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Il Comandante si prende Napoli

di Adolfo Mollichelli -

 Vendetta, tremenda vendetta! Solo che chi vestiamo con i panni di Rigoletto, questo è il problema. Senz’altro Insignolo l’ottavo nano che è tornato ad esibirsi da Lorenzo il magnifico. Il giorno dopo la stesa della Madama è stato un giorno di sole. E così la Madama ha potuto finalmente lasciare Napoli (sfortuna sua, nemica antica) e volare verso il gelo della Continassa e non so se l’umidità aiuta a rimarginare le ferite. C’era Guevara dixit: meglio perdere a Napoli che altrove. Solo che aveva già perduto di brutto nell’Olimpico laziale, quello dove volano le aquile e vabbè che ce n’è una sola, ma bella grossa e porta legata agli artigli nastrini  bianchi e celesti. Continua a leggere

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Eupalla e l’anno che verrà…

di Adolfo Mollichelli

 L’anno che verrà? è pure bidisesto, mah! Ci metto un po’ di tutto in questa mia sfrennesiata. Intanto, sarà l’anno dei ritorni. Fors’anche in omaggio a quella struggente canzone di Vento e Valente (1930). Non la ricordate? Ma come: Te voglio ‘nata vota ‘int’a sti braccia, torna ‘sta casa aspetta a te. La stanno cantando a viva voce i casciavit, che sono gli aficionados del Milan, in trepidante attesa di rivedere Ibra lo svedesone che è più colosso di quello di Rodi e che è pure incavolato di brutto perché a Malmoe è un po’ meno mito di sempre, tant’è che la sua statua davanti allo stadio della città natale è stata data alle fiamme dai tifosi inferociti perché il loro idolo aveva investito sull’Hammarby, acerrima rivale. Tutto il mondo è paese. Agli svedesi non basta più il ghiaccio bollente, evidentemente.

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Antonio Conte e Maurizio Sarri

Ibra è Ibra anche se l’età non è più verde, ma qualche gol dei suoi lo farà, vedrete. Ne ha sempre fatti tra Juve, Inter e Milan. E in nazionale. Il povero Trap sta ancora maledicendo quel colpo dello scorpione che Ibra fece all’Italia durante gli europei di Saramago, quelli del nostro fado. “Capite? un gol di tacco!”, ripeteva il Trap come un mantra, rispondendo così ai nostri perché senza spiegarceli.

Antonio Conte

Antonio Conte

Si ricomincerà con una classifica intrigante per la lotta al triangolino tricolore. Con l’Inter appaiata alla Juve e con la Lazio a soli tre punti se vincerà il recupero con il Verona. La Beneamata – non più filosoficamente ancorata alle idee spallettiane – ha tutto per poter interrompere la nona della Vecchia Signora e sarebbe uno sgarro terribile proprio nell’anno dell’anniversario numero duecentocinquanta della nascita di Beethoven. In tal caso, Conte – che non è il premier dal ciuffettino ribelle, anzi ha il parrucchino – ha promesso che ascolterà per 250 volte 250 l’inno alla gioia del Sommo di Bonn. Uno sgarro terribile, una vendetta tremenda vendetta del Rigoletto che lasciò la Madama sbattendo la porta perché l’accusò di non poter entrare in un ristorante da mille euro con cento euro in tasca.

Soccer: Serie A; Inter-Parma

Romelu Lukaku

Il Conte leccese, una vita in bianconero, sul campo e sulla panca dei record, ha trovato invitante e prodigo il titolare del ristorante cinese preferito dai bauscia che ha un’insegna colorata, tra palloncini e draghi, “Da Zhang“. Che ha come maitre il signor Marotta dallo sguardo improbabile e comunque acuto, un altro ex dipendente di Madama che alla dama addormentata – affidata alle cure dell’infermiere capo Paratici – ha già soffiato in estate il giovin Barella sardo sardo e il colosso Lukaku che ti fa gol da antologìa alternandoli a stonature sul tema tant’è che a volte mi piace chiamarlo il Petagna di colore. I

l capolavoro di Conte ‘o chiagnazzaro? aver risuscitato un ex giocatore come Candreva e va bene che fa le prove di miracoli quotidiani alla Pinetina avendo davanti a sé Lazaro. Conte, comunque, è il motivatore numero uno nel panorama mondiale delle panche d’oro. Non c’è dubbio alcuno. L’autentico uomo in più.

