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Nostra signora dei veleni

di Gerardo Verolino -

Altro che Salvini. Da un anno ad avvelenare i pozzi della politica italiana c’è una signora che sembra vivere negli anni ’40 del secolo scorso. Una che, scientificamente, forse in previsione della sua candidatura alle successive elezioni politiche e in spregio alla carica istituzionale che ancora ricopre che avrebbe dovuto farle assumere un atteggiamento distaccato e al di sopra delle parti, non perde occasione per accendere il fuoco di una polemica, quella su fascismo e antifascismo, che sembrava seppellita, morta e sepolta, da un pezzo.

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La signora Boldrini, invece, da molti mesi sta conducendo, con asprezza e acrimonia, una provocatoria e fuori luogo battaglia sulla soppressione dei simboli, delle idee e delle memorie legate al fascismo come se in Italia si fosse paventata in qualche modo la minaccia di una nuova marcia su Roma.

Prima della sua intemerata estiva riguardante la necessità di cambiare la toponomastica delle strade aventi ad oggetto personaggi o episodi di epoca fascista o sulla risibile idea di censire, occultare o addirittura distruggere le
opere, alcune di pregevole valore storico architettonico, edificate durante il Ventennio, nessuno in Italia si era sognato di mettere al centro del dibattito politico-culturale il tema di una possibile rentrée fascista.

Gerardo Verolino

Gerardo Verolino

E perché mai si sarebbe dovuta mettere? Quali incresciosi episodi di violenza si erano manifestati tali da far scattare l’allarme tra le forze politiche o in quelle d’intelligence del Paese al punto da richiedere una presa di coscienza collettiva dei cittadini per fronteggiare, consapevolmente, il pericolo che rischiava di profilarsi all’orizzonte? Nulla. Niente di niente.

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C’era stato solo un modesto ed insignificante episodio di cronaca, anzi per meglio dire di colore, che aveva riguardato la scoperta, sul lungomare di Chioggia, di un lido dove quattro nostalgici avevano trasformato uno stabilimento balneare in una struggente e mal riuscita scatola della memoria d’epoca littoria giusto appendendovi due poster di Mussolini alle pareti e magari cantando qualche canzoncina degli anni ’20 come “Faccetta nera” o “Giovinezza”.

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Gianni Scarpa, il “bagnino fascista”

Un episodio che in un Paese serio con un’opinione pubblica matura ed una classe politica decente sarebbe stato rubricato a notizia di costume buona solo per farci un po’ di risate e magari compatendo quei poverini che speravano, nel chiuso del loro lido, perché l’accesso era consentito ai soli soci, di rivivere pacificamente le vecchie atmosfere di un tempo perduto come chi rimpiange i treni a vapore o chi ricorda con nostalgia le vecchie cabine telefoniche che ancora si potevano vedere, trent’anni fa, nelle nostre città.

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Fiano Romano, il web non perdona…

Invece, SOS, aiuto, chiamata alle armi, mobilitazione! Da allora, la signora Boldrini, spalleggiata ma con meno fervore, da Emanuele Fiano, ha deciso di porre con decisione al centro della scena politica, il grave e lugubre problema legato alla minaccia di un pericolosa ricomparsa del fascismo, col carico di angoscia e timore che può evocare, del quale nessuno si era accorto prima né si erano manifestati segni, anche piccolissimi in tal senso-proprio niente, niente-neppure i servizi segreti avevano messo in guardia le alte autorità dello Stato sulla materia. Anzi, oggi scopriamo che il pericolo, secondo le autorità di polizia, è rappresentato dagli anarco-insurrezionalisti e dai giovani dei centri sociali.

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Insomma, il clima in Italia, che non è quasi mai del tutto sereno, non appariva affatto plumbeo. Magari all’estero, negli Stati Uniti c’era stata qualche avvisaglia per una chiassosa coda di protesta verso chi ancora non accettava l’elezione di Trump che poteva preoccupare, ma gli americani non noi, o altri episodi, sempre in America, legati alle polemiche sul suprematismo bianco che avevano visto anche scapparci il morto.

