di Ottorino Gurgo
Quando questo maledetto Coronavirus sarà finalmente alle nostre spalle, tutto cambierà. Non saremo più gli stessi. Avremo un italiano nuovo, diverso dall’attuale. Lo si ripete continuamente. Dalla pandemia uscirà davvero un italiano diverso? Cambierà la nostra scala di valori? saremo portati a valutare in modo diverso l’importanza delle regole e della disciplina, magari diventando più diffidenti nei confronti del nostro prossimo rispetto a quanto siamo stati sino ad ora?
Può darsi, anche se è lecito domandarsi quanto risponda al vero l’immagine che dell’Italia e degli italiani s’è diffusa nel mondo: quella di un paese e di un popolo superficiale, facilone, furbetto è un po’ imbroglione che non a caso ha trovato la sua rappresentazione nella figura di Cagliostro, l’avventuriero che, nel diciottesimo secolo, si rese famoso e non solo in Italia, per le sue truffe e per le sue macchinazioni.
Sentiamo ripetere spesso – e dobbiamo confessare che la cosa ci dà gran fastidio – una frase che nei nostri confronti è decisamente spregiativa. Quando si vuol definire qualcosa come arrangiata o truffaldina, si fa ricorso all’espressione “all’italiana”.Non è un’offesa di poco conto anche perché, oltre ad esprimere un negativo giudizio morale, ha un concreto risvolto economico, generando una sorta di sfiducia nei riguardi di tutto ciò che è italiano.
Certo abbiamo i nostri difetti (chi non ne ha?) ma già nel modo in cui si sono comportati in questa drammatica contingenza ci sembra che gli italiani abbiano inequivocabilmente dimostrato di non essere quelli descritti da molti sciocchi pregiudizi.
Il “postCoronavirus” dovrà, comunque, confermare le virtù delle quali in questo momento hanno dimostrato di essere dotati. E dovranno, nel contempo, dar prova di possedere ancora altre caratteristiche di cui, in passato, abbiamo dato testimonianza.
Sappiamo di essere ripetitivi, ma non possiamo fare a meno di ricordare che in un passato neppure troppo lontano, usciti dalle rovine della guerra, gli italiani sono stati capaci di risollevarsi. E alla grande. Dopo la seconda guerra mondiale, in un clima di totale disfacimento, gli italiani seppero dare avvio ad una formidabile ripresa.
È pur vero, allora, che da questo virus maledetto dovrà nascere un “uomo nuovo”, ma non dovremo cercare di “scoprirlo”, ma di “riscoprirlo”. Purché c’è lo consenta quella che già s’annuncia come la grande nemica della ripresa, vale a dire la burocrazia, autentico cancro del nostro paese sul quale distende e minaccia di continuare a distendere i suoi tentacoli.