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“Ma che ne sai se non hai fatto il piano bar…”

di Mino Cucciniello

Ma che ne sai se non hai fatto il piano bar…” era l’allegro refrain di una canzone che al festival di Sanremo del 1995 cantavano Gigi Proietti, Peppino di Capri e Stefano Palatresi. Volevano far conoscere le magiche atmosfere dei night club, le luci diffuse, la musica che ti accompagnava. Quei locali dove si poteva anche parlare, conoscersi.  Un po’ quello che sto cercando di fare anche io ricostruendo la vita dei maggiori locali che hanno caratterizzato la vita notturna napoletana. Nella prima puntata di questo viaggio “Quando il lungomare era prigioniero dei night club” ho raccontato alcuni dei più noti locali che c’erano a Napoli tra il 1950 e la metà degli anni sessanta, quando protagonista di questa movida dell’epoca era un pubblico composto da persone più vicine ai trenta che ai vent’anni, e dove in giro di notte c’erano anche i quarantenni ed i cinquantenni ed anche più. La notte, una volta, non era appannaggio dei giovanissimi.

Catherine Spaak, nel film La Noia

Catherine Spaak, nel film La Noia

Erano anni speciali. Sin dai primi anni sessanta nuovi venti innovatori riguardanti idee e mode iniziarono a soffiare forti sulla gioventù. Catherine Spaak, nel film La Noia, ricoperta soltanto da tanti biglietti da dieci mila lire; Sophia Loren, che si esibiva nello strepitoso spogliarello nel film Ieri, Oggi e Domani; Stefania Sandrelli in Sedotta e Abbandonata, erano i sogni proibiti.

Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant protagonisti del film Il Sorpasso

Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant, il Sorpasso

Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant protagonisti del film Il Sorpasso (un vero e proprio affresco cinematografico di un Italia degli anni del benessere e del boom economico), una sorta di sogno di un nostrano On the Road, stile Jack Kerouac. Il sabato sera in Rai tronfava Studio Uno con  la Pavone che cantava “Che m’ importa del mondo” mentre Mina rispondeva con la sua inconfondibile voce interpretando “Città Vuota”.

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Ma anche la musica iniziava a cambiare, dall Inghilterra giungevano le prime note dei Beatles e dei Rolling Stones che mietevano i loro primi successi in alcuni scantinati londinesi e furono proprio questi luoghi così insoliti a far si che alcuni ragazzi napoletani aprissero, per un pubblico di adolescenti, in altrettanti scantinati nostrani i primi timidi localini. L’arredamento di questi posti era molto casual, generalmente c’era qualche panca sgangherata con innanzi un tavolino sul quale vi era poggiata una bottiglia vuota da poter inserire una candela in modo da creare una certa atmosfera.  Cominciava l’era delle cantine, quei localini spesso d’avanguardia dove si faceva musica, ma, in un secondo momento,  anche cabaret. Tra i più famosi di questo genere di localini fu sicuramente il Sagapò.

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Jacqueline e Romano Mussolini al Loyd Club

Intanto due tra i più rinomati ritrovi notturni napoletani iniziarono a chiudere.  Erano cambiate molte cose, a Roma c’era stato il grande successo del Piper.

Il primo locale a chiudere fu il Giardino degli Aranci per far posto in via Orazio ad un parco immobiliare che porta lo stesso nome del locale, ed poi chiuse il Golden Gate sempre in via Orazio per fare spazio al ristorante La Sacrestia.

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Franco Campanino all’inaugurazione della Mela

Con l’apertura della Mela nel febbraio 67, finalmente anche i più giovani, quelli non ancora maggiorenni, ebbero la possibilità di poter andare in vero ritrovo, proprio come i più grandi.  Il nuovo locale di via dei Mille pur mantenendo inalterato le tradizioni e gli orari del night, organizzava  infatti, solo ed esclusivamente per il sabato e la domenica ( gli altri giorni c’erano i compiti da fare) i famosi “pomeriggi danzanti” che si svolgevano dalle ore 18 alle 21. Tre ore di vita. Una sorta di debutto delle giovani leve. L’inizio della fine dei balletti in casa…

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La Mela, in primo piano Mario De Luca

Il successo che ottenne La Mela sin dalla sua prima serata fu enorme, tanto da spingere altri imprenditori napoletani ad investire i propri capitali nel mondo del by night. Infatti solo qualche mese dopo della Mela, venne aperto nei locali sottostanti del ristorante Le Arcate di via Aniello Falcone, allora gestito dalla famiglia Izzo, il Jolly Club ad inaugurarlo fu scritturata, per un inizio col botto, addirittura Mina: e fu un vero trionfo. La replica avvenne una settimana dopo con Ornella Vanoni, e fu un altro un altro grande successo. La città rispondeva alla grande agli appuntamenti con i grandi artisti della canzone. C’era voglia di concerti e di grandi artisti.

