Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il vile & L’inchino

 di Adolfo Mollichelli -

E’ indice di stupidità ritenere di avere una risposta per ogni domanda ed è indice di saggezza trovare una domanda dopo una risposta (Milan Kundera). E si dice anche che giornalisticamente è un dovere porre delle domande ed è cortesia rispondere. Lascio un po’ tutti a riflettere sulla celebre frase del grande scrittore ceko.

 sarrigggg-640x640E concentriamoci sull’assunto che dovrebbe interessare un po’ tutti: media, addetti ai lavori in qualsiasi campo operino.

L’uscita, ponderata, di mister Sarri nei confronti della collega Titti Improta sa di rozzezza, di volgarità. Punto. Non c’entra il sessismo. E non starò a ricordare l’epiteto rivolto a Mancini (una lacuna la mancanza del neutro nella lingua italiana).

Quello sfanculamento (avrei voluto evitarlo, ma serve a ricordare) è stato come un’entrata spaccagambe di un difensore killer su un attaccante. Ricorderete il fallaccio di Goikoetxea su Maradona.

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Adolfo Mollichelli

Ecco, Sarri ha fatto peggio. Come si dice: uccide più la parola che la spada. Ed a proposito di lame, toh, mi viene in mente Ferruccio che a Maramaldo disse: vile, tu uccidi un uomo morto.

Per amore della storia, ricordo che Maramaldo era napoletano. Nel caso in questione, il vile ha “ucciso” una donna. Già pesantemente offesa e sul cui evidente e logico imbarazzo (quantomeno) sono piovute come acide stille di pioggia le risate più o meno sgangherate dei colleghi presenti in sala stampa.

E il sorriso accondiscendente del rappresentante della società che sedeva alla sinistra del mister boccaccesco. S’è accodato, ha riso prima, poco dopo? E che cosa conta. Non si disturba il manovratore, per carità.

148 9324 059_821Tutti vil marrani nel ventre del Meazza, senza che alcuno possa essere salvato. Ma si è scusato, dicono, quasi a relegare l’episodio nel cantuccio di una “semplice volgarità”. Non scherziamo. Era il minimo che il mister boccaccecco potesse fare. Ed avrebbe dovuto porgere le scuse davanti a tutti, subito dopo il volgar dileggio. Si dice: acciacc e mereca.

Eh no, così non va. Resta la maleducazione, la trivialità di quella risposta. Azionare il cervello prima di aprire la bocca. Ho letto ed ascoltato commenti di giustificazione in nome della intoccabilità sarrista. Assurdità gratuite. In nome di è ‘o popolo che ‘o vo.

maurizio-sarri-PVorrei chiedere a chi ha dimostrato di apprezzare la boccaccesca uscita sarriana: che cosa c’era da ridere, quale battuta supercomica era mai lo sfanculamento di una gentile donna-giornalista. Fossi stato presente, mi sarei alzato e me ne sarei andato. Se fossi stato contagiato dal virus del trivio, magari avrei sussurrato a quel posto mandaci tua sorella. Non so quale razione avrei avuto se mi avessero chiesto: perché vai via? Come le pecore dantesche: quel che l’una fa le altre fanno.

Come categoria siamo messi male, ma male male male. Intermezzo: ‘o pesce fete d’a capa. Ricordate Aurelio Primo che minacciò un giornalista: ti metto le mani addosso. E l’offeso zitto e muto. Che cosa avrei fatto? Avrei appoggiato taccuino e biro da qualche parte ed avrei risposto: e me le metta le mani addosso, vediamo! E invece nisba. Perché il potente non si tocca, non si irrita, non si osa controbatterlo. Perché gli accrediti poi si negano, perché poi entri nella lista nera. E chi se ne frega delle ritorsioni eventuali.

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La conferenza stampa di Vieri

Cari colleghi, camminate sempre a testa alta. Durante gli Europei in Portogallo scrivemmo della lite in campo tra Vieri e Nesta dopo il match con la Svezia. Ugo Trani del Messaggero ed io picchiammo duro (sui tasti, eh!). Il giorno dopo Vieri si presentò in conferenza ed esordì con “io sono più uomo di tutti voi messi insieme”.

Non gli demmo la possibilità di proseguire. Tutti. Ci alzammo e gli dicemmo semplicemente: questo è tutto da dimostrare. Con eleganza, tatto, educazione. Punto.

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Arrigo Sacchi

Caro zio Maurizio questo ricordo è per te. A Malta, dopo una pessima esibizione degli azzurri d’Italia, in conferenza bersagliammo Arrigo Sacchi con una mitragliata di domande, alcune davvero pesanti. Non ne poté più il povero Righetto che ad un certo punto si alzò e alzò le mani e in romagnolo sempre più stretto, ci salutò, fuggì insomma: “E va bene, se volete crocifiggermi, crocifiggetemi pure”. Nessuna volgarità. Nessun bucio de cul. Niente. Chi ha signorilità la dimostra anche nei momenti più difficili. Altrimenti la vita di relazione sarebbe uno sfanculamento continuo.

