Piss Christ ( Cristo di piscio ) di Andres Serrano

Vade retro blasfemia

di Gerardo Verolino

Un’artista americana, Cameron Esposito, dichiaratamente lesbica, ha pubblicato  sulla sua pagina facebook la foto del presepe realizzato dal suo vicino di casa dove, al posto della Madonna, a vegliare il bambino si vedono due San Giuseppe, vestiti di rosa. Un’opera provocatoria e scandalosa. Non è l’unico  caso. E’ solo l’ultimo episodio in ordine di tempo di una lunga serie che vuole artisti o presunti tali intenti ad oltraggiare i simboli della religione cristiana. Chi non conosce il Gesù in croce di Serrano immerso nell’urina o la rana crocifissa dell’artista tedesco Martin Kippenberger o la scultura di  Benedetto XVI, “Miss Kitty”, con perizoma e autoreggenti dell’artista Paolo Schmidlin? 

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Gesù crocifisso in versione Ken

Se n’è parlato  tanto sui giornali. Ma ci sono un’infinità di opere minori che hanno creato scandalo come quella del collettivo “Recombinant women” che ha allestito una messa in scena della Bibbia in chiave saffica. O lo spettacolo Messiah Game dove è stato rappresentato il rapporto sessuale tra il Cristo, la Maddalena e i suoi discepoli.

O la riproduzione di Gesù crocifisso e della Madonna in versione Barbie e Ken degli argentini Marianela Perelli e Pool Paolini. O i ghiaccioli del cileno Errazuriz che sciogliendosi si scopre come poggino sulla stecca di un  Crocifisso di legno. O la foto  “Last Supper”di Elisabeth Ohlson Wallin dove c’è la raffigurazione di una particolare “Ultima cena” con il Cristo in abiti femminili e tacchi a spillo e gli apostoli in tenuta fetish-sadomaso.

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“Last Supper”di Elisabeth Ohlson Wallin

Ma  la lista delle opere blasfeme in chiave anti-cristiana nell’arte è lunghissima. Per restare al solo tema della Natività, qualche anno fa, i collettivi studenteschi di sinistra, inscenarono un finto  presepe anche in questo caso con due San Giuseppe e un bambino nero mentre l’ex ministro Giovanardi fungeva da bue e Matteo Salvini da asinello. O ancora ecco l’artista californiano Mark Thaler che  vende per la modica cifra di tredici sterline un presepe di ceramica omo  con due San Giuseppe o, a richiesta, due Vergini Maria.

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Il presepe dei centri sociali

Oppure, l’opera di un altro signore, Mario Rossi, che, a San Miniato, realizza un presepe inserendovi deliberatamente una coppia omosessuale che si tiene mano nella mano. O ancora in un centro commerciale di Piacenza dove appare  l’allestimento di un’altra rappresentazione gay friendly con i soliti due San Giuseppe amoranti.

Quelli riportati sono solo alcuni episodi di una serie sterminata di opere dissacranti contro la religione cristiana.

Si sa, l’arte deve essere libera e non avere restrizioni. Ma nella nostra Europa si scherza e si irride fino alla scandalosa blasfemia sempre e soltanto contro le opere che riguardano la religione cattolica o quella ebraica.

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Contro quella islamica sempre meno da quando chi ha osato scherzare con Maometto e l’islamismo ha fatto una brutta fine come è successo per Theo van Gogh o per  la redazione di Charlie Hebdo. Se Gesù, la Madonna e il Papa sono stati oggetto di rappresentazioni oscene da parte di artisti alla ricerca di facili sensazionalismi, nel caso della religione ebraica e degli ebrei in generale ci si è soffermati soprattutto sulla satira irriverente infarcita di luoghi comuni sull’ebreo taccagno, col naso adunco, bigotto, sozzo e dedito agli affari.

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La rana  di Martin Kippenberger

Ma come scrive nel suo blog George Israel nei manuali scolastici palestinesi, finanziati anche con i fondi dell’Unione Europea “c’è un’ampia casistica di offese alla religione ebraica e ai suoi testi sacri”. Eppure nessuno ha mai protestato.

E i casi di censura si contano sulla punta delle dita (l’ultimo episodio ha riguardato  la mostra di Sgarbi a Milano “Vade retro” che però viene spostata a Firenze).

L’Occidente, la Chiesa cattolica o quella ebraica sono apparsi sempre infastiditi ma tolleranti verso questi episodi di dissacrazione spinta fino alla sgradevolissima blasfemia dimostrando la grande liberalità delle nostre società e delle sue  confessioni religiose.

Luke Sullivan

Una cosa impensabile per i sostenitori dell’Islam. Ma anche per i sempre caustici comici e vignettisti italiani tanto amati dal pubblico che si sbellica dalle risate per le loro battute anche volgari sul cristianesimo o sugli ebrei (chi non  ricorda la vignetta di Vauro che prendeva in giro una Fiamma Nirenstein col naso adunco o le invettive di Sabina Guzzanti contro Papa Ratzinger?) ma assai reticenti quando bisogna prendere per i fondelli Maometto. L’arte comica  si sa deve essere libera. Ma, per qualcuno, fino ad un certo punto.

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Un pensiero su “Vade retro blasfemia

  1. Giacomo

    di cattivo, pessimo, gusto.
    Certo.
    Però – forse – vogliono semplicemente cercare di evidenziare i problemi della religione.
    Quante persone vanno in chiesa, annuiscono quando il prete parla di rispetto del prossimo, di pagare le tasse onestamente, di rispettare la natura, eccetera. Ma quando escono dalla chiesa si scordano ciò a cui avevano annuito pochi minuti prima. Perché? “bisogna saper vivere”, “se gli altri fanno così, io mi devo adeguare” …

    Replica

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