Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il Comandante si prende Napoli

di Adolfo Mollichelli -

 Vendetta, tremenda vendetta! Solo che chi vestiamo con i panni di Rigoletto, questo è il problema. Senz’altro Insignolo l’ottavo nano che è tornato ad esibirsi da Lorenzo il magnifico. Il giorno dopo la stesa della Madama è stato un giorno di sole. E così la Madama ha potuto finalmente lasciare Napoli (sfortuna sua, nemica antica) e volare verso il gelo della Continassa e non so se l’umidità aiuta a rimarginare le ferite. C’era Guevara dixit: meglio perdere a Napoli che altrove. Solo che aveva già perduto di brutto nell’Olimpico laziale, quello dove volano le aquile e vabbè che ce n’è una sola, ma bella grossa e porta legata agli artigli nastrini  bianchi e celesti.

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Gattuso e Insigne

Confesso che non ne potevo più – per la strada, sui social, nei condomini – di assistere alle discussioni incentrate sul falso moralismo e soprattutto alle disquisizioni sul dilemma: fischiare o non fischiare c’era Guevara, l’ex comandante della grande bellezza e del sogno svanito per un’inezia.

Don Maurizio, nato a Bagnoli per caso tra i fumi dell’indesiderata, avrà certamente sussurrato l’adagio antico: vedi Napoli e poi muori. In senso metaforico. Quand’era Guevara dimenticò lo scudetto in albergo.

Da c’era Guevara ha dimostrato di aver capito poco o nulla di quanto conti, a Napoli, attraversare sulle strisce, bianche e nere. Ha elogiato, alla vigilia, i valori tecnici degli azzurri che furono suoi e però ha finito con lo schierare nel catino sanpaolino la versione più brutta della sua Signora che ha dimostrato di avere tutti gli anni che ha (nacque nel 1899) in una volta sola. Insomma, agli elogi dovuti, magari anche scaramantici, ha risposto con un atto di sicumera inaccettabile.

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Adolfo Mollichelli

Okay, cari ex discepoli, ora vi metto davanti il Dygualdo e voi tremerete ed io passerò da queste parti nelle panni del vincitor rimpianto (mica tanto). Riscossa, tremenda riscossa! l’ordine che ha certamente iniettato nelle vene azzurre Gennarino da Schiavonea detto Ringhio. Ed ha avuto ragione lui. Signora incartata e dominata. E menata pure. Con quel furetto infuriato di Demme che ad ogni entrata al limite avrà fatto godere il suo tecnico.

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Maurizio Sarri e Gennaro Gattuso

Pure Gennarino, quando giocava era tosto assai. E poi, tutta una serie di accorgimenti vincenti: due linee belle strette e folte a chiudere tutte le linee di passaggio, perfino Milik a cominciare il pressing, E le prove doc di Hjsay l’albanese e di Mario Rui il portoghese a governare le bande.

E fu così che il Dygualdo non vide palla alcuna. Mettete anche la serata storta del portiere polacco dal nome che è un codice fiscale e la nullità di Cuadrado, quello che sta troppo spesso col culo per terra (Sarri dixit), di Matuidi e di Alex Sandro ed ecco spiegato il trionfo, meritatissimo, degli ex discepoli.

Nella stagione che non è proprio dei fiori, tanto cara a Butterfly anch’essa madama, il Napoli dei dispetti e delle cause giuridiche, delle ripicche e degli acquisti in corso, rischia di essere ricordato come l’arbitro dello scudetto: tre punti e mille scivolate concessi all’Inter, tre punti tolti alla Juve.

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Ronaldo

Sempreché la Lazio non decida di far ingrossare il fegato ai colleghi gazzettieri. Pecunia non olet, nel senso che i fans bianconerazzurri potenziali lettori sono all’incirca venti milioni e dunque vanno accontentati con le prime pagine, i titoloni e tutto il resto.

Prevedo un finale thrilling per l’assegnazione dello scudetto. Perché l’Inter ha deciso d’affidarsi al principe Eriksen (c’era del marcio in Danimarca) ed ha esterni bassi più forti di quelli della Juve che però ha Ronaldo ch’è un alieno. Non sempre coadiuvato come meriterebbe.  Chiudo con un pensiero (triste) che dedico a Kobe Bryant: le leggende sono eterne.

 

 

 

 

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