di Adolfo Mollichelli
Lo sapevo, lo prevedevo, me l’immaginavo. La tecnologìa è stata spesso la mia nemica geniale (come Lena o Lila) tra imperfezioni delle case produttrici, guasti improvvisi, noie meccaniche di strumenti vari appena acquistati. Una storia infinita. E insomma non è sfuggita a questo strano destino la App immuni deficienti-acquisiti.
Invece di proteggermi dal virus, di consigliarmi con tanto di suonerìa o bip bip su avvistamenti ed incontri pericolosi, mi parla. Sì, mi parla forse perché sa della mia solitudine. Capite? Mi parla. A Napoli si dice: me fa’ ‘na capa tanta!
La mia App ha essa stessa un virus, quello della logorrea. E non mi lascia in pace un solo attimo. E’ come se avessi sotto braccio un’autentica capera, quelle pettinatrici di una volta che andavano a casa, per lo più erano i bassi, delle clienti e tra un bigodino e l’altro, una treccia da sciogliere e da intrecciare, parlavano e sparlavano di ogni essere umano, uomo o donna, senza differenza alcuna, purché si potesse nciucià (spettegolare con maldicenza).
Ho deciso di chiamarla Caperapp e, Gesù Gesù, m’ha confidato che le piaceva, cos”e pazz. Certo, a modo suo è divertente. Solo che è una mitraglietta che non perde una raffica. E quando vuol dirmi qualcosa ordina allo smartphone una parolina: Azz! su sfondo rosso. Non è necessario che stia a contatto ravvicinato di un certo tipo con qualcuno per dirmi qualcosa ed è questa l’unicità della mia Caperapp. No, va a ruota libera, prodiga anche di buoni consigli.
L’altro giorno ero immerso nei miei pensieri ed ecco Caperapp: Azz! ma come, ti è passata davanti ‘sta piezz ‘e femmenona e non l’hai neppure degnata di uno sguardo? Ma allora ti sei fatto proprio vecchio, Azz! Capite? s’inalbera pure, ma dice che lo fa per il mio bene. In caso di cluster (assembramento) mi mette in un imbarazzo terribile.
Magari saluto Tizio e…Azz! ma che lo saluti a fare, questo non ti può vedere! E poiché Caperapp ha una voce stridula, mi costringe a soprassedere ad un’eventuale chiacchieratina. Anche nella scelta del bar dove gustare cornetto e caffè, non sono più libero come in passato. Azz! non entrare qui, sono aumentati i prezzi, vai un po’ più avanti c’è un altro bar che ha conservato quelli di prima del lockdown!
Okay okay e le chiedo se posso recarmi alla solita edicola per acquistare i miei giornali. Assente, meno male, va. Ma il senso di sollievo, di libertà, dura poco. Azz! ma che fai, compri pure Mente e Cervello e che palla! E allora sono costretto a spiegarle che mens sana in corpore sana, ma ribatte stizzosa: ‘stu latino nun ‘o capisco, parla comm t’ha fatto mammeta.
Spuntuta, Caperapp sì proprio ‘na spuntuta, sei acida! E che mi fa? si mette a piangere e mi bagna tutto lo schermo dello smartphone, e singhiozza. E allora la calmo e le dico: ti spengo un po’, va bene? Sì, sì, accussì mi riprendo. Ciao. Ciao. E mi avvio verso casa e però mi viene nostalgia della voce di Caperapp. E che ci volete fare, sto quasi per affezionarmi a questa compagna un po’ matta. Come me.