di Adolfo Mollichelli
La conoscenza è antica. Fin dai primi passi suoi fuori campo, cioè da allenatore. Come secondo di Arrigo Sacchi detto Righetto e pure l’ayatollah di Fusignano. Ce lo trovammo accanto nella tribunette americane durante l’Usa Cup ’92. Era armato di registratore e “fissava” nella mente e nella bobina i movimenti dei calciatori in azione. Dati preziosi che avrebbe girato a Righetto che ne avrebbe fatto tesoro. Certo che era una radiografìa abbastanza pallosa, quella cui era costretto il buon Ancelotti, detto Carletto.
Ne ha fatta di strana il “secondo” che diventerà il primo in assoluto: l’eroe delle cinque Nazioni, vittorioso in Italia (Milan), Inghilterra (Chelsea), Francia (Psg), Spagna (Real Madrid), Germania (Bayern). Una sorta di Garibaldi del pallone che fu eroe dei due mondi, anzi dei due mundial (Milan e Real).
Soltanto. Un grande il Carletto che in Europa ha trionfato anche da calciatore.
Figlio prediletto di Righetto (Sacchi), un predestinato tra voglia di culatello e coppe e titoli vari.
Dopo l’anno terribile vissuto in Baviera, nelle pinte festaiole la birra era diventata sempre più amara – chissà che cosa ci versava Mueller nelle coppe destinate al mister – e dopo il periodo sabbatico aveva voglia matta d’Italia: sole, pizza e amore. Altro che la sua Reggiolo, la terra, il trattore. E pure tanta voglia di mare e dallo yacht aureliano, con tanto di tuffo a candela da migliorare, s’è trovato a Dimaro nel fresco della tuta che ha per stemma l’acqua.
Napoli, amore a prima vista. Bella pure. Tanto che abiterà in un appartamento con terrazza a tutta vista.E forse gli verrà da pensare, sorrisetto sulle labbra, che fa niente se Castel Volturno è anonimo – e pure cantiere aperto – a confronto con le cittadelle per gli allenamenti di Milanello, Chelsea, Parigi, Madrid e Monaco. Carletto s’è presentato a Napoli tirato come un modello da sfilata.
Asciutto come un’acciuga. Forse per mettere sull’avviso Allegri che chiamano acciughina. Con un bel po’ di familiari al seguito come un Re Sole nel paese del sole.
Epperò s’è calato nella parte di napoletano per scelta e per voglia con tanto di polmoni aperti sulle note di ‘O surdato ‘nnammurat che da canzone triste è diventata simbolo di allegrìa.
Con profondo rammarico di Massimo Ranieri che, giustamente, la canta con una venatura di fado. Grande Carletto, comunque.
Non sapevo che fosse tressettista e che lo fosse anche Aurelio Primo. E rimpiango il tempo ch’è passato perché mi sarei seduto con piacere a tavolino: a coppia, a perdere, tre a chiamare, calabresella, marcio e batuffa?
Ai miei tempi nelle Molveno di Lippi e di Ranieri il massimo della goduria erano le passeggiate lungofiume e le sfide tra squadre miste: giornalisti e giocatori, tra i quali c’era un mio fan (per le pedate, non so se anche per gli scritti): Pari, una vita da mediano. Caro Fausto, dovunque tu sia un caro saluto e ancora grazie.
Certo che Ranieri – che arbitrava e consigliava nello stesso tempo – era un vero e proprio rompiglioni: accorcia, vai, scatta. Talché una volta mi scappò: ma caro Claudio sto qui per il mio giornale, fammi fare un contratto e po’ se ver. Rise il tedesco. E anche tutti gli altri.
Carletto è un fior di tecnico e persona sincera. Un maestro che sa farsi amare. Anche dall’egocentrico Cristiano Ronaldo che ha speso parole dolci per la sua ex guida madrilena. Sarà bello incontrarlo di nuovo.
Già. “Sono aziendalista” ha tenuto a far sapere Carletto. E per poco Aurelio Primo non se lo baciava davanti a tutti. Strano, però. Anche Sarri lo era. Non ha chiesto mai un determinato giocatore e diceva sempre: alleno quelli che la società mi mette a disposizione.
Valli a capire. Ma sì, che sbadato. Dimenticavo che zio Maurizio ha fatto perdere alla società una quindicina di milioni per mancati introiti della Champions.
E la valorizzazione di una rosa intera, dove la mettiamo? Mi sto accalorando troppo. Stop.
Carletto ama il calcio propositivo che parte da dietro.
La sua vita da mediano gli ha aperto gli occhi sul campo che c’era davanti. Verticalizzerà più di Maurizio. Lancerà la bella gioventù, ne ha tanta a disposizione. Aspetterà un bomber di razza. Possibilmente uno che già conosce. Altrimenti, solleverà il sopracciglio sinistro ad angolo isoscele. Lo fa, di solito, quando è perplesso. O incavolato. Dal terrazzo sul mare avrà un pensiero per Sarri: avevi ragione, Napul’è.