C’è chi litiga per la pastiera napoletana. Anche il cibo, soprattutto nei giorni che precedono la Pasqua, può essere oggetto di disputa accesa ai tempi del coronavirus e dei limiti che ha imposto alle attività produttive, comprese quelle artigianali. Ed è così che sulla possibilità di consumare la pastiera, o meglio di farsela consegnare a casa, è scoppiata una piccola lite tra il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il governatore della Campania Vincenzo De Luca.
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Un giorno all’improvviso
di Mimmo Carratelli -
Un giorno all’improvviso, come si cantava al San Paolo in tempi di festa ormai lontani, il COVID-19, micidiale sconosciuto, settimo e più aggressivo agente della perniciosa famiglia dei coronavirus, un cosino piccolo un ottantamiliardesimo di un metro e anche meno, ha risucchiato il caos di Napoli. Fuaaahh. Il caos non c’è più. Non c’è più Napoli in terza fila, non c’è più Napoli impaziente e numerosa alle fermate degli autobus, non c’è più Napoli nei bar e nei ristoranti, non c’è più Napoli sul lungomare, non c’è più Napoli che spara e che spaccia. Non c’è più Napoli. La città è deserta. Continua a leggere
I Consoli di Napoli
di Mino Cucciniello
Come da tradizione anche quest’anno si è tenuto il consueto scambio di auguri da parte del Corpo Consolare di Napoli con le autorità civili, militari e politiche della città. Questa volta la festa si è tenuta nel salone delle grida del Palazzo della Borsa di Napoli sede della Camera di Commercio attualmente presieduta da Ciro Fiola. Continua a leggere
Dama di picche
per gli eterni lavori in corso
di Mino Cucciniello
La dama di picche di Cajkovskil ha inaugurato la nuova stagione, titolo interessante che non veniva proposto sulle scene del lirico napoletano da quindici anni, e non di forte richiamo sul pubblico . Continua a leggere
Il Re della Napoli del motorino
di Gerardo Verolino -
Il video di quel signore grassottello che in mutande, tal Catello, accetta la scommessa di Mario Balotelli e si tuffa col suo motorino in mare per intascare 2000 euro, e che sta circolando ovunque dando un ennesimo colpo a quel poco che resta, nell’immaginario collettivo, di dignitoso e civile in città, è lo specchio fedele di cosa, col suo carico di tribalismo, lazzaronismo e trogloditismo (certo non solo questo), sia la Napoli che ci lascia in eredità, dopo otto anni, Luigi de Magistris
È la Napoli del matrimonio tra Tony Colombo e Tina Rispoli, la vedovadi un affiliato di camorra, le cui immagini ultratrash hanno fatto il giro d’Italia. È la Napoli della pizza o della bruschetta più lunga del mondo. Delle fiere del baccalà e delle sagre strapaesane da vattelappesca. Dei pic-nic chiassosi fuori Palazzo San Giacomo. Del turismo di massa che ha invaso il centro storico gentrificandolo e cambiandogli, in peggio, l’aspetto vedendo spuntare miriadi di friggitorie, pizzetterie, b & b, negozi di scadenti cianfrusaglie Made in Cina, al posto delle tipiche e caratteristiche botteghe artigiane. Quella della delle inaugurazioni dei bar, delle pizzerie, delle taverne, delle tripperie a cui il sindaco non manca mai.
O quella dei colpi sparati alle porte o delle bombe fatte esplodere a scopo intimidatorio dalla camorra verso gli stessi esercizi commerciali, da Poppella a Sorbillo, a cui fa seguito il solito rito della solidarietà del sindaco che non porta a niente se, dopo poco chiude, il salumiere Scarciello taglieggiato dalla camorra e il parrucchiere Castelluccio per lo stesso motivo, i quali accuseranno proprio il sindaco di non essere servito a niente.
È la Napoli dei piatti rotti a ripetizione alla Trattoria di Nennella davanti a un sindaco, non in imbarazzo, ma in visibilio. La Napoli dei molesti e insopportabili schiamazzi notturni della movida più sfacciata, impudente e impunita del mondo, per cui un vicepresidente d’Aula, si permette di dire in segno di irrisione ai cittadini: “Tappatevi le orecchie”.
Delle coreografiche quanto inutili regate pro migranti. Della più pervasiva, insolente, soffocante presenza di parcheggiatori abusivi, venditori di calzini, postulanti di ogni genere che si sia mai vista. Dei mercatini della monnezza al Vasto. Delle auto in doppia e terza fila. Dei motorini che sfrecciano sui marciapiedi. Del Lungomare Liberato, ma dalle persone perbene, e riempito da un esercito di tamarri che per un nonnulla vengono alle mani. Delle baby gang che seminano il panico sugli autobus e che quegli stessi mezzi prendono di mira alle fermate usandoli come tiro al bersaglio dei lanci di pietre.
Dei viaggiatori che non fanno il biglietto e che di fronte al controllore dicono: “Gli stranieri fanno i comodi loro, e io, napoletano, devo pagare?”. Dei soliti borseggiatori che, indisturbati, scorribandano sulle linee. Degli autisti picchiati.
Dei vigilanti ammazzati di botte dal branco delle nostre stazioni dei treni che, da luogo di accoglienza e socializzazione, sono diventate lugubre terre di nessuno, spesso vandalizzate, e da percorrere di corsa pieni di paura. Delle strade “scassate” dai cantieri infiniti e che come la teoria del vetro rotto di Kelling invogliano a comportamenti anti-sociali e al “gusto per la devastazione”.