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Maurizio Sarri

La Vecchia Signora alla ricerca dei parametri zero e potete anche togliere parametri (ah! quel duo Ra-Ra, insomma Ramsey e Rabiot) ha voluto voltare pagina, ha dovuto sennò CR7 chi lo sentiva, ed ha cambiato la via vecchia per la nuova: dal risultatista Allegri detto il conte Max al quanto è bello quanto è bello il giropalla del c’era Guevara Sarri che a Napoli battezzarono comandante.

Pare che i dirigenti bianconeri leggano come un vangelo le rubriche in rosa del vate di Fusignano e che meditando su squadra corta e coesa, compattezza e coesione, spirito di squadra e misure preventive, linee difensive da istruire, ma intanto non c’è più un Franz Baresi che alzava la mano e imponeva il fuorigioco all’arbitro di turno.

Da qui e con l’incipit che il bel gioco vince sempre e l’ossessione della Champions maledetta ecco la decisione estrema: ciao (addio?) Max, cinque scudetti di fila, c’eravamo tanto amati e venga venga Maurizio, fresco vincitore dell’Europa League, insomma se tanto mi dà tanto, con CR7 in squadra si potrebbe tentare pure la missione impossibile dalle parti di Istanbul.

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Cristiano Ronaldo

Che cosa è accaduto dalle parti della Continassa? Intanto, le lezioni sarriane sono dure da comprendere, una ventina di minuti a partita va bene, ma poi caro mister non ce la facciamo più. Dicono critici disattenti o di parte avversa che la Madama ha una panchina lunga e d’oro.

Ma sul serio? Intanto, su un tronco vecchiotto ha appeso ramoscelli che cadono al primo soffiar del vento – come il francese col tuppo Rabiot ed il gallese (bestemmia, tremenda bestemmia) Ramsey.

Da Joao Felix a De Ligt, le spese folli dei top club / SPECIALE

Matthijs de Ligt

Quanto a lungodegenti abitudinari da tenere a mente Douglas Costa che spacca sì le partite con giocate fantastiche ma spacca anche i suoi muscoli di seta. Ah! dimenticavo quella catena (in senso letterale) di sinistra formata da Alex Sandro lo smemorato e Matuidi che almeno la pagnotta se la guadagna.

Mai visto sinistri non saper appoggiare palla a due metri col destro. Certo il tridente fa paura agli avversari, ma non a tutti. E comunque Cristiano Ronaldo, Higuain e Dybala non hanno subentranti all’altezza, tranne Douglas Costa quando non è costretto con le stampelle. E quel de Ligt messo da parte è una decisione cervellotica, fossi in c’era Guevara proverei l’olandesone a centrocampo vista la penuria e pochezza degli interpreti mediani, eccezion fatta per Bentancur.

Lazio vs Bologna - Serie A TIM 2018/2019

Simone Inzaghi

Vola un’aquila nel cielo. Già, la Lazietta solo bellezza è diventata Lazio volante. Verso la cima della classifica. Guidata con maestrìa da Simone Inzaghi, il fratello minore di Superpippo che sta viaggiando col suo Benevento come un treno giapponese tra le stazioni spesso avvolte nella nebbia della cadetteria. Per il momento, Inzaghino s’è tolto lo sfizio di rifilare sei pappine in due partite a Madama, togliendole di sotto quella Supercoppa italiana d’Arabia e lasciando il lacrime il CR7 che proprio non s’aspettava di dover perdere una finale. La Lazio di questi tempi ha acquisito sicurezza e maturità.

