di Ottorino Gurgo 

 Tra i tanti danni provocati che il Coronavirus ha provocato e continua a provocare al nostro paese, e con i quali dovremo per chissà quanto tempo, fare i conti, occupa un posto non irrilevante la disputa che questa drammatica emergenza ha improvvisamente acceso tra il nord e il sud. È una disputa assurda che gli interventi di molti opinionisti o sedicenti tali (Vittorio Feltri, probabilmente divorato da un’ansia di protagonismo, è il portabandiera di costoro, ma non è il solo a rendere questo brutto servizio al paese) hanno trasformato in una vera e propria guerra, stolta quanto anacronistica.

L’Italia, soprattutto per responsabilità di una classe politica inadeguata (e il giudizio negativo investe in pari misura in questo caso gli appartenenti a tutti gli schieramenti, di destra, di sinistra e di centro che siano) non è mai riuscita a liberarsi di quello che potremmo definire “il complesso dell’appartenenza”, quello, cioè, di non essere capace di accantonare gli interessi di parte in nome di un interesse superiore.

Ottorino Gurgo

Evidentemente questa tendenza a dividersi è parte integrante del nostro DNA e siamo destinati a portarcelo per sempre dietro. Non a caso già nel nostro inno nazionale c’è un brano nel quale il suo autore, Goffredo Mameli, amaramente constata : “Noi fummo per secoli calpesti e derisi/ perché non siam popolo, perché siam divisi”.

Al di là della retorica, il verso di Mameli fotografa perfettamente una realtà che trovò piena espressione già nel basso Medio Evo con la contrapposizione tra ghibellini e guelfi (e questi ultimi, a loro volta, divisi in guelfi bianchi e guelfi neri) che ben serve a delineare i connotati di un paese dominato dalla lotta tra opposte fazioni.

Non staremo qui a ricordare le ragioni che hanno contribuito, poi,  a rendere fittizia, sin dall’inizio, l’unità del nostro paese e per le quali ancora oggi, e non del tutto a torto, il sud ha motivo di recriminare.

Esistono, al riguardo, analisi e studi ponderosi e non è certo questa la sede più idonea per affrontare un tale tema.

De Luca e Feltri

Siamo convinti, peraltro, che cercare di alterare la natura di un popolo è certamente un inutile tentativo, ma non può non sconcertare che, con il trascorrere del tempo, anziché attenuarsi lo scontro si riaccenda proprio nel momento in cui la drammaticità della situazione dovrebbe indurre ad una tregua e alla massima unità di intenti.

Nessuna tregua. Stiamo assistendo, invece, ad un accentuarsi delle divisioni, dei contrasti, delle rivalità, delle polemiche in un reciproco e spesso gratuito scambio di invettive. Un allarmante manifestazione d’immaturità.

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