente di emergenza (Monti no, è già successo, ma la svolta legalitaria in nome di “onestà onestà” si, magari con Davigo e &).
Possiamo correre questo rischio, sicuro che non abbiamo nulla da perdere, magari finiamo dalla padella dentro la brace? Per carità, in democrazia è il popolo sovrano che decide. Anche di suicidarsi. Ora la partita si gioca al referendum. Perché votare no alle riforme, se sono incomplete e mal fatte e le opposizioni avrebbero dovuto incalzare Renzi a farne di più e meglio, ma comunque sono meglio di niente. Votare contro il referendum solo per cacciare Renzi sapendo che potrebbe finire come sopra, sarebbe veramente un caso di autolesionismo imperdonabile.
A questo penso, quando sento le menate antirenziane del gotha forza italiota, Brunetta in pole, e mi chiedo: ma il Cavaliere, l’indomito Berlusca dei nostri sogni liberal riformisti, l’invincibile hidalgo uscito vincitore anche dall’impaccio aortico, che c’entra con l’armata anti referendaria dei Travaglio dei no triv dei no tav o con il grillismo nutrito e cresciuto sulla cultura del sospetto, sulla politica del linciaggio, sul giacobinismo giudiziario, sul mito della democrazia diretta, dell’antipolitica strumentale, ecc. ecc.?
Un nuovo “Nazareno” dunque, non so, qualcosa di simile, per superare il referendum, evitare lo sfascio e poi, perché no, tentare di battere Renzi, ma avendo messo il Paese in sicurezza.
LE TUE PREOCCUPAZIONI RESTANO IN TUTTA LA LORO ESSENZA, SE VOTIAMO IL SI, CHE VOTIAMO IL NO. UNA PULIZA SAREBBE POSSIBILE SE VINCESSE IL NO, RICCO DI RESPONSABILITA’, CHE UNA REVISIONE COSTITUZIONALE VADA FATTA CON UN AMPIO CONSENSO E CON CONDIZIONI E CIRCOSTANZE DIVERSE, NELLE QUALI E’ MATURATO L’ATTUALE QUADRO REVISIONALE, CUI E’ STATO COSTRUITO LA LOGICA DELL’ITALICUM, PRODUCENDO A MIO MODESTO AVVISO VERE E PROPRIE DISTORSIONI NEL QUADRO COSTITUZIONALE VIGENTE PROVOCANDO CAOS ED INTRIGHI, IL CUI GROVIGLIO NON AVREBBE SOLUZIONI, CHE RICONOSCA CHE I TEMPI SONA CAMBIATI ANCHE ALLA LUCE DELLE MUTAZIONI IN ATTO. IL GIORNO SUCCESSIVO ALLA VITTORIA DEL NO, AL QUALE VA DATO PESO E CONSISTENZA DI UNA RICHIESTA DI REVISIONE COSTITUZIONALE, CHE PARTA DA UN PARLAMENTO ELETTO SULLA BASE DI UNA LEGGE ELETTORALE, CHE HA IN SE’ I REQUISITI, SUI QUALI DOVRA’ PRONUNCIARSI LA CONSULTA FRA BREVE, LA CUI RAPRESENTANZA E’ FORTEMENTE LEGATA DALLA RELAZIONE FRA POPOLO ED ELETTO. QUESTO EVENTO DEVE VERE UN CARATTERE PIU’ FORTE DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL 1948 , POICHE’ I NUOVI COSTITUENTI NEL SOLCO DEL VECCHIO DEVONO DISEGNARE UN PARLAMENTO PIU’ FORTE, PIU’ COESO PER AFFRONTARE SFIDE PIU’ IMPEGNATIVE DEL PASSATO, DOVE CERTE SITUAZIONI ERANO INVEROSIMILE PER NON INIMMAGINABILE.