Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il fattore K

di Adolfo Mollichelli

La notte del Pirellone e il giorno dopo, un’ora dopo le cinque della sera (Llanto por la muerte de Ignacio Sanchez Mejias, Garcia Lorca) nel refolo che sussurra dalle colline fiorentine hanno deciso – quasi certamente – le sorti del duello infinito tra la Signora omicidi e il Ciuccio settebellezze.

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Kalidou Koulibaly

L’arbitraggio “strano” di Orsato a Milano, quello “pulito” di Mazzoleni a Firenze, sospetti, veleni, social impazziti, frasi poco chiare captate con i telefonini, pizzaioli delle parole (nel senso che le sfornano come pizze dal forno, non quello di Di Maio), neoborbonici e piemontardi. Var o non Var, fischi e fiaschi: odio generalizzato. Feste anticipate.

Delusioni e latitanze: che fine ha fatto Aurelio Primo, cercatelo. Il sindaco che cavalca l’onda. Dove sei Rino Gaetano: nun te reggae più, pallone sgonfiato e gonfiato a seconda delle latitudini.

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Adolfo Mollichelli

Flash back sulla notte dell’Orsa(to). Il padovano contra legem, la sua. Solitamente schivo (lui che è di Schio) nell’alzare il cartellino giallo, ne estrae due per falli di poco conto in faccia a Cuadrado ed a Pjanic. Ha bisogno del Var per espellere Vecino (su Mandzukic), si gira dall’altra parte quando Pjanic (n’ata vota mo’) si proietta su Rafinha tra kung fu e karate. Avrebbe dovuto espellere il bosniaco e niente.

Sorvolerà, poi, sul contatto Barzagli-Icardi e su due spintoni in area ai danni di Matuidi ed Higuain. Nun c’è bisogno ‘a zingara p’andivinà che Orsato non s’addice ai colori nerazzurri che rischiano l’ingresso in Champions perché Roma e Lazio ora sono quattro piani sopra. Dieci contro dieci non so come sarebbe finita.

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L’arbitraggio di Orsato ha scatenato il web, scovato anche il fratello super tifoso della Juve

Magari Allegri avrebbe “rattoppato” madama in meglio perché in questo è bravo. Al contrario di Spalletti che in vantaggio fa il cambio che favorirà la Juve: fuori Icardi goleador di lotta e di cuore, dentro il povero Santon che sarà pure un pesce fuor d’acqua ma non merita minacce personali e nei confronti della consorte.

Lo chiamavano “il bambino” quando giovanissimo imperversava in fascia. So’ cose ‘e pazzi. 

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Maurizio Sarri, scelte sbagliate

Il giorno dopo, sotto le colline fiorentine, la creatura sarriana era chiamata a tenere il passo di madama. Non c’è riuscita ma Mazzoleni non c’entra. E il Var pure. Sarebbe stato meglio se l’intervento scomposto di Koulibaly, l’eroe nero di Turìn, fosse avvenuto in area. In tal caso ci sarebbe stato rigore contro e Kalidou sarebbe stato soltanto ammonito. Chiaro.

Sarri il maestro che già aveva sbagliato formazione iniziale (un giorno, se vorrà, dovrà pure spiegarlo a tutti quel Mertens e quell’Hamsik così flosci in campo), commette un altro errore, fatale.

Ricorre a Tonelli per tenere la linea a quattro in difesa. E ci sta. Non valutando appieno la lentezza dell’ex empolese e per di più in campo largo. Ma se mi tiri fuori Jorginho il metronomo, allora non ci siamo.

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Perché quel Mertens scugnizzo vuoto in campo è un’offesa all’evidenza. E pure quell’Hamsik, bello soltanto nella fiera compostezza con la quale aveva deposto la composizione floreale in ricordo del povero Astori.

Risultato pratico: Napoli incapace di attuare la sua solita manovra. E floscio. E vuoto al centro. Aperto e sbadato in difesa. Nullo in avanti. Pericoli (si fa per dire) verso la porta di Sportiello, due: il tiro d’angolo di Mario Rui e il sinistretto moscio di Mertens agli albori della ripresa.

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C’è da capire se la banda sarriana è entrata in campo a Firenze annichilita da come madama l’aveva sfangata la notte prima. Sarri da autentico uomo di sport qual è non ha accampato scuse: “Le reazioni in passato erano state un nostro punto di forza, stavolta davanti alle difficoltà ci siamo persi completamente”.

Resta da fare, allora un altro tipo di considerazione: che sul piano fisico non c’è più tenuta e che l’impresa di Turìn sia stata il canto del cigno. Tra tutti gli uomini schierati a Firenze, due soli sono stati all’altezza: Reina, che ha evitato un punteggio tennistico con almeno tre interventi doc, e Allan commovente fino alle lacrime che ha realmente versato a partita finita. Il resto è silenzio. Amleticamente.

Come quello di Aurelio Primo assente a Turìn, assente a Firenze, assente da tempo e non si sa dove sia. Per non sbroccare? Perché il futuro azzurro è diventato nebuloso: i contratti di Sarri e di altri big che hanno clausole contorte? Chissà, ma presto sapremo.

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Luigi De Magistris

Patetici tutti i vip che addossano a madama anche il male che gli azzurri si son fatti da soli. Al di là dell’eterna bellezza.

L’uscita del primo cittadino a difesa della squadra e contro il “Male bianconero” suona come il tam tam dei social. Che è manicheo: tutto il bene da una parte, tutto il male dall’altra.

Kim jong-un

Kim jong-un

L’identificazione di una città con la propria squadra è visceralmente napoletana. Che la si usi per un po’ di propaganda e perché ‘o popolo ‘o vo’ è squallore allo stato puro. Specie se viene da un uomo di fascia tricolore e di cuore interista. Il mondo sta impazzendo. Anche nello sport. Permette Kim jong-un: ci perdoni per averle dato del folle. E chest’è.

 

 

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