Gerardo Mazziotti

Gerardo Mazziotti

Architetto, giornalista e scrittore. Per 20 anni docente all’Università di Salerno. Premio internazionale per il giornalismo civile. E’ considerato “ la coscienza critica della città”.

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L’Eco del fascismo

 di Gerardo Mazziotti

E’ arrivato in libreria l’11 gennaio scorso, sulla scia della stessa operazione fatta in Francia durante le ultime elezioni presidenziali per contrastare “ la minaccia fascista” di Marie Le Pen,  un libello di Emberto Eco dal titolo “ L’Ur-Fascismo”, cioè il fascismo eterno, per denunciare che “il fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili “.

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Umberto Eco

Trovo non casuale la pubblicazione del libello nel momento in cui si registra  un rigurgito antifascista  con la manifestazione di piazza del 9 dicembre scorso a Como “ contro tutti i fascismi”, patrocinata dalla Fnsi  e dall’Usigra, e con  la proposta di legge del deputato dem Emuanele Fiano contro “l’apologia del fascismo”, che va ad aggiungersi a quelle dei democristiani Mario Scelba del 1952 e di Nicola Mancino del 1993.

Eco Fascismo

E’ evidente l’intento di Umberto Eco di avallare con l’autorevolezza del grande scrittore, stimato in tutto il mondo, la tesi antifascista delle accademie, dei politici e dei media di sinistra secondo la quale  i governi antidemocratici, dittatoriali, antisemiti, basati sulla violenza e sul terrore, che negano i diritti civili e la libertà sono “ governi fascisti”. Una tesi apodittica e in quanto tale da respingere.

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Gerardo Mazziotti

Nella sua furia antifascista il grande scrittore dimentica che il fascismo è stato un fenomeno esclusivamente italiano, nato il 23 marzo 1919, andato al potere nel 1922, azzerato il 25 luglio ’43, rinato nella Repubblica Sociale di Salò dopo l’8 settembre del ‘43, finito nell’aprile 1945 con la barbara uccisione di Benito Mussolini (subì la stessa tragica sorte la sua amante Claretta Petacci) .

E dimentica  volutamente che il Duce è stato il solo dittatore fascista. Non ce sono stati altri.

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Adolf Hitler

Ed è  storicamente acquisito (Dennis Mac Smith, Indro Montanelli, Renzo DeFelice, Enzo Biagi…) che il fascismo non ha nulla che vedere con il “falangismo” di Franco e il “nazionalsocialismo” di Hitler  (gli antifascisti preferiscono però chiamarlo “nazismo” togliendo la parola “socialismo”, usata largamente anche dai comunisti russi che hanno dato vita all’Urss, unione delle repubbliche socialiste sovietiche).

Mao-tse-Tung

Mao-tse-Tung

Dopo la rivoluzione russa del 1918 e dopo la seconda guerra mondiale sono andati al potere in numerosi paesi dittatori comunisti, responsabili di milioni di morti e di miseria. Stalin (autore dei gulag nei quali furono sterminati milioni di ebrei e di dissidenti), Mao-tse-Tung, Ho-ci-Min, Kim Il-sun ( padre del guerrafondaio Kim-un ), Pol Pot ( i suoi kmer rossi uccisero metà della popolazione cambogiana), Castro (sostituito  dal fratello Raul, come si usa nelle monarchie europee), Honecker, Gottwald, Kadar, Ceausescu, Jaruzelskj, Tito (autore delle foibe istriane e della espulsione degli italiani dalla Dalmazia) Mladenov e Hoxha.

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Pinochet

Ma si continua a definire “fascisti” i dittatori sud americani come il cileno Pinochet, gli argentini Videla, Massera e Lonardi, il paraguaiano Strossner, il brasiliano Blanco, l’uruguaiano Branco, che col fascismo non avevano nulla a che vedere. La distorsione della realtà ha contagiano anche il famosissimo scrittore Wilbur Smith che nel suo recente romanzo “ Il giorno della tigre” definisce “fascista” il dittatore etiopico Mengistu, che pur si dichiarava comunista.

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Sono certamente esecrabili le leggi razziali fasciste del 1938. Fu una pagina infame della storia del nostro paese. Però è un fatto incontestabile che gli ebrei italiani furono deportati nei lagher nazisti dalle SS dopo l’armistizio del ’43.

Lo conferma Giorgio Bassani nel suo romanzo  “Il giardino dei Finzi Contini”. E lo dimostra il fatto che nessun ebreo della Spagna “falangista”  è stato deportato in Germania. Perciò è canagliesco voler coinvolgere il fascismo nell’orrore della Shoà col neologismo “nazifascismo” perché i campi di sterminio erano ignoti ai fascisti. E anche a Mussolini.

Ingmar Bergman

Ingmar Bergman

Come lo erano al famoso regista svedese Ingmar Bergman, che confessò di essere stato ammiratore di Hitler ma cessò di esserlo quando ne venne a conoscenza alla fine della guerra.

La faziosità ottunde il cervello. Anche quello del grande pensatore Umberto Eco che in questo libercolo scrive molte sgrammaticature di analisi politica e storiografica, ancorché formulate con la “fenomenologia”, di cui era maestro.

Avrebbe  fatto cosa molto giusta se avesse scritto “ Ur-Comunismo”.

 

 

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