di Gerardo Mazziotti
Il fascismo della dittatura, delle leggi razziali e della disfatta militare è morto il 25 luglio del ’43. Ed è stato sepolto il 28 aprile del ’45 quando venne ucciso Benito Mussolini per evitare che venisse catturato dagli americani o dagli inglesi e che venisse sottoposto a un processo. Assieme a lui venne vigliaccamente fucilata Claretta Petacci che aveva la sola colpa di essere la sua amante. Un crimine del quale l’antifascismo non si è mai vergognato. Talché il fascismo mussoliniano non esiste più.
Assieme a lui venne vigliaccamente fucilata Claretta Petacci che aveva la sola colpa di essere la sua amante. Un crimine del quale l’antifascismo non si è mai vergognato. Talché il fascismo mussoliniano non esiste più.
Ma viene denunciato un “pericolo fascista” se alcuni nostalgici vanno in pellegrinaggio a Predappio per rendere omaggio alla tomba del Duce e cantare qualche inno.
O se rimpiangono il Ventennio “quando il sacro suolo della patria non era calpestato da migranti e da mussulmani ” e se invocano l’abolizione della XII Norma Transitoria della Costituzione (la sola ancora vigente perché tutte le altre sono state abolite…in quanto transitorie), che vieta “ la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito Nazionale Fascista” (in palese contrasto con l’articolo 21 della Costituzione che riconosce a tutti i cittadini il diritto di esprimere le proprie opinioni con qualsiasi mezzo).
E lo denunciano se un buontempone apre un lido riservato ai fascisti. In realtà questo pericolo non esiste perché i fascisti non ci sono ma viene denunciato per sviare l’attenzione dal fallimento di una classe politica di ominicchi e quacquaracquà.
C’è un deputato del PD, che ha l’ossessione del Duce e che vorrebbe cancellare qualsiasi opera in grado di evocarlo, e c’è il ministro della Giustizia che rimprovera al ministro del’Interno di favorire i fascisti con la sua preoccupazione sulla tenuta democratica del paese, e c’è la presidentessa della Camera che vorrebbe demolire tutte le statue del Foro Mussolini, non contenta che l’abbiano ribattezzato Foro Italico.
A differenza dei milanesi affezionati al Foro Bonaparte, eretto in onore dell’Imperatore che li liberò dalla dominazione austroungarica ma li sottopose a quella francese.
Ma questi antifascisti duri e puri sono in realtà conservatori ostinati di molti “lasciti” fascisti. Ne cito alcuni. Le leggi del 1939 sulla protezione delle bellezze naturali e del patrimonio storico-artistico ( sono state inserite dalla ministra Giovanna Melandri nel Testo Unico del 2000 ), la legge urbanistica del 1942 ( qualche regione l’ha sostituita con leggiucole insulse e inefficaci ), l’Enciclopedia Treccani, l’Istat, l’Inps e, sopra tutto, la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con relativa Coppa Volpi di Misurata, che viene assegnata ogni anno al migliore attore e alla migliore attrice della rassegna ( antesignana dell’Oscar hollywoodiano). Eppure si tratta del ministro fascista Giuseppe Volpi, conte di Misurata, ministro delle finanze governatore della Tripolitania e presidente della Confindustria, che aveva il pallino del cinema. E fece costruire Cinecittà.
Questi antifascisti duri e puri conservano ostinatamente la legge fascista del 25 aprile 1938 numero 897, con la quale, nell’introdurre la obbligatorietà della iscrizione agli albi per potere esercitare una professione, è stato stabilito che “ non possono essere iscritti e,se iscritti, devono essere cancellati coloro che non siano di specchiata condotta morale e politica (….) e che abbiano svolte attività contrarie agli interessi della Nazione”. Una legge vergogna emanata per impedire l’esercizio professionale agli ebrei, agli antifascisti e agli omosessuali.
Il bellissimo film “ Una giornata articolare” narra la triste vicenda di un annunciatore dell’Eiar cacciato e mandato al confino perché gay. Una legge ancora vigente pur se non applicata dagli Ordini professionali perché in palese contrasto con l’articolo 3 della Costituzione.
E che non viene abolita al solo scopo di tenere in vita gli Ordini professionali grazie alla obbligatorietà della iscrizione agli Albi in palese contrasto con l’ articolo 21 della Costituzione che riconosce a tutti i cittadini il diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione.
Ma sono fissati sul Duce e sulle statue del Foro Mussolini.