di Ottorino Gurgo -

 La formula che in questi giorni circola con maggiore insistenza nel mondo politico è quella delle “larghe intese”; formula alla quale si dovrebbe far ricorso nel caso in cui, come molti indizi inducono a prevedere, nelle elezioni del prossimo 4 marzo, nessuna delle coalizioni in lizza dovesse ottenere una maggioranza in grado di consentirle di governare da sola.

Berlusconi e Renzi

Naturalmente tutti i partiti fanno mostra di essere contrari a questa formula e ostentano, per chiari scopi propagandistici, grande sicurezza sulle possibilità di ottenere un consenso che consenta loro di superare la soglia del quaranta per cento.

Ma l’ipotesi delle “larghe intese” si fa di giorno in giorno più insistente, anche perché, dietro lo schermo di una proclamata certezza di vittoria, a mano a mano che il giorno del voto si avvicina, aumentano dubbi e paure.

Ottorino Gurgo

Diciamo subito che le “ammucchiate” non ci piacciono. E per almeno due ragioni: la prima è che la dialettica di un corretto gioco democratico prevede l’esistenza di una maggioranza che governi e di una opposizione che sia di stimolo ed eserciti le funzioni di controllo; la seconda è che un governo sorretto da una maggioranza composita e contraddittoria quale sarebbe, appunto, quella delle “larghe intese”, sarebbe condannata alla paralisi, bloccata, nella sua azione, dalle spinte e controspinte che lo condizionerebbero…

Ma, poiché il pericolo maggiore sarebbe costituito dalla mancanza di un governo, ecco affiorare l’ipotesi delle “larghe intese” nei confronti delle quali, sorprendentemente, negli ultimi giorni persino Luigi Di Mario, leader dei cinquestelle che pure, in passato, si erano dichiarati fermamente contrari ad ogni accordo con le altre forze politiche, sembra essere disponibile ad ampie collaborazioni.

C’è, poi, da tener presente che probabilmente, un governo basato sulle “larghe intese” non incontrerebbe l’ostilità dei partner europei che non nascondono, invece, la loro preoccupazione di fronte all’ipotesi di un esecutivo frutto di un’intesa tra la Lega e i cinquestelle, vale a dire tra due partiti schierati nelle file degli euroscettici.

Grosse Koalition,  Angela Merkel e Martin Schulz insieme

Analogo allarme susciterebbe, in Europa, l’eventualità che l’impossibilità di costituire una maggioranza, porti ad una nuova consultazione elettorale, ipotesi che, negli ultimi tempi, sembra godere di qualche credito, ma che, oltre al l’incertezza sul suo esito, comporterebbe un periodo di “vacatio”  destinato a ripercuotersi in modo pesantemente negativo sulla nostra già fragile economia.

Intendiamoci. L’ipotesi di un governo di “larghe intese” della quale, come abbiamo detto, si parla con crescente insistenza in questi giorni, è di realizzazione tutt’altro che semplice. Il fatto che ad essa si pensi di far ricorso come unico antidoto all’ingovernabilità sta comunque a dimostrare in modo inequivocabile quale micidiale errore sia stato compiuto nel varare una legge elettorale che rende pressoché impossibile la formazione di una maggioranza.

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