di Paolo Isotta
Il Colosso di Rodi, l’immensa statua di bronzo, era una delle meraviglie del mondo antico. Un terremoto un giorno lo distrugge: in pezzi, affonda. I genitali, fallo e scroto, vengono ripescati e, quattro secoli dopo, Tito Cornasidio, procuratore ad Antiochia di Settimio Severo, li acquista per la sua villa sull’Aventino. Il pezzo è “fedele fino all’inverosimile quanto alla rispondenza col vero, eppure libero e sovrano nell’espressione, che era di una forza, di una compostezza, di una maestà del tutto degna del dio.” Continua a leggere