Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Natale con i gol

di Adolfo Mollichelli

Saluta l’anno in maniera normale dopo due goleade sontuose: i cinque gol al Cagliari ed i cinque al Torino. E’ parte integrante della storia del Napoli ‘ntussicà una festività. Di solito si fermava ad inizio d’anno o nella ricorrenza dell’Epifania. Stavolta s’è fermato un po’ prima del Natale.

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Mertens, ancora un gol

Oddio, non è che sia stato poi troppo normale la partita degli azzurri in riva all’Arno che non è più d’argento. Tre a tre, in un’altalena di gol e di emozioni che appartengono al calcio di altri campionati, quello inglese in particolare.

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Mertens, ancora un gol ed il rigore provocato, ancora sugli scudi perché avrebbe potuto tranquillamente siglare una doppietta se Olivera non gli avesse oscurato la gioia togliendo letteralmente il pallone dalla porta. Un plauso per Insigne che ha tolto la ragnatela dall’incrocio alla sinistra di Tatarusanu.

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Insigne

Ma, permettetemi di consegnare la palma d’oro A Manolo Gabbiadini che ha realizzato il penalty che è valso il pareggio nell’ultimo sospiro del match. Quel pallone sul dischetto avrà avuto un peso di un quintale prima che Manolo il bergamasco con chioma fluente lo spedisse alle spalle del portiere rumeno che ha il nome che pare una scarica di bacchette su un tamburo di latta.

Il Manolo dell’azzurro perduto – andrà certamente via, salvo ripensamenti dell’ultima ora – era entrato era stato inviato in campo da Sarri a quattro minuti dalla fine dei regolamentari al posto di Diawara. Mossa della disperazione per cercare il colpo di coda e pareggiare, almeno, una partita che era stata condotta con brillantezza e possanza per buona parte del primo tempo.

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Uscita alta di Reina

Vi avevo segnalato per amor del vero che non tutto era stato oro che colava nella sonante vittoria col Torino. Ritengo che non vogliano veramente bene al Napoli (o che capiscano poco di calcio) i colleghi che avevano esaltato la mattanza del Toro senza porre l’accento sulla pecca principale di una squadra sempre bella a vedersi per istinto euclideo. Tre gol da un Toro senza corna e tre gol da una Fiorentina che era priva di Borja Valero e di Ilicic. Sei reti al passivo che sono le conseguenze nefaste di un atteggiamento leggero quando si è chiamati a contrastare gli attacchi avversari.

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Hamsik

Tutti insieme appassionatamente, cioè in linea, e poi accade che se tra gli opponenti c’è chi sia dotato di classe cristallina, leggi Bernardeschi che a Firenze paragonano alla cupola del Brunelleschi, e un tipetto come Zarate che sa calciare al volo, ecco che finisci col rimpiangere la sana, truce marcatura ad uomo. Contro la viola s’è avvertita eccome l’assenza di Koulibaly e quindi quella forzata di Chiriches sostituito, si fa per dire, da Maksimovic e ancora non mi spiego i quasi trenta milioni spesi per il serbo che, giustamente, zio Maurizio ha tenuto quasi sempre nascosto.

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In vantaggio col gioiello di Lorenzo il magnifico, il Napoli ha peccato di leggerezza pur avendo al cospetto una Fiorentina che sembrava una barca in balìa dei marosi. Con un fra’ Cristoforo a sostegno di Kalinic e con il figlio d’arte Chiesa a cercare percussioni ingobbite.

Però, c’era Bernardeschi a crescere di minuto in minuto e qualcosa andava studiato per cercare di limitare il putto di Carrara che pare scolpito nel marmo. Sarà suo il gol del pari, fortunoso, perché la conclusione su calcio piazzato sarà imparabile per Reina per la deviazione di Callejon. Iella allo stato puro. Così come era stata pura ingiustizia la mancata espulsione di Kalinic che sulla sceneggiata in area avrebbe meritato il secondo giallo e via.

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Sarri

Il povero Reina s’era incazzato tanto, perché prima aveva creduto che l’arbitro volesse assegnare il rigore e poi perché il croato l’aveva fatta franca. Risultato: giallo a Reina al quale di questi tempi non ne va bene una.

Di nuovo in vantaggio con il peperino belga su pippata di Tomovic che aveva sbagliato lo stop, il Napoli della bellezza e della leggerezza sarà raggiunto un minuto dopo dal putto di Carrara: gran sinistro per carità ma dalla lunga distanza e comunque Reina qualcosa in più avrebbe potuto fare. Ma non è Buffon e neppure Handanovic e allora nisba. E ancora Bernardeschi confezionerà un lancio da campione per Zarate che aveva preso posizione tra le belle statuine azzurre e al volo, beccate questa e Pepe stavolta non poteva farci nulla.

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In chiusura, ci penserà Salcedo a sgambettare in area Mertens e Manolo il bergamasco triste sorriderà. Finalmente.  Bello e possibile. Cioè Napoli bello esteticamente e per geometrie. E possibile da buggerare quando cala la tensione e pensa che tanto prima o poi il gol arriverà. Sprecata un’occasione d’oro per restare incollati ad una sola lunghezza dalla Roma. A risentirci. Un Natale sereno a tutti.

 

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