di Gerardo Verolino
Dopo aver fatto l’ennesima brutta figura affermando che avrebbe incontrato all’estero i suoi “alter ego” (ma l’elenco degli sfondoni è lungo: dal collocare il dittatore cileno Pinochet in Venezuela al confondere il sociologo Luciano Gallino con lo psicologo Gallini, dallo sbagliare per tre volte di seguito il congiuntivo nella stessa frase all’esibirsi in un discorso in inglese alla Kennedy’s School che neanche Alberto Sordi “Meniconi” dell’americano a Roma, ma la lista va continuamente aggiornata) all’onorevole gaffeur di Maio, un ispirato Goffredo Buccini, sul “Corriere della sera” ha consigliato di insistere con gli strafalcioni per darsi un’immagine familiare e rassicurante, applicando alla lettera la teoria dell’uomo qualunque di Umberto Eco-esplicitata nel celebre “Fenomenologia di Mike Bongiorno”- per diventare un’icona pop come il presentatore italoamericano.
“Bongiorno -dice Eco- conforta l’uomo mediocre elevando la gaffe a dignità di figura retorica. Egli convince il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità.” Ed ancora. “Non provoca complessi di inferiorità. Rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perchè chiunque si trova già al suo livello”.
Questa in sintesi la tesi del semiologo. Ma il paragone con Bongiorno o con altri celebri gaffeurs come il principe Filippo di Edimburgo (ad un cadetto diciassettenne che aveva perso la vista a causa di una bomba: “Lei non deve vederci molto bene-gli disse-a giudicare dalla cravatta che indossa”) non regge.
Mike è stato un serio professionista, se non un gigante, del mondo dello spettacolo. Un pioniere, e, per l’epoca un innovatore del linguaggio televisivo. L’uomo che ha creato per l’Italia il genere del telequiz (mutuandolo dall’americano “The $64,000 Question) e che, fino alla fine della sua vita, è stato universalmente riconosciuto come l’emblema della Televisione.
Nel suo caso ci troviamo di fronte ad un mostro sacro che si atteggia a fare l’uomo comune. Le gaffes di Mike (“Ahi ahi ahi signora Longari, mi è caduta sull’uccello” o “Tra un po’ Romina Power ce la fa vedere” o leggere Papa Pio X in Papa Pio ics e a chi gli chiedeva se fosse un sub eccezionale rispose “No, sono un sub normale“) possono essere definite autentiche perle di nonsense, divagazioni eccentriche di un fuoriclasse dell’etere, divertissement autoironici di un maestro dell’intrattenimento, calembours metatelevisivi di un presentatore universale o schizzi improvvisati dell’ antesignano di un’arte minore.
Al contrario delle gaffes di Di Maio, che appaiono, nel contesto dell’uomo banale che incarna (gli americani dai quali si è presentato in questi giorni per farsi conoscere hanno avuto l’impressione di trovarsi di fronte ad un signore anonimo non riuscendo a capire come gli italiani possano “candidare a premier” uno così: cosa ha fatto nella vita? si è chiesto il New York Times) vuote, tristi, Espressioni sconsolanti di un uomo grigio. Non suscitano il sorriso bonario delle papere bongiorniane. Non c’è partecipazione emotiva. Non c’è pathos seppur ridanciano. Ma solo uno sconfortante rigetto di feroce sarcasmo e, in qualcuno, anche una malcelata smorfia di disgusto e raccapriccio.
Nessuno, dopo uno svarione di Mike, pur ridendone, si sarebbe sognato (e si sognava) di mettere in dubbio le qualità professionali di colui che lo commetteva. Anzi a suscitare l’ilarità era il fatto che a cadere in errore fosse il serio e inappuntabile showman. Insomma il Re dei presentatori era nudo (e umano per citare Eco) attraverso una gaffe.
Invece quello che tutte le persone di buon senso, tranne gli aficionados della setta grillina, notano, nel già discutibile impianto politico- ideologico-culturale del parlamentare pomiglianese, è che le sue frequenti sgrammaticature sono l’ennesima dimostrazione della sua inadeguatezza a farsi carico del delicato compito di guidare il governo di una nazione. “Would you buy a used car from this man? (Compreresti un’auto usata da quest’uomo?) ammoniva un vecchio ed efficace slogan delle campagne elettorali americane.
Massima che potremmo applicare oggi riferendoci al giovanotto dei Cinquestelle. Che, quando inciampa in errore, non fa ridere. Ma viene solo deriso.
Personalmente però io la la comprerei molto più tranquillamente da Luigi Di Maio – sicuramente persona onesta sino a prova contraria – che non da qualche altro Uomo politico, che colleziona avvisi di garanzia, sentenze di proscioglimento per prescrizione del reato, balletti rosa e “figurelle” varie per il Mondo!!!
D’altro canto, ne bis in idem ammonivano i Latini e se tanto mi diede tanto, perché oggi mi dovrebbe dare qualcosa di diverso???