di Valeria Caprara
Nel film di Robert Zemeckis (con Jhosep Gordon-Levitt, Charlotte Le Bon, Ben Kingsley e Guillaume Baillargeon) quella poetica magica traversata su un cavo d’acciaio del 7 agosto del 1974 fra le Torri Gemelli
Anche senza essere maniaci degli effetti ottici, è chiaro che per un film del genere il 3D non basta e ci vorrebbe l’Imax. Perché il taglio giovanilmente e fisicamente ardimentoso di “The Walk” deve avere tutte le possibilità di avvolgere lo spettatore e di librarlo in uno spazio unico e autonomo, dove la leggerezza e la concentrazione sono al diapason e qualsiasi ipotesi di vertigine (anche concettuale) deve essere messa al bando.
Zemeckis, del resto, nonostante il trascorrere degli anni è rimasto uno di quei ragazzi come Spielberg e Lucas che ebbero il fegato di sfidare Hollywood, costringendola a rinascere nel segno del talento affabilmente iconoclasta destinato a conquistare gli occhi e i cuori delle nuove generazioni: la massima impresa di Philippe Petit, tratta dal libro scritto in prima persona dal mitico funambolo, riesce a diventare, così, proprio quell’atto “d’estasi e bellezza” rievocato da un collega che davvero se n’intende come Herzog. L’impianto biografico che sta a monte di un finale che, in realtà, occupa quasi la metà del film non si distacca, per la verità dalla routine illustrativa e l’infanzia, la vocazione e le prime esperienze del ragazzo parigino stregato dalle acrobazie circensi e addestrato da un rude quanto onnisciente maestro polacco (sapientemente tratteggiato dal veterano Kingsley) scorrono sulla corsia del generico intrattenimento.
Tuttavia la sensibilità degli spettatori meno smaliziati o, semplicemente, più giovani non può fare a meno di cogliere un sottile leitmotiv che aderisce allo spirito di Petit, ne condivide il “folle” anelito e ne accompagna l’inevitabile cammino verso le Torri Gemelle che sembravano, certo non soltanto a lui, il marchio indistruttibile del fascino della megalopoli.
Quando poi il ritmo accelera e la preparazione entra nel vivo dettagliando passo dopo passo come nel mattino del 7 agosto 1974 poté volteggiare per interminabili minuti sul cavo d’acciaio sospeso tra la Nord e la Sud, “The Walk” s’incarna nelle minute fattezze e i vibranti muscoli del mirabile interprete Gordon-Levitt e ci fa condividere in pieno tutta la poetica magia dell’epica traversata. A pensarci bene è la stessa missione del cinema che, invece di sfidare la legge di gravità, sfida quando ne è capace la realtà più estesa e la verosimiglianza più incredibile riproducendole nell’esiguo spazio di uno schermo.