di Alessio Buccafusca
Durante l’anno si sono alternate ben sei produzioni dello “Schiaccianoci”: il Russian Ballet al Teatro Olimpico di Roma, il Balletto di Milano al Teatro Arcimboldi, la scuola di ballo del teatro alla Scala , il corpo di ballo del teatro massimo di Palermo e il Roma City Ballet di Luciano Cannito all’Auditorium Conciliazione e, quella sulla quale intendo soffermarmi col riadattamento coreografico di Giuseppe Picone della Scuola e la Compagnia del Teatro di San Carlo a Napoli.
“Lo Schiaccianoci ” è nato dall’investitura fatta dal direttore dei Teatri Imperiali al musicista Pëtr Il’ič Čajkovskij, dopo il successo de “ La Bella Addormentata ”, il quale si rivolse al geniale coreografo Marius Petipa per la parte danzata.
Tratto dal racconto di Hoffman, già noto ai russi, Petipa volle cambiare e si rifece all’adattamento di Dumas per creare un libretto meno cruento e più creativo, variegato e colorato, in qualche modo più ricco e interessante.
L’abilità e l’intuizione del coreografo resero possibile la fusione di danze di carattere con alcuni passaggi del racconto, così da creare alcuni divertissements unici nella storia del balletto di repertorio: La Cioccolata è una calda e decisa danza spagnola, Il Caffè è un’avvolgente danza araba ed il Thé è una delicata danza cinese
Giuseppe Picone ha mostrato tutto lo slancio vitale di un coreografo giovane anagraficamente ma estremamente preparato e tutto il suo coraggio, donandoci una versione veloce, dinamica, agile dello spettacolo, riuscendo ad eliminare elementi ormai obsoleti e kitsch senza snaturare la base classica del balletto.
Felicissimo è il riadattamento della danza araba, che ha asciugato fin quasi all’osso per far brillare la luminosa stella di Luisa Leluzzi, le cui movenze cariche di sensualità e di carisma hanno donato magia ad un’interpretazione magistrale di una ballerina dall’impeccabile bravura tecnica.
La pagella dello Schiccianoci versione Picone? 7 al corpo di ballo, ai solisti ed ai primi ballerini; 8 all’impegno e alla dedizione mostrati dagli allievi della Scuola del San Carlo con il debutto di un giovane allievo unico del primo corso , scelto da Picone in persona , Manuel Schettino Ne sentiremo parlar; 8 ai pilastri Giusi Giustino per i costumi e Nicola Rubertelli per la scenografia di forte impatto emotivo nel secondo atto; 8 Luisa Ieluzzi nell’assolo della danza araba e Salvatore Manzo nel ruolo, del principe, realmente magnetici; 9 Giuseppe Picone, oculato e lungimirante direttore artistico della Compagnia e coreografo dall’inestimabile raffinatezza .
Lo spettacolo andrà in scena sino al 5 gennaio 2020, sfondando così il muro delle dieci repliche in quella cornice mozzafiato che è il Teatro di San Carlo di Napoli, da poco nominato “ Più bel teatro d’Europa ” secondo la classifica dell’autorevole National Geographic .