Morale della storia, c’è una sola verità. L’educazione sopra ogni cosa. Respect. Ma per zio Maurizio evidentemente è come il coraggio per don Abbondio: chi non ce l’ha come fa a darselo. Già.

 

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Un pensiero su “Il vile & L’inchino

  1. Bruno Pezzella

    Caro Adolfo, premetto: ho letto il tuo articolo, mi piacciono le tue riflessioni “distaccate” sulla vicenda Sarri- Improta.
    Tuttavia, la scorrettezza politica di Sarri è comunque un valore. Mi ricorda quei sessantottini che lanciavano le uova marce alle signore in visone davanti alla Scala. E beninteso non mi riferisco alla brava giornalista che seguo spesso su canale 21. Bisogna però stabilire se sia più reazionario, sessista, immorale, il mondo che ruota intorno al calcio o se il dettaglio di un pesante battuta non sia il comodo pretesto per non parlare d’altro. Di comportamenti peggiori il calcio ne conosce tanti, e il Var andrebbe usato nelle stanze chiuse dove si decide di fatti e persone. Da sempre pur essendo un appassionato di calcio e soprattutto innamorato della mia squadra e della mia città, mi sorprendo a pensare come oggi sia facile condannare e assolvere partendo da principi che non sempre sono certi e che invece vengono considerati assiomi. Veri sistemi di pensieri che semplificano i comportamenti e giudizi su fatti e persone fino alla pura falsificazione. Molta stampa spalleggia questo sistema, che per cultura è illiberale e non democratico per non usare una parola più pesante che qualcuno troppo frettolosamente ha condonato .
    Mi meraviglio che anche Repubblica ( che lo definisce “scostumato perché questo è il suo costume”) e quasi tutti i media trovino lo spunto in questa come in altre vicende di cui è stato protagonista l’allenatore del Napoli, per ribadire la propria ipocrita ortodossia. E nel modo peggiore, prendendo a strumento una vicenda di comune e volgare insolenza per frantumare il sottile diaframma che separa il maschilismo (deprecabile) dalla solita litania sul sessismo, che qui, peraltro
    non c’entra niente. Sarri avrebbe potuto rispondere “non ti mando … lì …perché sei alto due metri e potresti picchiarmi” oppure “perché mi sei simpatico” o anche “perché ti vesti bene e mi offri sempre il caffé”: questa ed altre frasi simili indirizzate ad un uomo non avrebbero lasciato traccie e non avrebbero scatenato la solita tragedia, e aizzato contro l’inerme tosconapletano i cani da presa del sistema di informazione lombardo sabaudo e ortodosso-ben-pensante, che però non trova scandaloso andare ad intervistare ancora Moggi e che spara in prima pagina le foto di personaggi inquisiti per rapporti con la ‘ndrangheta. D’altra parte la stessa giornalista, che certo non ha bisogno di difensori d’ufficio e di cori indignati, ha dimostrato una intelligenza superiore riconoscendo la sostanziale “innocenza” di quella risposta, che rimane pura insolenza ma che è tanto diversa dalle veline di routine di molte iene ridenti con la cravatta.
    Certi odi nascono perché ci sono manipolazioni, si mettono in risalto fatti che andrebbero affrontati serenamente con lo stesso spirito che ancora una volta ci insegnano proprio le donne, come ha fatto Titti Improta. Se napoletani e iuventini si odiano molte responsabilità sono da attribuire ad un sistema mediatico che tace troppo spesso e che troppo poco si indigna per gravi offese che vengono rivolte alla città ( che tra l’altro ha ben altro da pensare con il tasso di disoccupazione giovanile più alto d’Itali) che gioca sui sentimenti più bassi, che mira alla pancia piuttosto che al cervello, che scatena il più becero campanilismo, che resuscita fantasmi, che rimanipola la storia fino all’unità d’Italia. Perché caro amico mio, non si vanno a cercare queste ragioni e invece si lavora sul gossip, sulla facile lezione di educazione, mentre troppo spesso si trascurano morale e comportamenti non etici. E se Sarri è uno scostumato cosa cambia nella valutazione complessiva di un mondo dove c’è troppo denaro e poche regole rispettate. Questo mondo io l’ho battezzato il paese di Var, un paese simile al paese reale dove le regole scritte vengono trasgredite al punto di non leggerle più.
    In scena Carmelo Bene maltrattava le proprie attrici, fino alla violenza. Una lo denunciò. Lui si giustificò dicendo che quello era teatro. Ma il calcio non è pur’esso una insopportabile falsificazione?

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