Serjei Milinkovic

Serjei Milinkovic Savic

Non ha una rosa lunga – ma l’importante è la rosa, la cantò anche José Altafini – ma ha fior di giocatori in ogni reparto: il cannoniere del torneo Ciro Immobile da Torre Annunziata sbocciato nella Primavera Juve, ahi!, l’elegante e fantasioso Luis Alberto, il possente e tecnico Milinkovic Savic, il Metronomo arretrato Acerbi, l’arrembante Lulic e quanto tutto manca ecco Caicedo che entra e segna, spietatamente. Beneamata e Madama dovranno fare i conti con questa realtà biancoceleste.

Gattuso Gennaro

Gennaro Gattuso

Napoli, Napoli. Un po’ come la città cantata da Pino Daniele. ‘Na carta sporca e nisciuno se n’importa e figuratevi Aurelio Primo che ha in testa i dividendi da distribuire ai suoi perché chi tene famiglia deve far di conti. La vicenda Ancelotti è stata chiara fin dal primo istante: Carlo voleva andare via e Aurelio Primo voleva mandarlo via. La storia di Giorgio e del vescovo, insomma. Con risvolti che per carità di patria, definirei coloriti. Come la cena post-Genk e qualificazione agli ottavi di Champions in cassaforte. Tra una portata e l’altra, un bicchiere di vino ed un caffè, Aurelio Primo abbraccia Carlo e gli fa: Carlé, te dimetti? E il tecnico: neanche per sogno, nella mia carriera non ho mai rassegnato le dimissioni! E Aurelio Primo, con blandizia: Carlé, ma almeno me fai risparmià qualcosa? Stop.

Ora il Napoli è guidato da Gattuso Gennaro detto Ringhio che conosco da quando era alla Salernitana e quanti giorni insieme in Nazionale in giro per il mondo. Gattuso è innanzitutto una persona perbene, schietta, generosa (rinunciò ad una barca di soldi, devolti ai membri del suo staff quando il Milan disse, basta, va bene così).

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Adolfo Mollichelli

E come tecnico non è affatto sprovveduto. Pare che Aurelio Primo sia convinto dell’investimento su Lobotka che ha un nome che è un petardo e che è stato caldeggiato da Hamsik l’ex Marek ‘e Napule. Napoli-Inter promette di essere un match spartiacque per entrambe.

Merita una citazione speciale la Dea che Gasperini ha impalmato, l’Atalanta di diritto in Champions. Sfrontata e bella. Ritmo forsennato quasi sempre, uomo contro uomo e vediamo chi è più bravo, no alle barricate, viva le accelerazioni e le verticalizzazioni. E poi, ci metto il Papu Gomez che ti fa due tunnel consecutivi e va in porta ed Ilicicic il lungagnone che dirige il sinistro come Muti la bacchetta. Una squadra inglese nel campionato nostrano.

Mario Balotelli

Mario Balotelli

E merita un plauso il Cagliari di quel gran signore di Maran guidato in campo dal superbo Nainggolan di tutti i tatuaggi possibili (chissà se li ha pure dove non batte il sole…). Reduce da due sconfitte consecutive ha il dente avvelenato, brutto avversario per la Madama addormentata di questi tempi. Avrà messo la testa a posto (almeno un pochino, su) il Balotelli bresciano?

Pare di sì, almeno Corini ha dimostrato di saper prendere per il verso giusto il ragazzo dagli orecchini di diamante. Rare volte ho visto il Balo rientrare tante volte in difesa e appostarsi sul palo sui corner avversari come nelle ultime due partite. Se Balo va, il Brescia del regista Tonali quasi certamente si salverà.

Nell’anno dedicato a Beethoven, Missa Solemnis per tutti. Buon anno.

 

 

 

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Aurelio sceicco, come Totò

 di Adolfo Mollichelli -

Etcì, etcì, etcì, scusate ma mi sono addormentato leggendo sul Daily Mail la notizia che il Qatar sarebbe interessato ad acquistare il Napoli e m’è venuto, etcì, etcì, un bel catarro. Tra le braccia di Morfeo ho fatto strani sogni. Ho visto il DeLa che passeggiava per le vie di Los Angeles incontrare Prévert tutto vestito d’azzurro. Il DeLa, meravigliato, gli chiede: anche tu tifi per il mio Napoli? Jacques senza guardarlo in faccia recita: padrone nostro che sei tra le stelle. E restaci. Continua a leggere

