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Giggino, Antigone e Pappagone

 di Marco De Marco

Non più Antigone ma Creonte? Chi è oggi Luigi de Magistris? Gratta gratta, è questo l’imbarazzante dilemma posto dal ministro De Vincenti a proposito degli alloggi popolari di Scampia assegnati alla camorra. C’è insomma da capire se il sindaco sia ancora dalla parte della sacerdotessa della contestazione; o se sia finito invece per identificarsi con il più noto difensore della legge scritta. Finora, il sindaco di Napoli, che non a caso ama definirsi ribelle, è sempre stato dalla parte di Antigone, cioè della giustizia sostanziale contro quella formalistica del reggitore di Tebe.

 

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Marco De Marco

Non ne ha mai fatto mistero: né nei febbrili tweet notturni né nei più meditati post rivoluzionari affidati a Facebook. Era con Antigone quando c’era da contestare Renzi per il decreto di nomina del commissario a Bagnoli: offende le competenze comunali, diceva; ed era con Antigone un paio di settimane fa quando c’era da contestare il prefetto per aver garantito a Salvini il diritto di tenere il suo comizio a Napoli: la libertà di parola? A tutti, non al segretario nordista della Lega.

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Ma de Magistris non è più con l’eroina sofoclea ora che si tratta di assumere una posizione esemplare sul fronte della lotta al potere criminale. Ora, e non prima, la legge scritta (una legge regionale, a quanto pare) è portata dal sindaco a giustificazione del suo discutibile operato. Ma se anche fosse, gli ha contestato in sostanza il ministro De Vincenti, possibile arrivare ad assegnare case del Comune a famiglie di camorristi? Possibile, ci sarebbe da aggiungere, non controllare i casellari giudiziari solo perché quella norma regionale non lo richiede?

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Il sindaco ribelle avrebbe potuto sollevare in tempo la questione. Invece ha fatto altro. C’è, infatti, una dirigente del Comune di Napoli, quella oppostasi alle assegnazioni sospette, che dice di essere stata rimossa dall’incarico proprio dopo il suo diniego. Frittata fatta, argomenta il sindaco, solo perché non avevamo alternative.

Un ragionamento come si vede tutt’altro che ribelle. Che i panni di Antigone cominciassero ad andare stretti a de Magistris si era capito nei giorni scorsi, quando in polemica con il Corriere del Mezzogiorno, che aveva sollevato dubbi sulla mancata attribuzione di uno spazio a una coop di assistenza ai disabili, il sindaco aveva replicato seccato, scaricando ogni responsabilità su una commissione tecnica. Si era limitato, aveva spiegato, a uniformarsi al suo parere. Eppure, ora non di welfare cittadino si parla, bensì di camorra.

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Saviano e De Magistris

 

Quella stessa camorra di cui spesso il sindaco ha minimizzato la portata, ad esempio in polemica con Saviano. Quella camorra che ha trasformato intere aree di Napoli in quartieri dell’anti-Stato dove ha imposto la sua legge, sparando e uccidendo. Ora che c’era bisogno di dar battaglia, de Magistris ha evitato di impegnarsi. Dall’antagonismo al formalismo. Il caso vuole che in questi giorni sia uscito un bel libro che rilegge la tragedia di Sofocle. “Il dilemma di Antigone”, si intitola, l’ha scritto Fabio Ciaramelli, filosofo del diritto, napoletano. Il sindaco farebbe bene a leggerlo.

 (Corriere della Sera)

 

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