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Ragione, democrazia, cuore. NO

Il “napoletano” è nato per essere un giornale d’opinione, una vetrina dove ognuno può apertamente e liberamente dire come la pensa. E continuerà ad essere così. Vogliamo che sia così. Ma se è in ballo la Costituzione riteniamo doveroso fare anche noi la nostra piccola parte. Per noi la Costituzione è un patto solenne che unisce un popolo sovrano: è la guida, il modello scelto per stare insieme.  Il napoletaNO si schiera contro questa riforma non condivisa, pasticciata, mascherata e confusa, con malafede presentata come l’ultima spiaggia per lo sviluppo ed il futuro del Paese. La Costituzione si può anche cambiare. Ma in meglio, non in peggio. Queste modifiche della Costituzione sono sbagliate nel metodo e nel merito. Ed allora le strade della ragione, della democrazia e del cuore portano tutte a votare NO al prossimo referendum costituzionale.

5491226_1106166250_nLa cancellazione del sistema bicamerale paritario, la trasformazione del Senato. Senza dubbio è questo uno dei punti più discussi della riforma. Il Senato era meglio abolirlo. Anziché creare un ibrido mostruoso. Alcune riflessioni.

1)  E’ falso che il nostro procedimento di approvazione delle leggi sia lento. Il bicameralismo italiano, infatti, ha sempre prodotto molte leggi, più dei bicameralismi differenziati di Germania e Gran Bretagna, più della Francia semipresidenziale e della Svezia monocamerale. In poche parole, senza girarci intorno: i governi italiani sono sempre riusciti ad avere le leggi che si prefiggevano e, quando volevano, ne ottenevano regolarmente l’approvazione in tempi brevi.

2)  E’ falso che il Senato è stato responsabile dei ritardi e delle lungaggini dell’approvazione di alcune leggi. Non esiste alcuno studio in tal senso. Le statistiche parlamentari – disponibili online sul sito del Senato – ci dicono, invece, che nella legislatura 2008-2013 le leggi di iniziativa del governo, che assorbono in massima parte la produzione legislativa, sono arrivate alla approvazione definitiva mediamente in 116 giorni. Addirittura, per le leggi di conversione dei decreti legge sono bastati 38 giorni, che scendono a 26 perla conversione dei decreti collegati alla manovra finanziaria.

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3)  E’ falso affermare che senatori eletti dai consigli regionali, insieme a un sindaco per ogni regione, rappresentino la Camera delle Regioni, da tempo richiesta. Un consigliere regionale è espressione di un territorio limitato e infraregionale, cui rimane legato per la sua carriera politica. Lo stesso vale per il sindaco-senatore.

E avendo solo cento senatori, ogni regione sarà rappresentata a macchia di leopardo. Pochi territori avranno voce nel Senato, e molti altri non l’avranno. Il Senato dei localismi, non delle regioni

4)  E’ falso sostenere che con la riforma ci sarà l’elezione diretta dei senatori. I senatori saranno  eletti dai consigli regionali in “conformità” agli indirizzi espressi dagli elettori nel voto per il consiglio. Che è tecnicamente impossibile. A dieci regioni e province (Valle D’Aosta, Bolzano, Trento, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata) spettano due seggi, e a due (Calabria, Sardegna) ne spettano tre. Uno dei seggi è riservato a un sindaco. Come si può dire di rispettare la volontà degli elettori quando il consiglio elegge un solo consigliere-senatore, o due?

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5)  E’ falso affermare che il prossimo Senato avrà un ruolo residuale. Anzi. La riforma prevede che i senatori esercitino contemporaneamente anche le funzioni di consigliere regionale o di sindaco, senza considerare che l’importanza e l’onerosità delle funzioni senatoriali (funzione legislativa ordinaria e costituzionale; raccordo tra lo Stato, le Regioni e i comuni, con l’Unione Europea; valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni; verifica dell’impatto delle politiche  dell’Unione Europea sui territori ecc. ecc.) ne renderebbero aprioristicamente impossibile il puntuale espletamento. Le solo “competenze europee” sono un impegno determinante con le tante emergenze dell’Unione Europea. C’è da mettersi le mani nei capelli.

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6)  E’ falso che con la trasformazione del Senato, il governo funzionerà meglio non dovendo essere soggetto alla fiducia dei senatori. Il governo continuerà le sue propensioni alla decretazione per procurata urgenza e continuerà ad imporre voti di fiducia.

7)  E’ falso affermare che questa è una riforma equilibrata. Molti sono i paradossi. Ne sottolineiamo uno scandaloso. Ai cento futuri senatori si attribuisce la facoltà ed il compito di eleggere due giudici costituzionali, mentre i seicentotrenta nuovi deputati ne eleggeranno tre. Uno squilibrio intollerabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

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