di Carlo Alberto Paolino
La pizza ai tempi del Corona. Chissà Gabriel García Márquez, premio Nobel per la letteratura potrebbe rivisitare “El amor en los tiempos del cólera” con queste piccole miserie di ordinario contagio, zone rosse e gilet gialli, italiani brava gente e francesi farabutti, ma questa è una vecchia storia.
Non avevamo neanche finito di omaggiare a Napoli il presidente toy boy della grandeur che era venuto a benedire Conte e a scoprire San Gennaro (da Lello Esposito) che quei birichini cretini di Canal plus della famigerata Vivendi hanno pensato bene di lanciare lo spot della “pizza Corona”, sputo e contagiò gratuito, roba degna di una certa satira francese, che resta sempre quella della “Quenelle” , quel gesto antisemita inventato da una specie di Grillo francese, tale Nicolas Anelka, e non c’è bisogno di aggiungere altro.
Liberté, Égalité, Fraternité, non c’è rivoluzione che tenga, come li volti e come li giri , sempre francesi sono, e sempre sui coglioni ci stanno. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha pensato bene di celebrare “la pace della pizza” con l’ambasciatore francese Christian Masset con Sorbillo, il pizzaiolo buono per ogni forno: dai brutti ceppi del virus ai brutti ceffi del tivvù del più, che più schifo non poteva fare.
Fra pizze da schifo e pizze della pace, quella che preferiamo è la terza pizza, quella della solidarietà di uno oscuro manager della ristorazione napoletano trapiantato a Brescia, Diego, “il fresco” che ogni giorno porta personalmente la sua pizza agli operatori sanitari dell’ospedale, “gli angeli custodi”, in prima linea per fronteggiare l’emergenza del tampone