di Adolfo Mollichelli
Non stupiscono più la grande bellezza del Ciuccio e la noiosa praticità della Zebra. Si rincorrono nello zoo del campionato ammirate ed invidiate dagli altri esemplari che poverini proprio non ce la fanno a tenerne il passo.
Sull’Arno d’argento dove si specchia il firmamento – beh, i fiorentini sono stati sempre egogentrici – la Vecchia Signora aveva fregato la scala a Pioli con il giovin signore sottratto all’amore antico: quel Bernardeschi che a Firenze avevano soprannominato Brunelleschi, sempre esagerati quei bischeri che si dilettano a sfregiare la memoria delle vittime dell’Heysel sulle note di montagne verdi (anche quando non si è in overdose sanremese). Poi, Gonzalo aveva chiuso il conto. Non era semplice rispondere a tono e riprendersi la vetta del campionato antico. Tant’è che si era ricorso al fatalistico ciuccio fa’ tu.
Volteggiavano sul San Paolo i corvi, ancor prima che volassero le aquile di Lotito che chiamano Lotirchio, collega caro ad Aurelio Primo.
E tutto lasciava presagire che la notte sarebbe stata lunga e sapete come si dice: ha da passà ‘a nuttata, come è scritto nel testo eduardiano di Napoli milionaria.
Perché De Vrij s’era messo subito a fare l’olandese volante e gol ch’era apparso a tutti come uno scherzo (brutto) di Carnevale. E poi Milinkovic Savic, il Pogba bianco, che schiumava di suola e agitava braccia che pareva un mulino a vento di donchisciottesca memoria.
Brutta storia. Finché Jorginho che certamente avrà patente di geometra non troverà la misura giusta per l’Apache, cioè Callejòn e via col vento perché Rossella O’Hara avrebbe detto senza dubbio: tra un quarto d’ora è un altro tempo! E così fu, cara Rossella.
E pure ‘na botta ‘e ciorta non guasta mai: sgraziata autorete di Wallace e deviazione (senza neppure accorgersene) di Zielinski su conclusione di Mario Rui. Infine, ecco l’ensemble azzurro di maestro Sarri mandato in piccionaia per proteste eccessive. Cose da pazzi: gioco flipper, sovrapposizioni, un tocco forse due, suola e suoletta fors’anche in omaggio agli Europei di futsal (che spettacolo!) che hanno sancito la prima volta del Portogallo del fuoriclasse Ricardinho, trionfatore sulla Spagna regina a cinque.
E così nacque la trama più bella mai vista: uscita rapida dal traffico, Jorginho per Zielinski, scatto, doppio passo e palla d’acchito (bigliardo, che passione) per la “stecca” Mertens che mette in buca. Goduria. Pure per Sarri, alla centesima guida azzurra, felicemente espulso e finalmente libero di fumare in piccionaia. Dirà: dall’alto mi sono davvero divertito.
Terzo posto per l’Inter che chiamano Beneamata e che non vinceva dall’anno del Dragone e sarà bene per i bauscia sintonizzarsi sul calendario gregoriano. Il filosofo Spalletti dalla bocca amara ha tirato fuori dalla tasca del paletot un Karamoh che sa tanto di caramella e il francesino naturalizzato gli ha regalato un gol fiabesco, sia per la preparazione che per la botta finale.
Ragazzo interessante, più ficcante e sfrontato dell’ultimo Candreva che infatti è un imperfetto (verbo).
Derby tra giovanissimi con il Milan di Gennarino Gattuso che ha deciso che Cutrone merita la partita intera e non spezzoni.
Gliene sarà grato anche Di Biagio, ct a tempo che ha poco tempo per preparare le due amichevoli in programma e per tentare di lasciargli l’Italia del calcio nelle mani anche per il futuro prossimo. Gigi è bravo. Ha il mio endorsement, per quello che può contare.
C’è un altro baby alla ribalta. Ma non è arruolabile. E’ il turco Under che ha ripagato Di Francesco con doppietta e assist per il massacro sannita. Ha lasciato il campo, l’Under che ha contribuito all’over di Roma-Benevento salutando militarmente. Un omaggio ai militari turchi caduti in Siria. Erdogan avrà apprezzato. Nella giornata delle aquile e del ciuccio e della zebra e del biscione, va accolto con piacere anche il canto del gallo (Belotti).