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L’infedele

di Enzo Ciaccio

“Non sono attaccata alla poltrona”. Ma, come si è visto, la Fedeli non è fedele alla parola data. Straperde il referendum e diventa ministro. Champagne. Senatrice dal 2013 è iscritta al gruppo misto “delle mogli raccomandate”. E’, infatti,  la consorte di Achille Passoni, eletto nel 2008 a palazzo Madama e dal 2015 capo della segreteria tecnica di Marco Minniti. Eletta e “blindata” in Toscana grazie a Bersani, poi è rimasta folgorata dalle slide  Renzi. Ma chi è questa signora con i capelli più rossi di quelli della Boccassini che con disinvoltura e molta più sfrontatezza del Trota (il figlio di Bossi) vantava una laurea tarocca?

fe Anche lei, come Maria Elena Boschi e Matteo Renzi, aveva annunciato in Tv (27 novembre 2016, “Io non sono attaccata alla poltrona”) che se avesse vinto il No al referendum costituzionale avrebbe lasciato la politica. Anche lei, come i suoi riferimenti politici, è venuta meno alla parola data e anzi ha accettato serafica di assumere l’incarico di ministro per la pubblica istruzione nel nuovo governo Gentiloni.

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Valeria Fedeli, la rossa

Valeria Fedeli, classe 1948, bergamasca di Treviglio e per 34 anni sindacalista Cgil impegnata soprattutto nella difesa del made in Italy della moda (è stata segretaria dei tessili Filtea, poi vicesegretaria Filctem e numero due di Federconsumatori), nel 2013 fu oggetto di una sorta di folgorazione per la politica e – grazie all’ex capo dei Pd Pierluigi Bersani – venne candidata come capolista per il Senato in Toscana. Una candidatura blindata, la sua.

Achille Ppassoni

Achille Passoni

Peraltro resa ancor più “agevole” dal fatto che a offrirle spazio (il suo) e voti (quelli del partito) fu innanzitutto il suo consorte, Achille Passoni, anch’egli sindacalista Cgil, che era stato eletto nel 2008 a palazzo Madama e che nel 2015 verrà nominato capo della segreteria tecnica dell’allora sottosegretario Marco Minniti, oggi neo-ministro dell’Interno.

Bersani e Fedeli

Bersani e Fedeli

Alle accuse di essere stata “raccomandata” dal consorte, Valeria ha sempre reagito ammettendo la “colpa”: “Sì, so che mi chiamano la paracadutata”. E poi: “Farò di tutto per farmi perdonare grazie alle buone iniziative”.

Di perdono in perdono, Valeria “la rossa” (come la chiamavano in Cgil) ha sempre glissato anche sulle critiche relative al fatto che – unica tra i candidati Pd eletti in Toscana – abitava e risiedeva altrove.

In che modo ha “risolto” l’inghippo? Affittando un appartamento in Firenze. E poco importa se lei e il marito – dicono – non abbiano mai davvero abitato nella città di Renzi. In parlamento, Valeria Fedeli ha fatto parte dell’ufficio di presidenza del Senato.

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Fedeli e Boldrini

Ha riscosso il suo momento di notorietà nei giorni dell’elezione di Sergio Mattarella a presidente della repubblica: era la parlamentare con il caschetto rosso sempre seduta al fianco della presidente della Camera Laura Boldrini. Diritti umani, tematiche gender, femminismo gli ambiti dei suoi interessi più specifici. Nei giorni della Leopolda, che sono stati gli stessi di una importante manifestazione nazionale della Cgil a Roma, Valeria la rossa – rifolgorata, ma stavolta dal renzismo – ha preferito la Leopolda disertando il “suo” sindacato.

Altri tempi. Altre idee, specie quelle relative al Jobs act e ai più consolidati diritti dei lavoratori mandati al macero dal riformismo liberal che ha fatto girare la testa a una “dura e pura” come lei.

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Un altro attimo di celebrità, però, il neo ministro per la scuola (“Dopo aver fatto il sindacato – ha detto – non mi fa più paura alcun incarico, anche il più difficile”) se lo è conquistato nell’ottobre 2015, quando ai plateali gesti sessisti dei senatori verdiniani D’Anna e Barani in aula contro i grillini, lei e le altre quattro donne Pd dell’ufficio di presidenza chiesero clemenza per i due “rei” (che furono poi condannati a soli cinque giorni di sospensione) e una punizione anche per i senatori Cinquestelle che – dissero – “hanno in qualche modo provocato i verdiniani”.

Quelli di M5s ricambiano l’antipatia. E più volte hanno definito la Fedeli – insieme con Linda Lanzillotta (moglie dell’ex ministro Franco Bassanini) e Maria Chiara Carrozza, moglie di Umberto Carpi, ex sottosegretario all’industria nel governo D’Alema – una “raccomandata di ferro”.

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Le “magie “della RFedeli

Ora, ecco la figuraccia sulla falsa laurea. Anche in questa circostanza, Valeria la rossa ha dimostrato di saper difendersi con furbizia: “E’ stato un equivoco”. Oppure: “Figuriamoci, non ho mai fatto uso di bugie o favoritismi”.

Perfino Luciana Castellina – che vanta una storia di sinistra inattaccabile – sul Manifesto l’ha difesa affermando di essere scandalizzata dalla violenza dei toni e facendo finta di aver capito che la polemica sia sul fatto che un ministro debba per forza essere laureato e non già sulle bugie che il ministro ha raccontato. Se uno mente – come la Castellina sa benissimo – quantomeno viene messo per un po’ in castigo dietro la lavagna. Altro che continuare a fare il capo della scuola.

(OggiScuola)

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