Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

Teste vuote, stadi vuoti
   Ricchi & poveri nel calcio al tempo disgraziato del Coronavirus    
        
 di  Adolfo Mollichelli

Teste vuote, stadi vuoti

di Adolfo Mollichelli 

Il calcio al tempo del virus. Va bene anche: la corona sulla testa calcio. E di quanti lo gestiscono. Tra avanti, indietro, aspettiamo, rimandiamo, giochiamo. A porte chiuse, però. E fa niente che diamo al mondo un messaggio di timore, più che altro direi di vuoto. Nelle teste di molti e su tutti i terreni di gioco.

 im agesNelle more, i signori rampanti delle gloriose squadre che daranno vita al derby d’Italia hanno avuto il tempo di esternare, di attaccare il sistema del quale fanno parte, un po’ come i dem nelle aule del Parlamento. Steven e Andrea, la strana coppia. Steven è Zhang, Andrea è Agnelli. Quando s’incontrano o si parlano telefonicamente si esprimono in un corretto inglese, un po’ impacciato quello di Steven fluidissimo quello di Andrea.

Steven   Zhang, Andrea Agnelli

Andrea Agnelli e Steven Zhang,

Steven al presidente della Lega gliene ha dette di cotte e di crude, al limite dell’offesa personale. Non gli stavano bene lo stillicidio dei continui rinvii con evidente disagio per la sua Beneamata. Sportivamente parlando non ha tutti i torti. Andrea avrebbe voluto giocare la partitissima, il derby d’Italia, con la spinta del proprio pubblico.

Naturale ed elementare Watson. Una volta messosi il cuore in pace e dopo aver accettato (per forza) di chiudere le porte dello Stadium, Andrea s’è lasciato andare ad una stucchevole dichiarazione su chi meriti di frequentare il sacro e ricco prato (profumo di soldi) dell’agone europeo. I meriti, secondo il rampollo della casa, sarebbero identificabili nel blasone e nella storia e non nei risultati. E’ il vecchio pallino della superlega: dentro i ricchi, di soldi e di storia, fuori i meno ricchi (non è il caso di usare il vocabolo poveri) con blasone al minimo. Forse non è un’eresia. E’ l’esempio ch’è sbagliato: Dunque, per Andrea, presidente dell’Eca, superiore di Steven che la pensa come lui, la Roma dovrebbe stare sempre in Champions e l’Atalanta no.

Soccer: Champions League; Atalanta-Valencia

Josip Iličić

Ora, ditemi voi: l’Atalanta da qualche anno è la squadra che gioca il miglior calcio. S’è guadagnata il diritto sacrosanto di partecipare alla Champions. Ha ribaltato la classifica nel girone di qualificazione. Ha rifilato quattro pere al Valencia.

In campionato ha il record di gol segnati. E ditemi voi, quanti sfotto dovrà reggere Andrea se l’Atalanta andrà ai quarti (e ci andrà) e la sua Juve non riuscisse a far fuori, a porte chiuse, il Lione che le buscherebbe dal Benevento di Pippo Inzaghi?

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Adolfo Mollichelli

Una zappa sui piedi, non c’è che dire. Pecunia non olet e quindi penso che prima o poi la faranno questa benedetta superlega. Ma stiano attente, le superpotenze pallonare. Perché se al calcio togli la speranza di, un po’ come nella vita di tutti i giorni, si corre il rischio che in pochi se la giochino e se la cantino. E sarebbe una noia mortale.

Credo che l’ex Coppa Campioni sia stata più vera e giusta dell’attuale Champions. Perché rispondeva ad un requisito di sportività pura. Se la contendevano le squadre che avevano vinto i rispettivi campionati in Europa. Dopo, è stata una corsa folle e sgangherata ad allargare la platea dei partecipanti. Ed ora si vorrebbe addirittura selezionarli, per blasone e risultati.

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Intanto, ci apprestiamo a vivere i recuperi della ventiseiesima giornata, sei partite tutte rigorosamente a porte chiuse. Compreso il derby d’Italia, con Andrea in veste di padrone di casa e Steven di ospite d’onore.

E come si saluteranno, si daranno di gomito come nelle gag di Franco e Ciccio, si sfioreranno all’altezza delle caviglie, si parleranno ad un metro di distanza? Il calcio al tempo del corona sarà un qualcosa di strano ed ai sospetti soliti se ne aggiungeranno altri. I capitani come si saluteranno e gli arbitri come si comporteranno e la sfilata con mano contro mano, e i bambini ci saranno ad accompagnare i campioni?

Credo di no, vedremo. I massaggiatori avranno in dotazione anche bottigliette di amukina? E negli stadi vuoti sentiremo anche le espressioni più o meno colorite dei colleghi di opposte appartenenze?

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Certamente qualche frase capteremo proveniente dalla tribuna stampa dello Stadium che sarà affollatissima. A proposito, e i colleghi provenienti dalla Cina per narrare le gesta del Biscione in ideogrammi passeranno attraverso le apparecchiature di controllo per stati febbrili e tosse? Ah, saperlo. E in campo stiano attenti i nostri eroi a non smadonnare, tutti li sentiremmo. Farebbero la fine del leccese Donati che dopo aver segnato ha “ringraziato” qualcuno lassù a modo suo.  Vedrò il derby d’Italia a porte chiuse ad audio spento. E’ il calcio al tempo del corona, bellezza.

 

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