Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Svezia in Russia, Ventura in Siberia

di Adolfo Mollichelli

L’omone che sbuffa e l’omino delle banane. Chissà dove sono, che cosa staranno facendo. Che cosa staranno pensando, sarebbe pretendere troppo. Mentre i figli di Ikea, pippe stratosferiche, festeggiano e pare che siano decisi a mandare dalle nostre parti pezzi di legno in meno e vitarelle spanate. Viva il mondiale a 32 squadre e senza la nazionale quattro volte campione del mondo, sessant’anni dopo.

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Da Foni a (s)Ventura. Da Belfast a Solna e Milano. Ci perde anche il Pil. Fuga degli sponsor e Casa Italia che non sarà montata a Mosca dalle parti di San Basilio e il Cremlino.

Apocalisse e tragedia sono termini che tralascio.

Verrebbe da dire che ben altre sono le sventure: la terra che trema dovunque, i disastri ambientali per lo più provocati dagli uomini, la politica che è una farsa, l’ignoranza al potere, la pioggia a Napoli.

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Carlo Tavecchio. Un uomo solo al comando

Optì Pobà! così pare che abbia esclamato l’omino federale nel ventre ululante di fischi e pernacchi del Meazza.

Mentre l’omone che sbuffa e guarda torvo le sue creature, conte Ugolino del pallone, dicono che sia convinto che con un tre-cinque-tre (il portiere non conta) avrebbe spezzato le reni agli svedesoni ed avrebbe vendicato il biscotto lusitano cucinato con i danesini, che andò storto al Trap che bestemmiava con la corona benedetta della sorella suora tra le mani.

FIFA World Cup 2018 European qualifying playoff Italy vs Sweden

Piange Sky, piange Mediaset, piange la Rai che non è la BBC e che s’era attrezzata con Fazio della iella per festeggiare il viaggio della carovana azzurra nella terra di Putin. E invece, imbarazzatissima, ci ha sfottutto la Filippa svedese (Lagerback) che ha ricordato a tutti quanto sia stata Pippa l’Italia. Piangono le redazioni dei quotidiani sportivi.

Un mondiale senza l’Italia è un’estate triste. Povera di telespettatori e di lettori.

Ma un po’ di colpa è anche loro, dei cosiddetti critici, esperti e direttori ossequianti. E’ la stampa bellezza, che pompa e loda, che esalta e che tifa, che vede e fa finta di non vedere. La critica sana, non pretestuosa, aiuta a crescere, induce a riflessioni, porta miglioramenti.

La poltrona, la poltroncina, le rendite di posizioni, i proclami, le boutades, le leggerezze degli uomini di potere. E allora ti lodo, ti esalto caro Daniele (De Rossi) perché una delle poche cose serie ascoltate, viste sulla panchina dei campioni perduti è stata la tua rinuncia, novello Celestino V e potrei chiamarti Azzurrino I, a scendere in campo: ma che cazzo entro a fa’, se deve segnà e ce defendemo! 

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Gian Piero Ventura

La summa delle castronerìe dell’omone che sbuffa e ama il sole. Lui che era partito con l’undici sbagliato anche nella contesa decisiva. Che aveva insistito sul Candreva del luna park: vinci un premio ogni qual volta colpisci un difensore con un cross. Con l’Immobile poi raddoppiato da Belotti e quindi scegli due e gioca (seppur gioca) uno. Con la difesa a tre che avanzava lento pede e si schiacciava sul muro svedese: io la do a te, tu me la ridai, io te la ridò, e Jorginho che era lì ad aspettare il pallone dei passaggi a scartamento ridotto. Con Darmian spompato dalla fatica di Solna. Con El Sharaawy che ha fatto la fine di Insigne in Svezia: ingresso tardivo e sul lato sbagliato. Con Lorenzinho fuori per sempre. Io me la sarei giocata con il faraone e il magnifico dall’inizio e con un attaccante centrale soltanto e con un Bernardeschi tra le linee al posto di Parolo. Ma l’omone non è stato dello stesso avviso. Eppure a Madrid aveva osato il quattro-due-quattro a lui tanto caro. In casa della Spagna, capite! E furono fischi e Isco due volte e la ciliegina di Morata. L’omone che volle fare il don Chisciotte. E meno male che i rossi si guardarono in viso e si dissero: basta così, non esageriamo.

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Ventura e Buffon, lacrime d’addio

Piange Buffon che non vedrà più l’azzurro. Ti vidi esordire nel gelo di Mosca (’97), ti vidi sollevare la coppa del mondo sotto il cielo di Berlino. Non lo meritavi un finale così.

Scritto male dall’omino delle banane che s’era premunito con Infantino: mi raccomando l’arbitro. Scritto (?) ancora peggio dall’omone che sbuffa, invece di ringraziare Eupalla. Lui, ct per caso. Meglio: ct per caos.

Delusione e amarezza, cara squadra azzurra. Diventata nera. Ma non per caso.

 

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