Valerio Caprara

Valerio Caprara

Professore di Storia e critica del cinema all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e dal 1979 critico cinematografico del quotidiano “Il Mattino”. Presidente della Campania Film Commission.

Cinema: 'Il venditore di medicine' (The seller of medicines)

“Il venditore di medicine”
E l’odioso Travaglio

di Valerio Caprara
Questa settimana la scelta è caduta su un film d’impegno civile “il venditore di medicine” : regia di Antonio Morabito con Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri e Marco Travaglio.

new-venditore-medicineQuanto è giusto. Com’è importante. Che visione aguzza. Alla fine dei commenti col segno positivo incorporato si apre, però, un fossato, quello che separa le buone intenzioni di regia e sceneggiatura da un buon film tout court. “Il venditore di medicine” è impostato, infatti, col piglio del cinema civile all’italiana, un occhio all’argomento, uno al ritmo e un altro al cast: peccato che nonostante tutti e tre gli elementi siano dignitosamente centrati, il valore complessivo e la forza d’impatto sul pubblico risultino in linea con quelli di un anonimo report tv di denuncia. Il perno di una trama in stile bignamino sulle malefatte delle case farmaceutiche e il malcostume della classe medica è l’”informatore” (sinonimo trendy di rappresentante) Bruno (Santamaria) che accudisce da anni con zelo un bel pacchetto di dottori disposti, in cambio di adeguati regali, a prescrivere anche senza autentica necessità i suoi farmaci ai propri pazienti.

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La crescente crisi del settore lo mette, però, nei guai perché la spietata superiore (Ferrari) minaccia di licenziarlo se non sarà in grado d’incrementare l’abituale pratica corruttiva tecnicamente definita comparaggio.

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Questo sin troppo tipizzato antieroe dei nostri tempi è, dunque, costretto a scendere la china dell’abiezione, passando in un orrido viavai da carnefice a vittima, da cinico dottor Tersilli di sordiana memoria a misera rotella di un ingranaggio ben più potente: quello, manco a dirlo, della Spectre liberista che deciderebbe le sorti di ‘sta sporca società (ringraziando Iddio che non segua la didascalia favorita di “berlusconiana”).

A luci riaccese si ritorna a casa con la coscienza ripulita, ma del ruggente pamphlet resta in mente quasi solo il giornalista Travaglio arrogante e disgustoso quanto basta nella parte del primario.

 

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