di Adolfo Mollichelli
Maggio ‘o mese d”e rose e della ripresa adelante con jucio. Giorno 4, storicamente dedicato agli sfratti. Voglia di fare, di uscire, di correre. Una voglia matta, nel senso letterale del termine. Corro dunque sono, siamo diventati una nazione di runner, tutti figliocci di Abebe Bikila, maratoneti dal passo perduto, come quello degli over over che con la fronte bandanata e le braccia penzoloni sembra che stiano lì per lì pe cade’ c”a faccia n’terra. Tutti fuori, all’aria, per più di un’ora d’aria.
Sul lungomare posto fisso delle interviste Rai (ma perché sempre e solo lì?) a rimirare l’acqua limpida che era torbida ai tempi del mappatella beach.
Fregola di andare, dove non si sa. Da chi, nemmeno è tanto chiaro. Congiunti chi? Amici per la pelle declassati a norma di decreto. Funerali con quindici al seguito, quindici uomini sulla cassa del morto.
Mascherine sì, distanziamento sociale pure (vade retro, Satana), guanti di lattice, quelli che s’attaccano alla pelle e per sfilarli ci vuole la mano de Dios. Meglio la bomboletta di gel disinfettante. Non è più obbligatorio il permesso ma l’ultimo è meglio averlo in tasca. Non si sa mai. Un salto in librerìa sperando di non trovare locandine di prossime uscite sul virus con la corona e qualche libro covidiano è già uscito. Battere tutti sul tempo sperando che diventi best seller.
Allentata la presa di chi ci protegge civilmente, ora i dati sulla pandemia (globale ha detto Di Maio, pensa un po’ tu!) ci vengono snocciolati dal nostro inviato davanti al palazzo ministeriale della salute, quella che quando c’è, insieme con un paio di scarpe nove, puoi girà tutto er munno e t’accompagni da te. Mentre D’Ascierto consiglia di non esagerare nel tutti liberi, bar e pizzerie s’attrezzano per l’asporto.
Eravamo tanti amici al bar, caffè e cornetto, chiedi e ti sarà servito ma fuori, se c’è un tavolino ti siedi altrimenti t’arrangi. Intanto, san Gennaro ha detto sì nel Duomo a porte chiuse perché quando si poteva era più gremito del San Paolo e c’era pure la ola delle comari del santo e forse è per questo, per un pizzico d’invidia che sant’Ambrogio a Milano ha messo il muso e pure san Giovanni Battista a Torino e san Marco a Venezia.
Si potrà giocare al Lotto che era stato sospeso, troppe vecchine a tentare la volta buona con numeri antichi. E nel giorno che segna l’inizio della fase due sarà previdente fare un salto da chi vende materiale elettrico ed acquistare un cercafase. Non si sa mai, potrebbe essere utile per il futuro. Prevedibile un rallentamento nella corsa all’approvvigionamento. Insomma, supermarket meno affollati.
Nei primi giorni del tutti a casa ci fu una corsa scriteriata ad acquistare ogni ben di Dio (quelli che hanno potuto) come se fossero stati gli ultimi giorni di Pompei. E il paniere? speriamo che duri: chi può metta, chi non può prenda. Poi, si rientrerà tra le mura domestiche, stanchi per aver perduto il ritmo alle code ed alle passeggiate.
E i virologi, gli esperti, i santoni, i tuttologi, i sostiene Gallera li vedremo ancora sfilare da una tv all’altra? Sarebbe il colmo, la mazzata finale. Intanto, il virus con la corona ha zittito giorni di celebrazioni antiche: la Liberazione, il Primo maggio. Ma non sono mancate le analisi, quelle che dicono tutto ed il contrario di tutto e finisci col perderti nel nulla. Il nulla, già. Il vuoto, già.
Le piazze deserte, le vie ed i vicoli silenti. Quasi tutti. Ed ora che saranno un po’ come prima, ti viene la voglia di stare a casa per tua scelta. Libertà, libertà perfino un vago accenno, una debole speranza che essa sia possibile dà le ali all’anima, Ceckov, libertà di decidere. In attesa del dopo 4 maggio. Il 5 maggio, ei fu. Immaginando che sia tutto finito. .