Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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La disavventura

 di Adolfo Mollichelli

Ouverture a Bari dell’Italia di Ventura. Come lo fu per Conte. Lo stadio San Nicola come il Petruzzelli. Amichevole di lusso, con il debutto della Var (Video assistant referee) insomma la moviola in campo. Avversaria la Francia che ha dovuto cedere al Portogallo, in casa a Parigi, lo scettro di campione d’Europa. Unico test prima che si cominci a fare sul serio, da lunedì in Israele, nel girone di qualificazione al mondiale di Russia 2018. Gruppo che comprende anche
(soprattutto) la Spagna, l’Albania, la Macedonia ed il Liechtenstein. Solo la prima passa. Non è certo che ci siano gli spareggi per la seconda classificata. Subito per chiarire: solo il pensiero che si possa fischiare la Marsigliese fa rabbrividire e vergognare. Va male la prima di Ventura. Sconfitta secca.

Italia vs Francia

Giampiero Ventura

Martial e Giroud a segno su imperdonabili leggerezze difensive di Chiellini e
soci. Nel finale, pezzo di bravura di Pogba per la rete di Kurzawa (ah! Donnarumma).

Si è sentita eccome l’assenza di Bonucci (auguri di pronta guarigione al piccolo Matteo) al posto del quale ha giocato Astori e non è la stessa cosa.

Di Pellè il gol della staffa – con finta secca su Varane – su servizio di Eder che si era bevuto Kante il mastino del Leicester di Ranieri passato al Manchester United.

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Pellè e Eder

Delude Bonaventura, né carne né pesce, sulle orme di Pogba. Nella ripresa esordio di Donnarumma con la benedizione di Buffon. E poi, Rugani (anch’egli all’esordio nella Nazionale maggiore) per Barzagli, Montolivo per De Rossi, Florenzi per De Sciglio. Torna Verratti, per Bonaventura.

Italia vs Francia

Eder

 

Ventisei minuti per il “francese” che aveva dovuto saltare gli Europei per infortunio. Nel festival degli esordienti, prima volta in azzurro anche per Belotti (per Eder) l’attaccante più prolifico delle prime due giornate di campionato.
Finisce 3-1 per la Francia, in scioltezza. Si salvano Parolo e Candreva. Sufficienza a Pellè per il gol, molto bello.

Ventura sulla scia di Conte, ma al rallentatore. Un pezzo d’uomo, Giampiero Ventura. Simpatico. Giovanile nonostante gli anni (68) non siano pochini. Piace, diciamo così. Di fede doriana perché il primo amore – anche calcistico – non si scorda mai, con simpatie juventine. Ama il calcio al punto da considerarlo una
libidine. Buon livello culturale. Piacevole conversatore, raramente dice cose banali.

Italia -  Francia amichevole

E quando proprio non ce la fa a digerire i torti subiti si accende in volto ma raramente sbrocca. Lunga la gavetta, attraversa ventidue città, del prof di ginnastica (esperienza interrotta a Giarre nel ’92). Insegna calcio e gli basta.Tanto meglio dove c’è il mare per potersi abbronzare col refolo che porta l’onda. Ha preso casa a Palese di fronte all’Adriatico.

Porta il Cagliari in A. Non ci può passare sul fatto che fu proprio una città di mare, Napoli, a respingerlo in quattro e quattro otto, dopo pochi turni di un campionato di C1. Tempi magri ma di speranze infinite. E per cullarle non c’era tempo. Napoli azzurro tenebra.
Ma si rifà. A Bari, con gli interessi. Succedendo a Conte. In campo spolvera un quattro-due-quattro da libidine. Cinquanta punti, decimo posto, miglior risultato di sempre nella massima serie per la creatura che fu dei Matarrese. Lancia nel grande calcio una coppia centrale di difesa che fa strabuzzare gli occhi agli intenditori: Bonucci e Ranocchia. Il primo diventerà unico, difensore-regista, idea fissa di Guardiola che lo avrebbe voluto al City, pronti sessanta milioni uno sull’altro. Il secondo finirà con l’intristirsi nella bruma di Appiano Gentile tradendo un inizio super, da stopper col vizio del gol.

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Giampiero e Luciana , neosposi

Calcio-libidine e l’amore. Il primo matrimonio a Genova con Rosangela allietato dalla nascita di Roberta nell’87. Le seconde nozze a giugno scorso con Luciana, ventotto anni in meno, dipendente amministrativa dell’Amgas. Nella cattedrale di San Sabino, dove si erano conosciuti. Galeotto fu quel colonnato. Matrimonio color granata. Testimone Urbano Cairo, invitato speciale Piero Chiambretti.
Gran Torino. È la sosta più lunga in panchina: cinque anni. Buoni risultati ma gioco abbastanza monotono, con giro palla estenuante dei difensori a trovare l’imbucata giusta.

