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San Gennaro se ne fotte…

di Paolo Isotta

“San Gennaro è llungariello ma nunn è scurdariello”, si dice nella mia città: ossia: egli è tardo, sia nel concedere grazie che nel punire: ma nulla dimentica. E’ un Santo irritabile: prova antipatia per coloro che fanno del male ai suoi devoti e prima o poi li punisce. L’ho a tal punto sperimentato che non vorrei essere nei panni di chi mi ha fatto cattiverie: intendo dei superstiti. Aggiungo che diventare suo devoto non è facile: mica lui è un qualunque San Giuseppe. Elegge; elegge imperscrutabilmente. D’esser eletti si può auspicare, implorare, non pretendere

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Venero profondamente l’anima sublime di Gesù ma non riesco a credere nel Dio personale della Bibbia e del Corano: sono sulla linea Democrito-Epicuro-Lucrezio-Virgilio-Bruno-Spinoza e con loro so che Dio e la Natura, ossia l’Universo, coincidono: Deus sive natura. Eppure mi dichiaro cattolico: perché se Cristo e San Paolo hanno estirpato dal mondo il paganesimo la Chiesa l’ha reinstaurato; e  per  lo straordinario mecenatismo della Chiesa nei confronti dell’arte e della cultura.

  Paolo Isotta

Paolo Isotta

Bensì credo in San Gennaro e nel  suo sangue. Credo per l’evidenza del miracolo, dei miracoli innumerevoli e dei miracoli fatti a me. Non solo mi ha salvato due volte da un pericolo mortale che senza di lui morte certa sarebbe divenuto ma su tutta la mia vita ha vegliato dirigendola verso il meglio: il meglio possibile, non essendo nemmeno lui onnipotente.

Persino gli eventi negativi – per esempio la persecuzione che subii a Milano negli anni 1979 e successivi perché ero stato assunto al “Corriere della Sera” senza il beneplacito dei Salotti – si sono per me volti in bene, incremento della mia cultura e della mia fortuna.

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Il San Gennaro operaio di Jorit

“San Gennaro è llungariello ma nunn è scurdariello”, si dice nella mia città: ossia: egli è tardo, sia nel concedere grazie che nel punire: ma nulla dimentica.

E’ un Santo irritabile: prova antipatia per coloro che fanno del male ai suoi devoti e prima o poi li punisce. L’ho a tal punto sperimentato che non vorrei essere nei panni di chi mi ha fatto cattiverie: intendo dei superstiti.

Aggiungo che diventare suo devoto non è facile: mica lui è un qualunque San Giuseppe. Elegge; elegge imperscrutabilmente. D’esser eletti si può auspicare, implorare, non pretendere. Adesso apprendiamo che ignoti ladri hanno rubato una somma consistente dalla cassaforte del parroco della cattedrale. Tredicimila euro e poi altri cinquecento: ma non hanno toccato alcun oggetto sacro o d’interesse storico. La somma faceva parte delle offerte raccolte il 19 per la festa del Santo, anniversario del suo martirio.

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La festa di San Gennaro a New York

Molti dicono che l’ira del Santo punirà i sacrileghi. Ma San Gennaro nessuno lo conosce come me. E dico ch’egli non farà nulla. Si sarebbe irritato se avessero rubato al piccolo santuario di Pozzuoli, finitimo della Solfatara ove fu decollato: lo tengono i Cappuccini in spirito di carità e soccorrono a chi soffre.

Le mie offerte di gratitudine le porto lì. I soldi che anime pie hanno regalato in Cattedrale andranno a riempire le pance già troppo opulente del clero locale. Molti sono convinti che il denaro a tale clero serva o per procurarsi piaceri materiali o per essere sterilmente accumulato e prestato a usura: il prestare a usura è stato sempre una delle occupazioni favorite dei preti, cattolici e protestanti.

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Del denaro delle offerte i ladri non potranno fare peggior uso che i preti napoletani. In generale i preti sono per il sessanta per cento omosessuali che si nascondono, per il trenta chiavettieri che l’ostentano, per il restante dieci nove casti che si appagano dell’usura, per l’altra porzione santi. Un uno per cento è moltissimo. Beninteso, il sessanta più trenta è fatto di buona parte praticanti pur essi l’usura.

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E non solo. Io sono convinto che San Gennaro da Santo irritabile sia divenuto un Santo scettico, addirittura atarassico: e abbia per troppo schifo rinunciato a impicciarsi nelle cose di questo mondo, almeno quanto alla funzione punitiva. Come si spiegherebbe, altrimenti, ch’egli continui imperterrito a fare tre volte l’anno il miracolo – che significa fausto auspicio per Napoli e per molti – se il suo culto è gestito da una classe sacerdotale indegna?

Da decenni la curia romana nomina per ricoprire la carica di arcivescovo di Napoli personaggi sempre più scadenti: l’attuale, il pessimo, è stato inviato addirittura per punizione – reggere la diocesi napoletana è considerata una punizione rispetto ai caldi e lucupletantissimi posti in curia a Roma – dopo quello che aveva combinato quale prefetto di una congregazione. Il clero napoletano è moralmente, e prima ancora culturalmente, abbietto: e basta guardare la curia.

Non è che ignorano il latino, non sanno nemmeno che cos’è. Abbiamo un Cardinale che dice di essere “il presulo di questa diocesa” e vanta una laurea in filosofia senza nemmeno esser capace di citare presso quale ateneo l’abbia conseguita. San Gennaro lo lascia fare; e volete che punisca i ladri?

(Paolo Isotta, il Fatto Quotidiano)

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