Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo, scrittore e giornalista italiano. E’ stato per molti anni notista politico de Il Giornale al fianco di Indro Montanelli. Poi capo della redazione romana de il Mattino, direttore del Roma, editorialista del Giorno e dell’Informazione. E’ stato conduttore della rubrica politica “Il Punto” per il Gr2. Autore di numerosi saggi tra i quali "Vietnam controrapporto", "Perché i Kennedy muoiono", "Sciascia" e "L’illuminista cristiano".

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L’ombra delle urne

di Ottorino Gurgo

 Nel promuovere il referendum costituzionale, Matteo Renzi proclamò,  senza mezzi termini che, qualora i “no” avessero prevalso, non avrebbe esitato a dimettersi, adombrando addirittura la possibilità di un abbandono della vita politica. Oggi ha cambiato idea: la legislatura – ha detto – dovrà proseguire sino alla sua scadenza naturale, vale a dire sino al 2018

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A indurre Renzi ad annunciare il suo ritiro, in caso di una sconfitta al referendum, era stato il convincimento che i suoi oppositori, interni ed esterni, fiutando dietro quell’annuncio la minaccia di un anticipato scioglimento delle Camere, avrebbero quantomeno attenuato la loro campagna contro il “sì”.

Era un calcolo sbagliato. Anzi, è accaduto esattamente il contrario. Tra il timore per eventuali elezioni anticipate e la soddisfazione per aver costretto l’odiato presidente del Consiglio ad abbandonare palazzo Chigi, è stata questa seconda prospettiva a prevalere cosicché la battaglia per il “no”, lungi dal mitigarsi, si è ulteriormente inasprita.

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Ottorino Gurgo

Renzi ha, dunque, capito di aver commesso un errore. Così, nella partita a scacchi in corso con i suoi oppositori, ha radicalmente modificato la propria strategia: se pure dovesse essere sconfitto nella consultazione referendaria, non abbandonerebbe la poltrona. I fautori del “no”, pur se vincitori, non otterrebbero il suo scalpo.

Fin qui i giochini, le manovre, le macchinazioni che sono tipici del teatrino della politica”, ma che ai cittadini, in verità, interessano assai poco. Quel che può, invece, interessar loro è se realmente la vittoria del “no” potrebbe comportare lo scioglimento delle Camere e le elezioni politiche anticipate.

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Francamente riteniamo che quest’ipotesi, al di là del chiacchiericcio di “lor signori” non può essere esclusa. Tutt’altro. E’ fuor di dubbio che una sconfitta nella consultazione referendaria indebolirebbe fortemente Renzi e il suo governo, e non soltanto sul piano interno. La situazione che verrebbe a determinarsi sarebbe, per il presidente del Consiglio, del tutto insostenibile. Con quale prestigio potrebbe presentarsi ai vertici con i partner europei ? Con quale credibilità potrebbe condurre in porto il suo piano di riforme ?

A quel punto la crisi potrebbe assumere concreta consistenza. Ma la maggioranza del “no” è – ammesso che essa prevalga – estremamente composita e certo non potrebbe trasformarsi in una maggioranza in grado di dar vita ad un governo. Come si può pensare, infatti, ad una maggioranza di governo che veda insieme i Cinquestelle, la Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e gli antirenziani del Pd ?

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La verità è che dire “no” è certamente più facile che dire “si”. Andremmo incontro, dunque, inevitabilmente, in caso di vittoria del “no”, con tutte le conseguenze che questo comporta, ad un non breve periodo di instabilità il cui sbocco finirebbe con l’essere, con ogni probabilità, l’anticipato scioglimento delle Camere.

Al di là delle dichiarazioni e delle intenzioni dei protagonisti della vicenda, l’ombra di elezioni anticipate grava, dunque, sul referendum del quale potrebbe costituire il seguito, magari dopo una revisione della legge elettorale. Ed ecco aprirsi la prospettiva di nuovi, drammatici scontri.

 

 

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