di Adolfo Mollichelli
Era imbattuto da quattordici giornate il Napoli euclideo. Si ferma davanti alla giovin Atalanta guidata da Gasperini che fa rima con Mazzini (Giuseppe). Sconfitta senza se e senza ma. Pur avendo giocato un bel po’ di tempo in superiorità numerica per l’espulsione di Kessiè, il gigante d’ebano che viene dalla Costa d’Avorio. I due legni colpiti? Lasciate perdere. L’Atalanta passa con due gol del centrale difensivo Mattia Caldara che è già stato acquistato dalla Juve.
Il primo su sviluppi di un corner (decimo centro bergamasco) Qualcosa non ha funzionato nel drone sarriano tra l’umidità di Castelvolturno.
Il secondo con manovra e tempi da calcio inglese: impostazione, corsa al centro dell’area avversaria, a raccogliere l’invito dalla fascia di Spinazzola. E qui il drone non c’entra. Dovevo alzarmi dal divano io ed andare a chiudere (cercare di) quel buco enorme che si era spalancato e in superiorità numerica?
Quarta sconfitta in campionato. Brutta ouverture all’alba dei dieci giorni che possono sconvolgere il pianeta azzurro: martedì l’andata di coppa Italia allo Stadium, poi la trasferta di Roma all’Olimpico che sta per essere trasferito a Tor di Valle, infine il ritorno con il Real.
Roba da far tremar le vene e i polsi se il Napoli sarà quello visto (?) al cospetto della squadra bergamasca: velleitario, confusionario, un po’ spocchioso e piuttosto incredulo, oddio ma questi ragazzini sono terribili, dov’è il Bologna slabbrato, ridateci i felsinei che si aprivano a noi Mosè come il mar Rosso!
Ho creduto nel pari, almeno quello. Fregato dai miei tortuosi ragionamenti. Dunque, Atalanta (la dea) viene dal greco Atalànte che significa “in equilibrio” e allora vuol dire che il pareggio è scritto nell’Olimpo e nel cielo piagnucoloso di pioggia di Fuorigrotta. E invece: nisba. Ho seguito i “fujenti” in conflittualità, in un misto di speranza, meglio fiducia, e delusione sempre più latente. Perché col trascorrere del tempo era chiaro che il solo Mertens (tre belle cose e la punizione deviata da Berisha all’incrocio) non sarebbe bastato al cospetto dei ragazzi di padre Tobia Gasperini che erano uno più bravo dell’altro.
E poi, quel Gomez che chiamano Papu – che significa folletto – che andava a chiudere fino alla linea di fondo (sua) e che era pericolo costante e meno male che gli riuscivano soltanto i primi passi per perdersi nel secondo, altrimenti sarebbe stata goleada (nerazzurra). Capito? lui, il Papu che è talmente petisso che sembra un puntino quasi invisibile tra i calciatori palestrati di oggi.
E il centrocampo creativo dei “fujenti”? non pervenuto. Kessié ha annullato Hamsik, Kurtic ha limitato Diawara, Freuler che è svizzero ha dato diversi cioccolatini (immagino) a Zielinski.
La Dea era bella, tosta, equilibrata e giovane. E a poco sono serviti i cambi di Sarri che scrive e scrive e scrive epperò non mi ricorda Silvio Pellico ma piuttosto Cesare con le virgole di capelli sulla capoccia pensosa e figuratevi la fronte. S’è finito col casino perfetto. Con le torri (si fa per dire) insieme a raccogliere cross improbabili e che erano sempre preda dei Caldara, Toloi e Masiello.
Insomma: Milik il polacco da poco tornato e Pavoletti – che quando era al Genoa con Gasperini chiamavano Pavoloso – sempre più simile al vecchio centravanti di periferia, dei campi in terra battuta col pubblico addosso che ti grida insulti ravvicinati di un certo tipo e ti getta addosso di tutto.
Sconfitta che non fa una piega. Atalanta bella come una Dea, appunto. A proposito, Aurelio Primo, ha visto? Sarri, l’ha schierato il tuo Pavoletti. Come dice? Dall’inizio avrebbe dovuto giocare? Lasciamo perdere. A proposito, ha parlato con il sindaco? insomma: ‘o famo ‘sto stadio per laureati con poltrone di pelle di leopardo? ” Su, così magari potremo invitare anche Cleopatra. Senza aspide. Naturalmente.
Questa doveva essere la prima di dieci giorni molto impegnativi per la S S C Napoli.
Ha cominciato con una sconfitta.
La notte del 7 marzo potremo tirare un bilancio.
A me non interessa più molto di cosa fa la squadra. Non so nemmeno più i nomi dei calciatori.
Continuo a tifare Napoli solo perché qui sono nato e qui vivo.