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Il mostro Asia Frank

di Gerardo Verolino

Il flusso delle notizie, oggi, è un magma indistinto che mescola dentro  ogni cosa. Per uno strano caso, nel calderone, va a finire, come in una maionese impazzita, tutto e il contrario di tutto. Il bene e il male. Il giusto e l’ingiusto. La vittima e il carnefice creando un cortocircuito di notizie, immagini, parole, dove non si comprende più chi sia nel torto e chi nella ragione. Chi sia il buono o il cattivo. E confondendo, non poco, le idee del lettore o  dello spettatore anche più avveduto. Vediamo la storia, ad esempio, di Asia Argento.

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Asia Argento

La figlia di Dario, di cui si può vedere un recente disturbante selfie, scattato nel bagno di un albergo di Parigi dove la ragazza postando una foto con la scritta:”Sometimes we walk about, we go around, we talk about”, si mostra in una sconcia e dissoluta nudità, esibendo un corpo imbrattato di tatuaggi, che, lungi dall’essere sexy, sembra essere più provocatoriamente rivoltante, in linea col personaggio dark, da eroina maledetta, che lei vuole dare.

Gerardo Verdolino

Gerardo Verdolino

La Argento dunque, da alcuni mesi a questa parte è assurta a paladina di un nuovo femminismo, dopo aver denunciato le presunte molestie del celebre produttore Weinstein. Ora che una donna come la Argento possa, anche scorrendo il ricco campionario di storie  foto e dichiarazioni oscene dove appare sempre in contrasto col mondo, per niente intimorita, anzi esibendo  atteggiamenti di sfida, assumendo pose e posture da bulla di quartiere, liberando ogni forma di sdolcinata femminilità per apparire sempre  come una guerriera aggressiva che vuole il dominio sull’uomo, presentarsi come una vittima del bruto, appare, decisamente, improbabile.

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Semmai sembra essere il contrario. E cioè che possa essere lei a brutalizzare il laido, viscido, maiale, in un rapporto sadomasochistico al rovescio. Siamo nei territori circostanti il Servo di Losey. O la “Venere in pelliccia” del barone Von Masoch.  Non certo nelle lande delle  ninfe nabokoviane o delle povere santemariegoretti conculcate nella loro candida innocenza dal mostro della porta accanto. La Argento è sboccata, dentro e fuori dal set. Mostra. sgraziata, il dito medio davanti ai fotografi. Esibisce una sessualità lubrica e fastidiosa. Abbonda nel turpiloquio. Bacia voluttuosa il rottweiller nel film “Go, go tales” di Abel Ferrara.

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Si masturba davanti alla cinepresa in “Boarding Gate”. “Lo faccio anche sul set davanti a tutti-dichiarerà in un’intervista al settimanale “A”, nel 2007, l’attrice. Aggiungendo, quando ancora erano lontani i tempi del pubblico martirio, onestamente che “per me il sesso è solo uno strumento di potere“.

In una  successiva intervista al quotidiano “Libero” poi affermerà  che gli uomini “non sanno toccare il corpo di una donna, sono terrorizzati, (da lei sicuramente sì) è come se dovessero affrontare un’operazione. Uno li deve guidare. Se fosse per loro si masturberebbero e basta davanti al corpo femminile“.

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Pensare che una donna così possa diventare la nuova icona del femminismo in quanto vittima del maschio prevaricatore appare francamente assurdo. Che possa essere portata ad esempio  d’emancipazione femminile perché, dopo vent’anni, svariati contratti hollywoodiani, fama e successo, avrebbe deciso di vuotare il sacco su ciò che a tutti era noto, e, a quanto pare essendone stata  essa  stessa abbondantemente a conoscenza, da il senso della schizofrenia del momento  che stiamo vivendo.

E quando afferma di temere ritorsioni da parte del Mossad si capisce che abbiamo superato la soglia del ridicolo.

Per una discutibile vittima  assurta ad emblema della giustizia, c’è una vera vittima innalzata, per paradosso nel fluire incessante delle disordinate immagini, nel racconto non mediato delle sequenze, a simbolo dell’odio e della riprovazione. E’ questo che appare nel cogliere l’uso indiscriminato e criminale delle foto della piccola Anna Frank, morta a soli 15 anni, per mano dei nazisti, nel campo di concentramento di Bergen-Belsen e che scrisse i commoventi diari della sua “clandestinità” olandese, da parte di quattro incoscienti pseudotifosi che per irridere gli omologhi della squadra avversaria hanno stampato delle figurine della povera Anna mettendole indosso,  attraverso un fotomontaggio, la casacca dei detestati nemici.

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Lo sfregio ad Anna Frank

Nello scorrere incessante delle immagini, in quel blob indistinto della comunicazione moderna, si vede una donna ammirata e portata ad emblema, la Argento, e una ragazzina, la Frank, derisa, insultata, banalizzata nel suo stesso corpo, ridotta a figurina di scherno per soddisfare i giochi insolenti di menti malate.

Il fluire dei fotogrammi ci dice che la santa sarebbe la Argento e la povera cretina da prendere in giro la Frank. E’ il racconto distopico e assurdo della realtà che nel fiume carsico di immagini e notizie sovrapposte della comunicazione moderna, frenetica e compulsiva, crea un effetto falso e straniante. Il medium vomita volti e fatti a casaccio creando una poltiglia informe che in masse non sufficientemente edotte rischia di generare una, inconsapevole, distorta  disinformazione.

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4 pensieri su “Il mostro Asia Frank

  1. Lucio

    Ottima analisi, che condivido pienamente, della confusione in cui si arrotola il nostro sistema informativoo. Tra siti web che si nutrono di notizie eclatanti e cattivi giornalisti che preferiscono le notizie urlate alle analisi ragionate.
    Un sistema che crollerà sotto se stesso? Dall’analisi di Gerardo Verolino c’è da aspettarsi di sì. Speriamo.

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  2. marina salvadore

    Standing ovation per Gerardo Verolino. Certo, se un pezzo cosi’ lucido, forte e schietto, lo avesse scritto una donna sarebbe stato piu’ coerente…ma l’ha scritto un uomo, colto e sensibile comunque un uomo e le “firme” e vedettes dello star system, se avessero un briciolo di pudore e materia grigia…o almeno un pizzico di dignita’, dovrebbero sentirsi parecchio umiliate. Da donna e da femmina ma soprattutto da ex personaggio pubblico nonche’ moglie e madre, condivido pienamente i contenuti di questo “pezzo” e la medesima rabbia e disgusto verso il soggetto psicolabile coinvolto. Bravo, Verolino!

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  3. Vito Coppa

    Gerardo Verolino è un approfondito studioso di comportamento sessuale patologico e un acuto osservatore dei fenomeni mediatici. Ne esce qui un autentico articolo scientifico.

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  4. Giuseppe Cozzolino

    Pienamente d’accordo. È un mondo completamente alla rovescia quello che ci circonda. Ed è ingiusto soprattutto nei confronti delle vere “vittime”, dimenticate ed irrise dagli strepiti del Circo Mediatico attuale.

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