Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo, scrittore e giornalista italiano. E’ stato per molti anni notista politico de Il Giornale al fianco di Indro Montanelli. Poi capo della redazione romana de il Mattino, direttore del Roma, editorialista del Giorno e dell’Informazione. E’ stato conduttore della rubrica politica “Il Punto” per il Gr2. Autore di numerosi saggi tra i quali "Vietnam controrapporto", "Perché i Kennedy muoiono", "Sciascia" e "L’illuminista cristiano".

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Grillo e i grullini

 di Ottorino Gurgo 

Al tavolo dei perdenti di quel non edificante spettacolo che sono state –  anche a causa di un balordo sistema di voto –  le elezioni del 4 marzo scorso, siede un convitato di pietra, non riconosciuto dai più, che si nasconde sotto le mentite spoglie del vincitore.

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Questo convitato di pietra si chiama Beppe Grillo. Si dirà: quale assurdo annoverare tra i perdenti l’uomo che ha portato in pochi anni il suo movimento ad essere – risultati alla mano – la prima forza politica del paese. Eppure, anche se può apparire assurdo, siamo convinti che il dopo voto abbia dimostrato in modo inequivocabile che Grillo è uno dei grandi sconfitti delle elezioni.

L’ex comico genovese ha costruito le sue fortune sulla cosiddetta “politica del vaffa”, vale a dire sulla contestazione globale, dura e oseremmo dire brutale, dell’intero mondo politico.

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Ottorino Gurgo

Approfittando del particolare momento che la vita sociale del nostro paese stava attraversando, Grillo è stato uno straordinario agit prop, un agitatore, un propagandista, abilissimo nello scatenare la protesta. Ma un agit prop non è un uomo politico che deve avere altre doti e soprattutto deve avere la capacità di trasformare la protesta in proposta.

Ed è qui che l’ex comico è venuto meno. Il dopo voto ha, infatti, dimostrato che sia lui, sia i suoi seguaci, altro non sono che dei dilettanti allo sbaraglio e in politica – nonostante siano in molti a pensarla diversamente – il dilettantismo, alla lunga non paga.

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“Caro Pd, cara Lega…” Il nuovo che avanza con DI Maio

Da dilettante qual è, Grillo non è, infatti, in grado di pilotare negli impervi sentieri della politica il suo pupillo Di Maio. Ed è proprio questa incapacità a vanificare l’ampia vittoria ottenuta il 4 marzo; una vittoria il cui valore si sta fortemente ridimensionando.

I recenti risultati delle elezioni regionali del Molise prima è del Friuli Venezia Giulia poi, con il forte calo dei voti ottenuti dai Cinquestelle rispetto alle “politiche” di due mesi fa – con tutti i limiti che si possono attribuire a una consultazione locale – non possono non far suonare più di un campanello d’allarme dalle parti dei grillini.

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Sbaglieremo, ma abbiamo l’impressione che, nonostante il successo del 4 marzo, il primo ad avvertire il suono di questo campanello d’allarme è stato proprio Beppe Grillo. L’uomo è tutt’altro che sciocco e, forse, non è un caso che, negli ultimi tempi, sia andato progressivamente defilandosi, dall’attività del Movimento e abbia ripreso la sua carriere di attore.

Il dubbio è che proprio la vittoria elettorale e quel che ne è seguito, lo abbia reso consapevole di essersi imbarcato in un’avventura più grande di lui.

Già nelle prossime settimane potremo renderci conto di quanto questo dubbio sia fondato.

 

 

 

 

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