di Valerio Caprara
Il film di Pierre Morel (Con Sean Pen, Idris Elba, Javier Bardem e Jasmine Trinca) tratto da un romanzo Manchette denota tali incongruenze drammaturgiche da precipitare nel ridicolo involontario.
“The Gunman”, purtroppo, è uno dei film più stupidi visti di recente e, duole dirlo, buona parte della colpa è di Sean Penn. Il grandioso attore dall’ostica personalità “alternativa” forse si vergognava di concedersi, anche come coproduttore, a una confezione così smaccatamente commerciale e ha finito con l’imporre grossolani addentellati buonistico-impegnati alla costruzione di un personaggio utilizzato, in concreto, dal regista Morel (cattivo allievo della scuderia Besson) come il solito combattente palestrato da action-thriller di seconda scelta.
Tratto da un romanzo dell’evidentemente sopravvalutato Manchette (defunto nel ’95), ritenuto l’autore più politico del polar francese, “The Gunman” racconta dell’agente speciale Terrier che ne ha combinate di cotte e di crude, ma poi anche grazie al connubio con la trepida Annie (la nostrana Trinca in una trasferta da dimenticare) ha cercato per ben otto anni di redimersi facendo il bene dei poveri africani; peccato che il passato da sicario l’obblighi ad accettare un ultimo contratto che lo costringerà a rimettersi in tiro e a dimostrare la propria ritrovata purezza seminando una nutrita scia di cadaveri.
Il sermoncino sulle multinazionali che manovrano sotto copertura per usare i paesi sottosviluppati come fonte d’immensi guadagni penzola a malapena da qualche espressione dolente di Penn o da qualche fintamente fiera battuta del dialogo, ma nel frattempo la pochezza e l’incongruenza drammaturgiche hanno condotto il film a precipitare nel ridicolo involontario.