di Gerardo Mazziotti
La sera del 7 giugno 2012 è andato in onda su Rai1 il film “ Paolo Borsellino: 57 giorni” sulla strage di via d’Amelio (dove la mafia massacrò il magistrato e gli agenti destinati alla sua protezione) cinquantasette giorni dopo la strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i poliziotti della scorta. C’è un episodio controverso inserito nel film dal regista Alberto Negrin che merita di essere evidenziato. La scena finale mostra un uomo in borghese, non identificabile perché viene mostrato dalla cintola in giù, che si avvicina all’auto sventrata dall’esplosione e ancora fumante per prendere sul sedile posteriore la borsa contenente anche la famosa agenda rossa di Paolo Borsellino.
L’agenda che, secondo alcuni pentiti e certi pm palermitani e nisseni, conterrebbe notizie molto compromettenti per magistrati, uomini dei servizi deviati e personalità politiche che risulterebbero collusi con la mafia siciliana e che sarebbero gli ispiratori delle stragi di quell’anno. Il mafioso pentito e collaborante di giustizia Gaspare Spatuzza ha fatto addirittura i nomi di Marcello Dell’Utri e di Silvio Berlusconi.
E alcuni magistrati palermitani e nisseni sono convinti che Spatuzza ha detto la verità e intendono proseguire le indagini per arrivare a incriminare l’Uomo di Arcore, tornato alla ribalta della politica e intenzionato a rientrare a palazzo Chigi. Il caimano va fermato per via giudiziaria.
Chi era quell’uomo? Lo svela il giornalista e scrittore Corrado Stajano che sul Corriere della Sera di venerdì 1° giugno 2012 ha pubblicato la recensione del libro di Enrico Deaglio “ Il vile agguato. Chi ha ucciso Borsellino. Una storia di orrore e di menzogna” , edito da Feltrinelli.
Ha scritto tra l’altro Stajano “Dov’è finita la sua agenda rossa, su cui annotava tutto, che Peppino Ayala consegnò dopo la strage a un ufficiale dei carabinieri ? “.
È noto che il dottor Ayala, che era stato pubblico ministero nel primo maxiprocesso e che pochi giorni prima della strage era stato eletto parlamentare dei Ds, è accorso immediatamente in via D’Amelio visto che abitava nelle vicinanze.
Se, come sostiene Stajano, la borsa è stata prelevata dal dottor Ayala (come intimo amico di Borsellino non poteva non sapere che conteneva anche l’agenda rossa) viene da chiedersi per quale motivo l’ha data a un ufficiale dei carabinieri (si è poi saputo che si tratta del tenente dei carabinieri Giovanni Arcangioli) anziché portarla alla Procura di Palermo per esaminarne il contenuto e farne l’uso più opportuno e, sopra tutto, per mettere al sicuro la famosissima agenda.
È probabile che, forse per evitare polemiche, non era il caso di mostrare quel che, secondo Stajano, è realmente accaduto alla borsa del magistrato quel tragico pomeriggio. Arcangioli ha dichiarato di averla consegnata a un magistrato della Procura palermitana ma non ne ricorda il nome.
“ A pensare male si fa peccato però ci si azzecca” diceva Giulio Andreotti. E io penso che l’agenda rossa è stata letta da chi competenza ma che, non avendoci trovato i nomi dei politici collusi con la mafia, in particolare quello di Silvio Berlusconi, si è lasciato credere che la famosa agenda è stata trafugata da qualcuno che ha tutto l’interesse a tenerla nascosta. Perciò il candido Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia, è tornato oggi a chiedere “ la verità sull’agenda rossa”. E lo fa da venticinque anni.
Nel contempo il dottor Giuseppe Ayala, rieletto parlamentare fino al 2006 e sottosegretario alla Giustizia nei governi Prodi e D’Alema, è rientrato in magistratura come consigliere di Corte d’Appello all’Aquila ( a quando una legge che vieti questi inopportuni rientri?) .
E ha avuto tutto il tempo per scrivere libri come “ Chi ha paura muore ogni giorno: i miei anni con Falcone e Borsellino”. E, convinto di essere un ottimo affabulatore e un coinvolgente narratore, è andato a leggerlo in alcuni teatri italiani. Come un qualsiasi Marco Travaglio o un Roberto Saviano.