O magari c’era Kim-Jong che giocava, come adesso, a fare l’artificiere. Ma, da noi, niente di realmente preoccupante. Vivevamo la solita estate italiana con le solite schermaglie fra i partiti. La situazione è grave ma non seria avrebbe detto Flaiano.

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Invece Laura Boldrini, da allora, con un crescendo sempre più violento, schiumando livore ed esasperando volutamente il clima, ha cominciato a tuonare come una funesta Cassandra contro il fascismo e gli sparuti fascisti che ci saranno pure in Italia ma che dalla riserva indiana della memoria in cui erano desolatamente confinati si sono visti catapultare al centro della scena chiamati a gran voce dalla signora Presidenta. Col risultato che, paradossalmente, i figli dei nostalgici dell’antifascismo in servizio permanente effettivo, quelli per cui la lotta armata non è mai finita, i reduci della “stagione perduta” degli anni di piombo si sono sentiti chiamati in causa dalle sue parole rispondendo all’indiretto appello della Presidenta e hanno cominciato una vera e propria caccia al fascista culminata dopo svariati episodi di violenza nel pestaggio dell’altro giorno, a Palermo, in cui è rimasto vittima un esponente di Forza Nuova.

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A furia di gridare “Al lupo, al lupo” i lupi sono usciti fuori. Ma quelli rossi per azzannare i neri. È da svariati mesi che assistiamo ad una campagna d’odio alimentata dalla signora Boldrini per esacerbare la politica italiana. E non può essere una giustificante il fatto che Salvini la provochi costantemente mentre qualche sciocco buontempone ad Abbiategrasso si sia divertito a bruciare il fantoccio con le sue fattezze. Da brava Presidenta super partes della Camera avrebbe dovuto smorzare il tono delle polemiche, mostrarsi donna con un spiccato senso delle istituzioni e soprassedere come avrebbe fatto una gran signora. Non presentarsi, provocatoriamente, proprio ad Abbiategrasso agitando il pugno chiuso a mo’ di sfida verso i leghisti come una qualsiasi agit-prop uscita dai bassifondi della politica.

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Ma sono parole al vento. La signora che, ricordiamolo fu eletta in Parlamento in un partito “Sinistra, Ecologia e Libertà” di Nichi Vendola che non ha rinnegato del tutto il passato comunista e perciò lezioni di democrazia, in senso stretto, agli altri non sarebbe proprio legittimata a darne, ha deciso di indossare l’elmetto e di partire lancia in resta per combattere contro i fascisti immaginari che popolano il suo cervello. Il fascismo è finito settant’anni fa a Piazzale Loreto. Ma a furia di evocarne lo spettro, la Boldrini, ha finito col risvegliare gli istinti aggressivi di quei partigiani “in sonno” per cui la guerra non è mai finita.

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3 pensieri su “Nostra signora dei veleni

  1. Lucio

    Laura Boldrini non ha nulla dell moderata. Né politicamente -provenendo da un partito erede della sinistra pci- né caratterialmente, avendo da sempre mostrato smanie di protagonismo. Eppure qualcuno ha avuto la fantasia di farla eleggere Presidente della Camera. Una carica istituzionale del più alto livello, che avrebbe chiesto ben altre caratteristiche. E questo che Gerardo Verolino ci illustra è il risultato. Seminare instabilità politica è stato il suo più alto risultato. Con conseguenze che dureranno a lungo, temo.

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  2. Suzanne

    a parer mio è quasi impossibile che si inneschi quel meccanismo che negli anni 70 e 80 ha portato alla lotta politica armata: generazioni e scenari completamente diversi maquasi impossibile non significa impossibile in assoluto,viste le ormai quotidiane premesse. intanto ho visto i 2 peggio 2 trashoni spot dell”anno: quella della Boldrini con i cartelli in mano contro il fascismo e quello di Renzi in bicicletta (davvero impedibile)-mi manca invece tanto uno special strappalacrime sui feriti di Macerata; continuo a notare un davvero stranissimo silenzio su chi fossero e che “lavoro svolgessero; scommettiamo un cartello della Boldrini che ne verremo aggiornati solo dopo il 4 marzo dalla stampa governativa ?

    Replica

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