A piazza dei Martiri, situato nel locale ad angolo con la Galleria Navarra, aprì il Barbarella, chiamato così in onore di Jane Fonda protagonista dell’omonimo film dell’ottobre 1968 di Roger Vadim. Il mitico Sombrero lasciò i suoi storici locali di via Partenope per trasferirsi in quelli più grandi e prestigiosi della Casina dei Fiori, una struttura molto bella che si trovava in villa Comunale lato mare precisamente nello spazio che va dall’imbocco di Viale Dohrn al monumento in onore di Diaz. Invece il Royal Club nel 1969 venne preso in gestione dall’imprenditore napoletano Mariano Pacifico, ribattezzandolo col nome di “Schiribizzo”, che ebbe nei suoi primi mesi di attività molto successo tanto da mettere in difficoltà il pubblico sulla scelta di dove trascorrere le loro serate se nel locale del lungomare o alla Mela. E nell’indecisione molti sceglievano di fare prima quattro salti allo Schiribizzo e poi concludere le loro uscite nel locale di via dei Mille, che nonostante l’agguerrita concorrenza dello Shaker club, continuava ad essere premiato dalla sua affezionatissima clientela.

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I Campanino

 

Una sera nella primavera del 1971, sulla scia di quanto avvenuto a Roma al Number One, la Mela fu oggetto di una vera e propria perquisizione dagli agenti di polizia, che passarono al setaccio tutto e tutti a caccia  delle “famose bustine”. Di cocaina, pare, neanche un grammo: ma dalle elegantissime trousse da sera delle signore nonché dalle tasche degli eleganti abiti uscì di tutto creando una serie di rossori e di biancori sui visi dei perquisiti… Imperterriti e solerti gli agenti frugarono ovunque, naturalmente anche nell’office del locale dove trovarono una gran quantità di piccole uova di Gay Odin che, essendo il periodo prepasquale i fratelli  Campanino, allora gestori della Mela, avevano comprato per offrire ai clienti. Le uova insospettirono i poliziotti che decisero di aprirle una dopo l’altra pensando di trovare “la sorpresa delle sorprese”. Non trovarono nulla. Fu solo una stage di cioccolata.

Rossella Crisci

Rossella Crisci

Intanto il night di tradizione iniziava a trasformarsi, la musica dal vivo iniziò ad essere sostituita dalla figura del dj e la tal cosa aiutò i nascenti locali di via Manzoni come lo Zeppelin ed il Papillon, quest’ultima discoteca tolse una fetta di posillipini habituèe della Mela essendo nel loro quartiere. Tutti i locali avevano una reginetta, quelle del Papillon furono Federica Biraghi, Rossella Crisci e Clelia Maiello

Nell’autunno del 1972 ai frequentatori della Napoli by night venne data una ulteriore alternativa con l’apertura del Privè club nella piazzetta della funicolare al Parco Margherita. Il nuovo locale veniva scelto soprattutto da quelle persone che volevano ascoltare un po di musica in un atmosfera un po più tranquilla cosa che non era possibile nella “mondanissima” Mela, ma nonostante questo non ebbe mai un grosso riscontro di pubblico al contrario del vomerese Cowabunga in via Merliani che raccolse molta della gioventù bene della collina e soprattutto tante belle ragazze, la tal cosa non passò inosservata ai molti ragazzi di via dei Mille, che si avviavano al Cowabunga in delle vere e proprie spedizioni di acchiappanza

 (2. continua)

 

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3 pensieri su ““Ma che ne sai se non hai fatto il piano bar…”

  1. war2

    Descrizione impeccabile di un ritorno al passato…. A quei giorni spensierati, divertenti che purtroppo non tornano più…
    Grazie Mino per averci dato la possibilità di ricordarli e riviverli

    Replica

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