Dopo venti anni i granata vincono un derby con la Juve. Una massima di Gandhi nello spogliatoio: “Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi vinci”.

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Ventura e Conte, destini incrociati

A Bari dopo Conte. Sulla panchina dell’Italia dopo Conte. E con gli stessi poteri di supervisore delle squadre nazionali. E lui ci scherza su: dopo l’azzurro, il Chelsea chissà. Intanto, in futuro, dopo il mondiale il prof prenderà il posto che sarebbe dovuto essere di Marcello Lippi se non ci fosse stato l’inghippo del conflitto d’interessi determinato dall’attività di procuratore del figlio Davide (gaffe federale).

Sarà direttore tecnico e panchina ad un ct giovane, piace Fabio Cannavaro. Pieni poteri a Ventura che ha in mente di varare una “sperimentale” under 23 per fare respirare l’aria di Coverciano ad un buon numero di azzurrabili. Non sarà semplice continuare sulla scia di quanto Conte ha costruito per l’avventura europea. C’è assoluto bisogno di rinverdire l’Italia, con coraggio.

djfhasdkfjE sperare, nel frattempo, che alcuni degli “eroi” contiani non abbiano esaurito quella carica agonistica grazie alla quale avevano brillato nelle qualificazioni e durante l’intera rassegna continentale.  Penso a Pellè e ad Eder. Il “cinese” potrebbe sentirsi appagato dalla vita con quattordicimila euro al giorno (e vallo a dire ad un impiegato di banca, una volta si faceva il raffronto con la paga dei metalmeccanici) e dalla carriera professionale, macchiata con lo sfottò gratuito a Neuer e relativo rigore fallito. Quanto ad Eder, potrebbe cadere in stato confusionale con la cura (si fa per dire) de Boer.

Ventura sa lavorare sulla mente ed il fisico dei giovani. Penso a Belotti detto il gallo perché quando segna mima una cresta sul capo. Ma anche ad altri due figli suoi torinisti: Benassi e Baselli. Ed alla coppia che scoppiava: Immobile e Cerci che rievocò nei cuori granata i dioscuri del gol Pulici e Graziani.

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Oriali, Tavecchio, Ventura, la nuova Italia

Perciò mi ha meravigliato, e non poco, l’uscita su Berardi che non va bruciato nel tre-cinque-due. Un’autentica corbelleria. Avallata da Tavecchio che ci ha messo del suo: conta la squadra, non un uomo solo. La marcia indietro di Ventura su Berardi è stata una toppa peggiore dello sbrego: penso per lui ad un possibile quattro-due-quattro. In breve: per inserire Berardi nel club azzurro il ct pensa ad un modulo specifico. È questa querelle che mi fa cadere le braccia e che mi rinforza nell’idea che il dogmatismo tattico è il male oscuro del calcio.

Resterà nella storia la bocciatura di Zola da parte di Ancelotti parmense: “caro Gianfranco, proprio non ti vedo nel mio quattro-quattro-due, mi dispiace”. Anni dopo, Carletto dalle sopracciglia mobili farà ammenda, e avrei voluto vedere. Fu così che il tamburino sardo – che aveva studiato da vicino un certo Diego Armando Maradona – fu costretto ad emigrare. Per carità, nessuna valigia di cartone tenuta chiusa con le stringhe ma il fastidio di dover chiudere la casa di Oliena dopo aver accettato oh yes! l’invito del Chelsea. A Londra, il campione bocciato in Italia per dogmatismo tattico incantò gli inventori del football, divenne la scatola magica, segnò gol a grappoli e di rara bellezza e quando smise gli aggiunsero al nome il titolo di baronetto per meriti sportivi.

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Berardi

Trovo un controsenso che il prof che si trova a suo agio con i giovani consideri Domenico Berardi un ostacolo al progetto di ringiovanimento della Nazionale. Il giovin signore di Cosenza è una gemma preziosa, un campione che potrebbe diventare un fuoriclasse. Segna tanto e fa segnare. Anche in campo internazionale. Per informazioni recenti chiedere alla Stella Rossa (di vergogna) di Belgrado. Sa giocare da esterno che taglia al centro e da seconda punta. Ah! dimenticavo: Berardi milita nel Sassuolo che il bravo Di Francesco schiera con il quattro-tre-tre. Né lo schema di Conte, né quelli futuribili di Ventura. Non c’è posto per Berardi? Lascio il finale al grande Totò: ma mi faccia il piacere!

 

 

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