Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il campionato dice 33

di Adolfo Mollichelli

 Buona la prima. Il Napoleone muto (Adl ha ordinato il silenzio stampa, perché?) ovvero zio Maurizio festeggia i cento giorni con il primo successo nell’ouverture, canta che ti passa, al terzo tentativo. Buon segno. Verona, oh cara! Il Corno che verrà sul Lungomare liberato propizia l’autorete di Souprayen (un nome da prodotto vitaminico) che sblocca il risultato. Poi, Arkadiusz – schierato dall’inizio al posto di Dries Ciro, insomma Mertens – si scrolla di dosso l’Armadius nizzardo – e chiude i conti. Verrà pure la ciliegina Ghoulam al suo primo gol e in alto i cuori. 

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Sarri ha fatto cento

La Juve aveva bussato tre volte alle sei del pomeriggio. Il Napoli risponde tre volte presente nella sera ventosa e bagnata di Verona. Inizio bagnato, inizio fortunato. Diciamo così.

Su un terreno bicolore: verde marcio quasi marrone una metà campo, verde intenso (quasi) l’altra metà. E che diamine, Giulietta cara, possibile che nel tuo regno non ci sia un Capuleti, almeno uno, che sappia di agronomia? E meno male che era stato imposto il silenzio degli innocenti, altrimenti m’immagino la tiritera di Sarri: non si può giocare su un campo che per metà è di patate; non è il massimo cucire trame quando piove e tira vento. E via di seguito. Meglio: via col vento.

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Dominio sarrista per tre quarti di gara. Varie occasioni da gol buttate via. Solito bel Napoli che tiene fede ai suoi frequenti finali inquietanti. E infatti becca gol su rigore e perde Hysaj espulso. E, udite udite, nel momento no va ricordata come un’assicurazione sulla vittoria che verrà la paratona nella quale s’era esibito – conclusione del napoletano Verde – ad inizio ripresa la Regina dei pali azzurri. Dal momento che gli ho sentito urlare ad un compagno “ma che cazz fai” non è il caso di continuare a chiamarlo Reina. Ma sì, la Regina Giovanna che rubava i cuori e così mi prendo anche gli olé delle spasimanti virtuali e non di José Manuel Reina Pàez detto semplicemente Pepe e meno male.

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C’è stato qualcosa di nuovo sotto il cielo plumbeo e piagnone di Verona: la voglia sarrista di allargare il gruppo dei titolarissimi. Ed ecco partire con Chiriches (per Albiol), Zielinski (per Allan), Diawara (per Jorginho), Milik (per Mertens). Troppa grazia sant’Antonio. E’ continuando su questa strada che si potrà ambire a qualcosa d’importante. Ruotare per credere! Quando vedo Diawara esibirsi con la naturalezza del campione navigato mi sorge sempre il dubbio che possa avere qualche anno in più di quanti ne abbia realmente. E poi, c’è ancora un Rog che è fior di giocatore e ci penserei su due volte a cedere Giaccherini del quale Conte diceva: si chiamasse Giaccherigno sarebbe celebrato come merita.

Martedì a Nizza che ha una bellissima promenade c’è da blindare il passaggio ai gironi della Champions. I francesi hanno colto la prima vittoria in campionato, due a zero al Guingamp. E ci sarà pure Balotelli. L’errore più grave sarebbe quello di considerare una passeggiata la trasferta in casa Garibaldi.

Totti, primo giorno da dirigente a Trigoria

Totti, primo giorno da dirigente a Trigoria

E così – quasi senza che ce ne accorgessimo – è partito il campionato. Il primo senza Totti  dopo 23 anni. Il Pupone mancherà un po’ a tutti i seguaci di Eupalla. E’ la prima volta del Benevento, auguri agli stregoni. Torna un derby campano e fa piacere.

Dopo 49 anni è tornata in A la Spal, acronimo di società polisportiva ars et labor. Ricordo le figurine Panini con i volti giovani di Capello, di Massei, di Picchi, di Bigon, di Reja, di Del Neri. E la grande signorilità e lungimiranza di Paolo Mazza il presidentissimo.

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Un rigore storico, il primo assegnato col Var

Primo campionato col Var. E subito in funzione. In Juve-Cagliari il primo rigore “varato” della storia. Assegnato da Fabio Maresca l’arbitro napoletano tenuto in grande considerazione dai vertici dell’Aia.

Qualcuno ci ha scherzato su e l’ha chiamato Varesca. Quando si entra nella storia (seppure tecnocalcistica) si può – e si deve – saper sorridere.

 

 

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