Valerio Caprara

Valerio Caprara

Professore di Storia e critica del cinema all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e dal 1979 critico cinematografico del quotidiano “Il Mattino”. Presidente della Campania Film Commission.

Mimmo Borrelli e Roberto Saviano

Faccia gialla, Napoli ipnotica

 di Valerio Caprara

Per una volta è congruo attribuire la qualifica di evento  a “Faccia gialla”, il docufilm del giovane e agguerrito cineasta Paolo Boriani,  che  tramanda la genesi e la lavorazione dello spettacolo “Sanghenapule – Vita straordinaria di San Gennaro” prodotto e messo in scena dal Piccolo Teatro di Milano affiancando al travolgente deus ex machina Mimmo Borrelli un altro indiscusso protagonista, non solo in campo artistico, del nostro tempo come Roberto Saviano.

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Mimmo Borrelli e Renato Saviano

Prodotto in collaborazione con Rai Cinema e il K-Rock Film Studio e girato a più riprese tra novembre 2015 e marzo 2016, “Faccia gialla” non si limita ad allestire l’”incontro impossibile” tra l’autore/attore di Torregaveta e l’intellettuale diventato il tormentato simbolo di una Napoli non riconciliata retoricamente a buon mercato, ma compone con pazienza e passione un temerario puzzle audiovisivo su una duplice condizione di esiliato: quella di un sabotatore della drammaturgia teatrale tradizionale e quella dello scrittore che scelse in giovane età d’intraprendere una battaglia senza quartiere contro l’estensione mostruosa del potere della camorra.

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Valerio Caprara

E’ davvero straordinario riconoscere nell’ipnotica cadenza voluta da Boriani, che tra i precedenti corti e documentari si era già dedicato in collaborazione con Sky Arte HD a un testo di culto come “’A Sciaveca”, il flusso del linguaggio del cinema che s‘integra e ibrida in quello del teatro accompagnandoli non senza conflittualità emotive in una sorta d’originalissimo estuario.

Il corpo a corpo pressoché fisico tra le due figure non viene, così, semplicemente narrato e divulgato, bensì scandagliato in profondità sulle tracce di un pedinamento in cui l’uno rivela lo strenuo metodo con cui predispone in laboratorio i contrafforti di un impressionante vulcano drammaturgico e l’altro per la prima volta in vita sua si fa filmare in quell’immensa gabbia a cielo aperto che per lui è diventata la Grande Mela: “E’ stato strano e triste muoversi con lui e la sua scorta ed è solo così che ti puoi accorgere dell’ingiustizia, solo così ti accorgi di avere paura. Non per te, ma per tutti i giorni di Saviano”.

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Ma non è un caso che Boriani descriva con parole e metafore non troppo dissimili la parallela e totalizzante esperienza di un mese vissuto da mattina a sera con Borrelli “col quale girare una scena è solo la conseguenza di essere stati insieme in uno spazio e in un tempo. Lui è il corpo di Napoli, il miracolo di Napoli nel mondo”. Abbiamo accennato, con la dovuta prudenza e il dovuto rispetto delle ragioni e del gusto di ciascuno spettatore, alla particolarità dell’occasione; ma forse è più semplice segnalare che all’Hart è programmato un unicum, uno di quei film capaci d’indicare il punto di vista utile per catturare assonanze, convergenze e sensazioni in apparenza inaccessibili.

 

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