Enzo La Penna

Enzo La Penna

Giornalista. Lavora all’agenzia Ansa. Ha collaborato con i quotidiani Napolinotte, Paese Sera e La Stampa

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Ebreo per scelta

di Enzo La Penna

Giuseppe Crimaldi è il nuovo vicepresidente dell’associazione delle federazioni Italia-Israele. Il più votato al Congresso ha preferito cedere la presidenza. “Più che una passione è un impegno, un dovere di verità ed un chiara scelta di campo”

 “Tra una donna intabarrata nel burqa e la femminilità che esprime una soldatessa con il fucile a tracolla non ho esitazioni: scelgo la seconda. Tra una nazione che mette sotto processo facendo condannare il proprio presidente colpevole di molestie nei confronti di alcune giovani collaboratrici e il medioevo della dittatura nera degli integralismi non vedo partita. Tra uno Stato che nomina a capo di Stato maggiore un generale dichiaratamente gay e gli omosessuali giustiziati impiccati o peggio ancora giustiziati con il lancio dai tetti preferisco il primo. Se vuole, posso continuare…”.

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Giuseppe Crimaldi

A chi prova a capire come una scelta giovanile maturata quasi per caso possa col tempo scatenare una passione Giuseppe Crimaldi risponde mettendola sul piano del confronto concreto. Parlare di Israele, oggi, rimane per molti ancora un tabù. Figuriamoci se si tratta di difendere la nazione più odiata, accerchiata, minacciata e quasi sempre ingiustamente liquidata da beceri luoghi comuni. Giornalista in servizio alla Cronaca del quotidiano “Il Mattino”, 53 anni, autore di libri, collaboratore della Federazione italiana antiracket e de “Il Napoletano”, Crimaldi è dal 20 novembre il nuovo vice-presidente nazionale della Federazione delle associazioni Italia-Israele: dal congresso di Roma è uscito con un inatteso successo, e col più alto carico di voti di preferenza: “Già mi chiamavano presidente, ma non ci ho pensato due volte e ho ceduto la carica all’avvocato vicentino Maurizio Borra che è più in gamba di me”.

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Delegazione italiana a Tel Aviv

Come nasce l’impegno e la passione per Israele? La prima domanda che molti mi fanno quando si affronta l’argomento nasconde una curiosità quasi morbosa: “Ma tu sei di origini ebraiche?”. No che non lo sono, rispondo: e la cosa provoca sempre una qualche delusione nell’interlocutore. Scherzi a parte, la colpa è di un viaggio fatto nell’estate del lontano 1987. Partii con un amico di Arona per Tel Aviv, avremmo dovuto rimanere due settimane, ci fidanzammo con due ragazze di Ramat Gan e alla fine non tornammo più in Italia. RImanemmo lì per più di due anni. Tutto per caso, dunque .

Sderot-Menorah2_wa-300x208Come andò a finire? Che mio padre mi tagliò i viveri e dovetti rientrare a Napoli a riprendere gli studi .

Poi si è sviluppata la passione… Più che la passione l’impegno, che si è trasformato in un dovere di verità e nella scelta di campo. Quando si parla di Medio Oriente l’equazione comune è una banalità ripetuta alla potenza: Israele è “per definizione” colpevole, tutti gli altri – a cominciare dai palestinesi – sono le vittime e gli oppressi. Dunque Israele è il male assoluto mentre i paesi arabi sono le mammolette.

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Khaled Meshal, Doha

Come i palestinesi… Parliamo dei palestinesi, allora: un popolo oppresso dai suoi stessi governanti, da Arafat con i suoi corrotti e sanguinari sodali dell’Olp a quelli di Hamas, oggi, che reprimono ogni tentativo democratico di progresso civile e sociale. Sa dove vive oggi il leader Khaled Meshal? A Doha, nel Qatar, in un albergo a sei stelle. Comodo, no? Ma questo nessuno lo racconta.

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Ben diversa la situazione della striscia di Gaza lungo la costa del Mediterraneo tra l’Egitto ed Israele…  A Gaza la stragrande maggioranza della popolazione vive in assoluta povertà: il 90 per cento degli abitanti non ha la possibilità economica di pagare alimenti e servizi e il 65 è senza un lavoro. Secondo la Banca Mondiale la Striscia di Gaza è il terzo “Paese” arabo più povero dopo il Sudan e lo Yemen. Mantenere al collasso questa gente è la strategia suicida di Hamas. E Abu Mazen è un fantoccio ridicolo, incapace di rappresentare nemmeno più se stesso. Ma questo nessuno lo dice.

10438984_10203838963507879_5647243818843678439_n-300x225Intanto il Medio Oriente si infiamma. Non bastavano gli elementi di instabilità già presenti, a cominciare da Hzbollah in Libano, dall’invadenza sciita degli iraniani nel Paese dei cedri. Adesso c’è la polveriera Siria, con il califfato nero dell’Isis. Mentre Teheran continua ad arricchire il suo uranio… Una situazione spaventosamente complicata. Di fronte alla quale il pensiero “forte” del pacifismo a senso unico reagisce con il più arrugginito, becero e falso degli slogan: “Israele assassino”. Ha fatto più danni certa cultura marxista, hanno creato più mostri i cattivi maestri sfornati da certa sinistra – penso anche alla disinformazione malevola di tanti giornali e media – che tutte le guerre combattute nel tentativo di cancellare Israele dalla faccia della terra. E oggi l’anti-israelianismo è sotto gli occhi di tutti nella sua vera e più terribile forma di un nuovo antisemitismo dilagante in tutta Europa. Il re è nudo.

Ci indichi tre ragioni per amare Israele.  Chiunque ami la civiltà, il progresso e la libertà non può non sentirsi anche un po’ israeliano. Israele è un faro di democrazia tra le nebbie di un Medio Oriente sempre più inquietantemente medievale e oscurantista. L’ultimo clamoroso falso che i pacifinti stanno veicolando parla di uno Stato che pratica l’apartheid. Solo un imbecille, chi è in malafede o chi non sa di cosa parla può sostenere ciò.

boycott-israel2L’ultima iniziativa antisemita è il boicottaggio.. Si oggi c’è chi chiede di boicottare i prodotti “made in Israel”. Israele è uno stato democratico. La sua minoranza araba è del 20 per cento e gode di tutti i diritti e libertà religiose, politiche ed economiche derivanti dalla cittadinanza, ivi inclusa quella di eleggere deputati di sua scelta al parlamento d’Israele. Gli arabi israeliani e palestinesi sono cittadini a pieno titolo, tant’è che possono accedere ai giudizi della Corte Suprema israeliana. A differenza di ciò nessun ebreo ha il diritto di possedere proprietà in Giordania, nessun cristiano od ebreo ha la possibilità di visitare i luoghi santi dell’Islam nell’Arabia Saudita. Tra l’altro, il 68,3 per cento degli arabi israeliani  preferisce vivere in Israele rispetto a qualunque altro stato al mondo.

Di chi sono allora le responsabilità maggiori rispetto alla costruzione di un quadro che dipinge una realtà tanto deformata? Dei titolari dell’informazione. C’è tanto cattivo giornalismo che si nutre di antisionismo ed antisemitismo. Il guaio è che così facendo si è diffusa una disinformazione assurda, tale che se la gente andasse a ricercare informazioni in merito difficilmente troverebbe qualcosa di corretto, anche perché questa disinformazione è purtroppo arrivata anche in media apparentemente seri.

 

 

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