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La Signora torna in tuta

di Adolfo Mollichelli

La vecchia signora e l’uomo in tuta si sono detti sì. La tradizione sabauda degli uomini che aspirano vocali prosegue. Da Allegri detto il conte Max a Sarri detto il comandante. Toscanacci difficili, inclini a perdere le staffe con estrema facilità. Sanguigni, il livornese e il figlinese nato a Napoli tra i fumi – un destino – degli altiforni di Bagnoli. Il grande tradimento – secondo i militanti del soviet sarrista – un giorno all’improvviso ma mica tanto in una calda domenica di giugno. Continua a leggere

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Klopp & Sarri, tuta gioia

di Adolfo Mollichelli

E’ stata l’Europa dei BB, del bancario (ex) e del belloccio, di Sarri e di Klopp, dei tecnici in tutta e così sarà contenta pure la classe operaia che una volta andava in paradiso e che ora si dibatte tra le fiamme dell’inferno. L’Europa League al primo, la Champions al secondo. Il quartiere un po’ snob di Londra e la città dei Beatles e dei docks sul tetto del continente pallonaro. La prima finale per don Maurizio. La terza per il tedesco che finalmente ha vinto. Youll’never walke alone e lacrime nell’astronave di nome Wanda ma non c’entra la consorte di Icardi. Continua a leggere

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Haka & bigodini, finalmente a meta

di Adolfo Mollichelli -

 Ed ora chi glielo dice a Collovati dalla erre blesa, due turni di squalifica da mamma Rai (perché la mamma è sempre la mamma) che le donne ci sanno fare anche con la palla ovale? Discutere e non solo, oltre a questo ci sanno anche fare. Tant’è che al Sei Nazioni per il gentil sesso vanno in meta con distinta leggerezza. Da dodici anni tra le grandi, tradizionali squadre europee. Forse in pochi lo sanno, ma il rugby si coniuga anche al femminile nella nostra Italietta machista, maschilista, dei celoduro di vecchia e nuova estrazione e poveri noi. Continua a leggere

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Nel Blues dipinto di Blues

 di Adolfo Mollichelli

Madrid, Napoli, Torino, Milano, Londra: le città di Gonzalo. Tutte importanti: la capitale della Spagna, la città più antica d’Europa, quella che fu il volano dell’industria automobilistica, la città che beve ed opera, la capitale inglese in furor di Brexit. Il bianco, l’azzurro, le strisce bianconere, quelle rossonere, il celeste: i colori delle maglie del Pipita francoargentino, caliente a modo suo. Triste, solitario y final direbbe Osvaldo Soriano. Continua a leggere

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L’eroe dei due mondiali

 di Adolfo Mollichelli

 La conoscenza è antica. Fin dai primi passi suoi fuori campo, cioè da allenatore. Come secondo di Arrigo Sacchi detto Righetto e pure l’ayatollah di Fusignano. Ce lo trovammo accanto nella tribunette americane durante l’Usa Cup ’92. Era armato di registratore e “fissava” nella mente e nella bobina i movimenti dei calciatori in azione. Dati preziosi che avrebbe girato a Righetto che ne avrebbe fatto tesoro. Certo che era una radiografìa abbastanza pallosa, quella cui era costretto il buon Ancelotti, detto Carletto. Continua a leggere

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Avanti Sarri, alla riscossa maglietta rossa

di Adolfo Mollichelli -

Tutto è compiuto. Campionato e week end entusiasmanti fino alla fine. Al settimo sigillo di Madama, al secondo posto con punteggio record (91 punti) del Napoli, si sono aggiunti gli ultimi verdetti. Roma terza forza in assoluto. Milan in Europa League senza dover passare dalla noia dei preliminari che, invece, toccheranno all’Atalanta. Inter in Champions dopo un digiuno di sei anni. Lazio a leccarsi ferite dolorose. Crotone, battuto al San Paolo, in B insieme con Verona e Benevento. L’addio di Buffon alla Juve. La finale perduta ai rigori dagli under 17 azzurri al cospetto degli olandesini scafati e fallosi che ve li raccomando.  Continua a leggere