Delle facciate dei muri imbrattate dei disegni di madonnari e graffitari, intrisi di bieco ideologismo politico, spacciate per grandi opere d’arte, che nella vulgata popolare, servirebbero a “riqualificare dal degrado”. Delle stese di camorra e della gente innocente che muore per strada per la caduta di un albero, di un cornicione di un palazzo o di una pallottola vagante in pieno giorno.
È la Napoli dove, dal centro alla periferia, trovi cumuli di immondizia sotto il Sole senza che nessuno protesti come a Roma. Dove resistono i venditori del “pacco”, i giocatori delle “tre carte” e i più stravaganti truffatori di strada. Quella dove si cerca di vendere ancora come brand vincente l’immagine consolatoria e rassicurante del pazzariello “venite, venite!”, lo stereotipo più mortificante per attirare i turisti promettendogli che troverà il Sole, il mandolino, la sfogliatella e il babà, in un’orgia mortificante di stereotipi.
Certo, la città lasciata da de Magistris, non è solo questo. È anche quella delle file ai musei e delle Universiadi. E non tutti i comportamenti sociali devianti, grotteschi o incivili dipendono da lui. Ma è indubbio che nessun sindaco ha caratterizzato come lui, ben oltre la pur martellante propaganda di Bassolino, la sua azione amministrativa con quella della città. Nessuno ha utilizzato i mezzi di comunicazione in modo così massiccio trasmettendo il messaggio che voleva: del sindaco creatore che plasma la città secondo le sue idee.
E allora, quando il sindaco va ad un comizio e si rivolge al presidente del Consiglio dicendogli “Cacati sotto”, o va ad una festa dei centri sociali, e non, per dire ad un’ambasciata, e balla il “trenino” coi militanti, o quando si traveste da Re, indossando la maglia del Napoli e ponendo sul capo una corona di cartone, o quando non prende le distanze, in modo netto e chiaro e senza offrire alibi, ai violenti che sfasciano la città per la visita del leader della Lega, Salvini, o quando, ad un concerto pop, sale sul palco, e balla, descamisado e tarantolato, in modo sconcertante come un ragazzino invasato, o quando, il giorno della vittoria elettorale, sale sul balcone del Municipio e fa il gesto dell’ombrello alla folla, che messaggio sta inviando al popolo napoletano?
Quella bugia di Palestinapoli
di Gerardo Verolino
Ma Napoli è una città filopalestinese? A giudicare dalle tante iniziative a favore della causa palestinese messe in campo dal suo sindaco, questo, sembrerebbe a prima vista un dato incontestabile. Per come agisce. per l’eco mediatica che ne viene data, per il clamore che certe prese di posizione suscitano ogni volta, sembra che la città di Napoli si muova in un sol uomo col suo sindaco, Luigi de Magistris, e che condivida tutte le sue prese di posizione a favore di Abu Mazen e soci. Addirittura Napoli, durante i suoi otto anni di governo, sembra quasi una succursale di Ramallah e Palazzo San Giacomo la sede distaccata di Al Fatah. Continua a leggere
Il Re del Vasto
di Gerardo Verolino
Si è consumato a Napoli qualche giorno fa un piccolo psicodramma quando Matteo Salvini ha passeggiato, nel popoloso quartiere del Vasto che abbraccia piazza Garibaldi e la Stazione centrale e che ospita i 13 centri d’accoglienza cittadini, sulle macerie della Napoli di Luigi de Magistris, venendo accolto dalla gente con scene di giubilo manco fosse San Gennaro o Maradona. Continua a leggere
La Flottillia del sindaco-pirata
di Gerardo Verolino -
Se non ci fossero porti chiusi sulla sponda del Mediterraneo verrebbe meno l’urgenza dell’esodo per molti abitanti di questo pianeta. Per questa ragione ho fatto visita a due imbarcazioni della Freedom Flottilla ormeggiate nel porto di Napoli. La Flottillia è una missione pacifista e umanitaria che tenterà di rompere, festosamente, il blocco navale patito da Gaza e da gazawi. Ho salutato l’equipaggio, donne e uomini provenienti da diverse parti del mondo che hanno deciso di spendere parte del loro tempo in questa straordinaria impresa che avrà sempre il merito di porre l’attenzione su un embargo estremo e sottaciuto dalla comunità internazionale e dall’opinione pubblica mondiale”. Continua a leggere
Il fattore K
di Adolfo Mollichelli
La notte del Pirellone e il giorno dopo, un’ora dopo le cinque della sera (Llanto por la muerte de Ignacio Sanchez Mejias, Garcia Lorca) nel refolo che sussurra dalle colline fiorentine hanno deciso – quasi certamente – le sorti del duello infinito tra la Signora omicidi e il Ciuccio settebellezze. Continua a leggere
“Traviati” dalla Traviata
di Mino Cucciniello
Torna La Traviata sul palcoscenico del San Carlo e subito il teatro si riempie in ogni ordine di posti per tutte e sei repliche tanto da dover esporre il tutto esaurito, costringendo la direzione, visto l’enorme richiesta di biglietti che sta pervenendo al botteghino, di aggiungere altre nove repliche a quelle 10 già previste dal 20 maggio prossimo per un totale di ben 19 rappresentazioni. Continua a leggere